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Trippando - blog di viaggi di Silvia Ceriegi
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Jökulsárlón: la laguna più affascinante d’Islanda

Aprile 13, 2012

Come tutte le sere, anche oggi, questa strana luce così diversa dalle nostre abitudini, è riuscita a coglierci impreparati.

29 novembre. È il quinto giorno che siamo in Islanda. Il sole sorge verso le undici per qualche ora e prima di aver finito la curva ascendente, comincia quella discendente per qualche altra ora. In un batter d’occhio è buio. Muoversi in Islanda in pieno inverno senza luce é abbastanza problematico, almeno per noi che arriviamo dal “continente”.

Non è stata una mossa geniale quella che ci ha portati col buio a così tanti chilometri da Hofn (relativamente pochi per la verità, ma qui il tempo e i calcoli li detta la natura e non l’uomo!), la prima città dove poter trovare un posto per dormire.  Tutte considerazioni validissime, ma lo spettacolo era così affascinante che, praticamente stregati e del tutto incuranti dell’orologio che inesorabile scandiva l’avvicinarsi della notte, ora siamo qui!

Misurare le distanza sull’unica cartina esistente in Islanda e propinata da ogni Tourist Info ha del comico: non avevamo ancora notato che le aree più abitate sono riprodotte in una scala diversa da quelle meno abitate e la separazione tra le due non è delimitata da nessun rettangolo o divisorio come ci aspetteremmo. Nessuna indicazione della scala sulla mappa. E anche questo ha contribuito al patatrac!

Morale che quelli che sembravano pochi chilometri a separarci dalla Jökulsárlón sono diventati un bel po’ e il clima col suo nevischio continuo non ci ha aiutati a velocizzare la guida, l’unica cosa positiva è quella di aver capito cosa può provare un turista che non ha mai visto la nebbia, quando si ritrova a guidare nella nostra amata Valpadana!

Insomma, anziché arrivare alla laguna alle prime luci dell’alba (quindi prima delle 11) come più o meno previsto ieri sera, siamo arrivati alle 14 passate. Dietro l’ennesima curva un ponte sospeso che lascia un po’ perplessi per la sua modernità in questo ambiente selvaggio e subito dopo, in un punto in cui non te lo aspetti proprio, eccola che si apre!

La laguna è veramente fantastica e indescrivibile. Ecco la webcam. Lasciamo l’auto dove capita, il parcheggio qui, in questa stagione, non é certo un problema e sulla Ring 1 non si incontra anima viva per ore e ore. Ci dirigiamo, camminando, sulla spiaggia nera, verso la riva. E’ tutto deserto in tutte le direzioni. Il primo giorno era abbastanza impressionante questo silenzio e, pur adorando la tranquillità e la pace, dava un senso di inquietudine. Ma ormai abbiamo imparato ad assaporarlo e a gustarne l’essenza.

Non e solo tranquillità, è proprio l’assenza dell’uomo in tutte le sue declinazioni ad essere così dirompente nella sua impalpabilità.

Un piccolo manufatto in legno con una triste lista di gelati all’esterno e qualche foto del giro in barca tra gli iceberg che viene effettuato nei mesi estivi, a bordo del mezzo anfibio, ci illustra come d’estate anche questo posto, per quanto isolato, perda molto del suo fascino per via dei turisti. Fascino che oggi ci è permesso assaporare a nostro esclusivo beneficio.

Non ci sono segnali di vita di alcun tipo. Gli iceberg davanti a noi navigano placidi. Alcuni grandi e imponenti, altri molto piccoli. Ha smesso di nevicare e anche il vento si è placato. Ogni tanto prova persino a far capolino un timidissimo raggio di sole.

É impressionante come questa acqua solidificata riesca a creare forme e colori infiniti e a cogliere ogni minimo raggio di luce per regalare alla vista uno spettro di colori con tutte le declinazioni del blu. Alcuni sono un po’ sporchi e coperti di neve, altri brillanti e luminosi. Impossibile conoscerne la storia e l’età. Sullo sfondo, molto lontano nella sua imponenza, il fronte del ghiacciaio di una colorazione blu intenso, che qui pare infinito.

Ad un certo punto un rumore improvviso rompe il silenzio. Lo scricchiolio ascendente, presagio di un tonfo improvviso, ci rammenta l’evanescenza della vita. Un pezzo di iceberg si è staccato, è precipitato in acqua affondando ed é riemerso per continuare a galleggiare accanto ai suoi simili.

È solo a questo punto che ci rendiamo conto che quello che pareva un ambiente inanimato e inospitale, pullula di vita. Le foche cominciano a nuotare in tutte le direzioni. Emergono dall’acqua, saltano giocano, escono dall’acqua con i loro goffi movimenti, arrivando persino a lambirci. Noi tre qui fermi immobili seduti sulla spiaggia, avvolti nei nostri giacconi, con la bocca aperta e ancora increduli ed estasiati davanti allo spettacolo materializzatosi dal nulla davanti ai nostri occhi.

Alcune foche più piccole giocherellano a distanza di sicurezza da noi, ma è sufficiente un movimento un po’ più rapido, per prendere la macchina fotografica, per farle fuggire goffe fino all’acqua, e nella loro eleganza veloce e maestosa non appena riescono a raggiungere il loro ambiente naturale e prediletto. Neppure il tempo di rendersi conto se è realtà quello che abbiamo visto che già la laguna ha ripreso il suo aspetto calmo, desolato e così attraente nella sua immobilità.

Un altro iceberg, un altro scricchiolio, un altro tonfo e tutto ricomincia. E noi qui, fermi nel freddo sempre più pungente, ad aspettare il prossimo ciclo che si ripete infinito in un susseguirsi immutabile scandito dalla natura, dove i nostri orologi con cui tutto misuriamo, qui sono inutili ed anacronistici monili di un mondo frenetico che non esiste e pare solo un’illusione creata dall’immaginazione!

Impossibile credere di essere rimasti così tante ore fermi, nello stesso posto, a rimirare estasiati il nulla con questo freddo in attesa del tonfo. Ma il buio avanza. Non riusciremo mai a raggiungere Hofn prima che le tenebre impossibili prendano possesso del paesaggio e dell’unica strada. La ring 1, è abbastanza difficoltosa da percorrere di notte, in solitaria, in questa stagione, nonostante le precise informazioni disponibili…e noi abbiamo anche  una bimba piccola al seguito!

Sul cruscotto campeggiano le scritte dei numeri telefonici di emergenza da chiamare in caso di necessità. Quello che all’ufficio di noleggio si son dimenticati di dirci è che il segnale del cellulare è quasi inesistente fuori dai centri abitati. Riprendiamo l’auto in direzione Hofn, dove ci hanno assicurato esserci una sistemazione per la notte aperta tutto l’anno. Chiaramente non abbiamo prenotato nulla! Come al solito. Con queste temperature e senza anima viva intorno, qualsiasi piccolo problema potrebbe rivelarsi enorme. Valeria dorme pacifica sul sedile posteriore ignara del mondo circostante. Appena risalita in auto è crollata, un po’ per la stanchezza, un po’ per via di questa luce bislacca e quasi inesistente che ci sballa il metabolismo. E se lo fa a noi adulti, chissà cosa combina a lei, così piccola.

Anche questa sera, forse più di tanti altri giorni, siamo due genitori assolutamente incoscienti! Nessuna mamma sana di mente si troverebbe qui, ora, con una bimba così piccola, ma le emozioni che oggi Valeria ha vissuto in questo sperduto pezzetto di mondo, nonostante la sua giovanissima età, sono pura educazione sul campo. Le sue scariche di adrenalina, ad ogni  tonfo e successivo avvistamento di foca, le impedivano di stare ferma e non riusciva a trattenere le grida gioia, con l’unico risultato di far  scappare le foche e arrabbiarsi poi con se stessa per la reazione.

Non ci sono discorsi, esempi o paroloni che tengano. Oggi ha assistito dal vivo ad una delle lezioni più efficaci di rispetto della natura che essa, da sola, ci impartisce.

Se l’uomo glielo concede!

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Chi è Liliana Monticone, l’autrice di questo post

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Categories: amici on the road, europa, I Racconti di Liliana, islanda, Uncategorized Tags: deserto, deserto di ghiaccio, foche, hofn, islanda, islanda con bambini, Jökulsárlón, laguna, natura, viaggi estremi con bambini

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