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Trippando - blog di viaggi di Silvia Ceriegi
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Godiamoci la vacanza…

Settembre 25, 2012

…cercando di non vedere sempre il famoso bicchiere mezzo vuoto e di non concentrarci solo sul negativo delle cose.


Il “Bicchiere Mezzo Pieno” secondo Jimmy Lawlor

La Thailandia è notoriamente un paese dove facilmente si può cascare vittima di “simpatici” raggiri, dal tuk tuk driver che ci porta dove vuole lui e non dove vogliamo noi, al tassista che ci consiglia il ristorante dove pranzare (ovviamente di sua moglie), all’hotel rclamizzato come favoloso resort che poi si rivela una baracca in cima ad un cucuzzolo..

Ecosostenibilità, geosostenibilità, impatto del turismo sulle comunità locali. Concetti che per fortuna si stanno affermando con prepotenza e sono oggi molto diffusi anche se non abbastanza. Nel post precedente di TripA(n)sia sono partito dalla considerazione banale di come ciascuno di noi abbia inevitabilmente un impatto sull’economia quando visita un paese, sottolineando il fatto che non tutti riescono stare al passo con inflazione e aumento del costo della vita (nota peraltro molto dolente in questo periodo per l’Italia anche se le cause vanno ricercate altrove). Spesso, anzi, gran parte della popolazione dei paesi in cui ci rechiamo, soprattutto se si tratta di un paese in via di sviluppo (e la Thailandia lo è innegabilmente come tutto il sudest asiatico), non guadagna quanto lo straniero in visita e si trova nell’impossibilità di godere e usufruire delle stesse cose che invece ha a disposizione il turista o l’expat!

Per fortuna che in alcune situazioni si cerca di colmare come possibile tale disparità applicando prezzi diversi fra indigeni (nessuna accezione negativa, semplicemente dal latino ‘inde genus’, ovvero nato lì) e stranieri. Prendo come spunto per proseguire con le mie riflessioni ad alta voce un brano comparso su un noto sito (lo potete leggere cliccando qui). Ogni cosa può essere vista secondo diverse ottiche e non dico che una sia giusta e l’altra sbagliata. Personalmente cerco sempre di trovare l’aspetto positivo e di non vedere sempre raggiri e fregature ovunque. Sicuramente può risultare antipatico che questo accada (e non succede solo in Thailandia) ma io credo – forse sbagliando – che invece sia per molti versi giusto, questione di punti di vista.

Non è infrequente qui nel sudest asiatico imbattersi appunto in prezzi diversi che mettono la gente del posto e gli stranieri su piani diversi.

2 pesi e 2 misure? Sì.


Cartello all’ingresso del Gran Palazzo di Phom Penh (Cambogia): qui neppure si dice che per i cambogiani è gratis, lo si dà per scontato

La prima volta che andai a Wat Pho e al Grand Palace qui a Bangkok notai addirittura che non si trattava di prezzi diversi per l’ingresso ma che addirittura i tailandesi potevano entrare senza pagare mentre per i turisti l’ingresso è di addirittura 400 baht per il Grand Palace (pari a 10 € ma comprende la possibilità di vedere più monumenti nell’arco, se non erro, di 2 giorni) e 50 baht per Wat Pho (addirittura oltre 1 €!). Ripeto che personalmente credo che sia giusto! I miei addirittura sono ironici visto che, paragonati ai prezzi italiani o di qualsiasi altra destinazione turistica europea, sono comunque bassi (a Pisa per fare la sfacchinata di salire in cima alla Torre si pagano ADDIRITTURA 15 €).

Credete che mi stia sbagliando? Forse, ma personalmente non ci vedo raggiri o malafede. Credo invece che sia un modo per consentire anche al più povero dei tailandesi di poter godere del patrimonio della sua nazione. E fate attenzione perchè questo non succede solo la Thailandia: anche Cambogia, Laos, Indonesia, Malesia, Vietnam in molte situazioni applicano lo stesso principio. Mi raccontava la mia amica Eni che a Ubud – Bali – in diversi negozi hanno cartellini con prezzi differenziati (ovviamente scritti con grafie diverse in modo che chi non è del posto non se ne accorga, proprio come accade qui in Thailandia o in Laos o in Cambogia dove tradizionalmente non si usano i numeri arabi) e che questo consente alla gente del posto di poter arrivare con meno difficoltà alla fine del mese.

Se non ci fossero tali prezzi differenziati attrazioni come Siam Ocean World (interessante acquario all’interno di Siam Paragon) sarebbero inevitabilmente frequentati solo da stranieri e pochi tailandesi. Ho domandato diverse volte ai miei amici tailandesi se sarebbero andati a Wat Poh dovendo pagare un ingresso; candidamente la risposta è stata che non vedevano perchè avrebbero dovuto pagare per qualcosa che in qualche modo gli appartiene: il ragionamento non fa nessuna piega secondo me.

Esplorando Siam Ocean World con gli amici

Quindi venite preparati e non risentitevi se vedete questo tipo di trattamento; godetevi il vostro viaggio. Forse sono un ingenuo e mi sbaglio ma non ci posso fare nulla. Voi cosa ne pensate? Credete davvero che dietro ai prezzi differenziati ci sia un tentativo di fregare i turisti e viaggiatori?

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Categories: amici on the road, TrippA(n)sia Tags: bangkok, cambogia, laos, prezzi differenziati, thailandia, vietnam

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