Sotto il cielo di... Cracovia e dintorni (itinerario di tre giorni)

Gennaio 2011. Ennesimo momento di introspezione personale e l'esigenza forte di partire per una meta che in qualche modo mi dia una "scossa". Necessario individuare un luogo fuori dagli schemi, non battuto dal turismo di massa e che sia veramente low cost per programmarci una breve visita primaverile.

Parlando con due potenziali (e poi effettivi) compagni di viaggio, la scelta ricade su Cracovia a metà aprile. Troviamo giornate non troppo fredde per le latitudini a cui siamo (forse talvolta può andare peggio dopo il 10 di agosto), e nei momenti in cui fa capolino il sole si può fare a meno di cappellino, guanti e sciarpa di lana e lasciare il cappotto aperto non è da folli... e se lo dico io!

Fin dal primo momento in cui metto piede a terra scopro che Cracovia è un luogo a misura d'uomo. È il centro culturale, artistico e universitario più importante della Polonia e non è difficile capire perché anche solo passeggiando nel centro: pulita come poche altre cittadine europee, difficilmente troverete carte, mozziconi di sigarette e chewing-gum per terra. D'altronde è Patrimonio Mondiale dell'Unesco dal 1978.

Ancora non erano arrivati gli Europei di calcio a renderla molto più nota nel nostro paese.

Tre giorni si rivelano sufficienti per poter visitare il centro storico e qualche museo, le miniere di sale di Wieliczka e farsi coraggio ed affrontare la prova della visita al campo di concentramento di Auschwitz.

Il primo dato che certamente salta all'occhio è la differenza di vitalità tra la periferia e il centro storico. Avendo scelto un ostello essenziale (Hotel Optima), ma con tutti i servizi base compresa la prima colazione, situato fuori dal centro, ciò ci è sembrato ancor più evidente: i tram più datati attraversano una periferia che ancora pare soffrire la Storia, come è evidente dagli occhi delle persone più anziane...

Ma una volta oltrepassato il fiume Vistola, lo scenario che si apre di fronte è totalmente opposto: il cuore vivo della città con la sua architettura, a volte gotica, altre rinascimentale; con il suo Wawel, il simbolo di Cracovia, residenza reale per molti secoli; coi suoi vicoli e le sue piazze.

Arrivati il sabato sera all'aeroporto e trasportati in ostello con un servizio transfer ordinato dall'Italia su internet (costo 7 Euro a testa), dedichiamo la domenica mattina ad una presa di contatto con il centro storico e visitiamo il Museo dell'Arcidiocesi dedicato a Karol Woytila, situato in Ulica Kanonizca dove visse colui che poi divenne Giovanni Paolo II.

Usciti da lì ci rechiamo verso la Rynek Glowny, l'immensa piazza medioevale. Decidiamo di fare come lucertole al sole e ci sediamo per un po' a lato della piazza ad osservare in silenzio suoni, colori e movimenti. Quando riprendiamo il giro, visitiamo il Fondaco dei Tessuti, ricco di stand, bancarelle pasquali e souvenir locali.

Breve sosta per il pranzo e nel pomeriggio ci rechiamo in autobus alle miniere di sale di Wielizcka. Anche questo servizio l'abbiamo prenotato su Internet dall'Italia e devo dire che abbiamo riscontrato puntualità, efficienza e qualità degna della miglior Europa di serie A. Temevo qualche attacco di claustrofobia... e invece è andata bene! L'immagine più famosa della miniera, la Cappella di Santa Kinga, è realmente mozzafiato: 20.000 tonnellate di sale tra statue, candelabri e pale d'altare. Indubbiamente suggestiva.

Il giorno dopo, il lunedì, è quello più tosto dal punto di vista psicologico: la visita ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. Partiamo dalla stazione dei pullman con un furgoncino da circa 15 posti e una volta arrivati attendiamo l'orario per la visita guidata in italiano. Anche il meteo contribuisce: nuvole basse, tendenti alla pioggia.

Non intendo assolutamente dilungarmi nella descrizione del museo del campo di concentramento perché ritengo che siano cose da vedere e vivere di persona. Non sarei in grado di ritrascrivere gli stati d'animo di quella giornata nero su bianco e difficilmente anche ne parlo con chi mi chiede.

Ah, laggiù non troverete mai scritto Auschwitz, bensì Oswiecim. Auschwitz è la traduzione tedesca. E quindi anche quando si chiedono le informazioni per recarsi presso quel luogo, bisogna avere l'accortezza di usare il nome in lingua polacca.

Il martedì abbiamo il volo del rientro in serata. La giornata è calda, buona per girare ancora un po' il centro di Cracovia con zaino - trolley al seguito. E allora c'è spazio per il Kazimierz, il quartiere ebraico; per il Wawel, con la grotta e l'immancabile foto con il drago che sputa fuoco; la veduta dalla collina; la cattedrale e la Campana di Sigismondo alla quale si giunge dopo aver salito 70 scalini abbastanza ripidi. E chiudiamo nel pomeriggio con il Collegium Maius, l'edificio più antico sopravvissuto alla guerra in Polonia (chi ha avuto modo di vedere il film Karol – un uomo diventato papa ne avrà sicuramente un ricordo) e che ospita gli strumenti del suo studente più illustre: tale Niccolò Copernico.

A Cracovia abbiamo fatto anche un'importante scoperta culinaria: i pierogi, che noi paragoneremmo a dei ravioli ripieni. Provateli sia dolci sia salati e decidete quali preferite...

Ultima nota: attenzione al cambio moneta in Italia. In Polonia per ora hanno gli zloty. Valutate bene quando e dove conviene farlo per non perderci nel cambio.

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