A B C del Carnevale... di Saryna

Appena la Signora Trippando ci ha proposto l’ABC del carnevale non ho esitato un attimo e  subito mi son messa tirar giù idee su idee, questo perché il carnevale da sempre suscita in me sensazioni contrastanti: da un amore infantile e iniziale al totale rifiuto adolescenziale e poi di nuovo l’innamoramento. Pertanto l’ABC che segue è quello di una persona che il carnevale l’ha conosciuto (almeno quello più vicino a me, quello viareggino), amato, detestato e poi amato di nuovo apprezzandone il potere terapeutico in quasi trenta anni di vita fino a sentire oggi la mancanza del carnevale rionale della Darsena viareggina come purtroppo accadrà in questo 2013. Quanto tutto ciò possa avere a che fare con i viaggi, non lo so, se non dirvi… se non conoscete Viareggio sperimentatela in questo periodo, in un fine settimana di corso mascherato, forse la troverete più affascinante che in piena estate.

Sara damina (1)

A come Asilo. Il primo luogo in cui ho conosciuto il carnevale: disegni colorati, feste in maschera e genitori che preparavano scenette comiche in vernacolo che dai 3 ai 5 anni non avresti potuto capire, ma a riguardarle qualche anno dopo… beh, quante risate!

B come Burlamacco. La tipica maschera viareggina, dall’inequivocabile costume rosso e bianco. Il simbolo di Viareggio.

C come Carri, quelli della tradizione viareggina o come  i “cenci”, altrove conosciuti come “chiacchiere”… fatto sta che quelli di nonna sono a dir poco squisiti e tipicamente carnevaleschi.

D come Darsena, il cuore del carnevale rionale viareggino, al quale però in questo 2013 dovremo tutti rinunciare. Infatti per motivi in primo luogo economici il cosiddetto Carneval Darsena non avrà luogo. Ma anche come damina, uno dei miei primi vestiti di Carnevale.

E  come Estate, o meglio principio d’estate. Sarà l’allegria del carnevale, sarà che Viale Mazzini a Viareggio è sul mare, ma quando la Pasqua è alta e i corsi mascherati sfociano nel mese di marzo, se si è fortunati e il sole fa capolino viene proprio un’irrefrenabile voglia di estate.

F come Fuochi d’artificio. La fine del carnevale viareggino era ed è contrassegnata da uno spettacolo pirotecnico “coi fiocchi”. Da piccola era la domenica in cui partivamo tutti e quattro in auto (mamma, papà, mia sorella ed io) nel tardo pomeriggio e ci posizionavamo con l’automobile “aldilà” del molo. Più precisamente sempre in Darsena, di fronte al mare, e ammiravamo un spettacolo che poi ci serviva tutto l’anno per dire più o meno così: “Eh, certo, dopo aver visto i fuochi di Viareggio, quelli di Santa Croce proprio non gli legano neanche le scarpe, fanno bene i viareggini a prenderci in giro...”

G come Giovani dentro. Il carnevale è una di quelle feste da “giovani dentro”. Non importa l’età anagrafica, ma ci si può divertire molto andandoci oltre i cinquanta (i miei genitori, ad esempio, non rinunciavano mai ad un riso di mare o a un fritto misto al Carneval Darsena, fin tanto che è stato possibile), e lo si può odiare a venti o trenta anni…

H come “ho trovato il vestito giusto”. Trovare il vestito giusto per travestirsi a carnevale non è una cosa da sottovalutare… anche perché non si può andare vestiti “da civili” (così dicono di noi lucchesi i viareggini nei loro sfottò), i miei erano spesso cuciti a mano da mia zia o da mia nonna, prima di approdare a quelli “di pelo” acquistati nei negozi vari, anche se, ad esser sincera, mi ricordo che per il primo “vestito di pelo” ho comprato il pezzo in un negozio di scampoli e me lo son fatto fare su misura da una sarta.

I come Infanzia. Il carnevale mi riporta lì non solo nei ricordi, ma anche in uno degli abiti che indosso negli ultimi anni per le feste di carnevale. Un travestimento da infante con grembiulino rosa, ciuccio fuori misura, codine e lentiggini per una parodia della bambina birbante e dispettosa dell’asilo.

L come Leccornie. In una famiglia tradizionalista come la mia, a me e mia sorella erano concesse grandi scorpacciate nel periodo carnevalesco, a continuazione di quello natalizio, perché poi per i 40 giorni della Quaresima ci voleva il fioretto… e generalmente riguardava sempre la rinuncia a qualche dolcetto certamente superfluo.

M come Martedì grasso. Ufficialmente ultimo giorno di Carnevale. Da “bimbette” potevamo andare ai rioni, ma a mezzanotte a casa che scoccava il Mercoledì delle Ceneri. A Viareggio se ne son sempre infischiati e non a caso il carnevale continua almeno fino alla prima o seconda domenica di Quaresima. Altro che calendario ambrosiano…

N come Non: “non mi piace”, “non lo sopporto”, “Non lo reggo”. Sì, lo ammetto, ho passato anche questa fase in cui del carnevale ne avrei fatto volentieri anche a meno. Anzi, diamo proprio che lo detestavo: schiume, coriandoli e stelle filanti che ti restano addosso finché non entri sotto la doccia… per un’adolescente un po’ troppo sulle sue – diciamocelo – non era proprio il top!

O come Oratorio. Lì per anni la festa di carnevale è sempre stata d’obbligo. E organizzarla sempre un gran divertimento.

P come Pierrot: maschera triste lo so, eppure l’ho adorata quando me l’hanno comprata. Ma anche come Pentolaccia, gioco tipico che appartiene ai ricordi delle feste dell’asilo, ma anche a quelle un poco più recenti dell’oratorio.

Q come “Quanto mi sono divertita stasera!”. Quando mia sorella ha sentito dirmi questa frase, ha capito che era riuscita nei suo intento… e nelle lettere che seguono capirete meglio perché.

R come Rioni. Oltre alla Darsena ci sono il rione del quartiere Marco Polo e il rione della Croce Verde. Sono quei luoghi in cui ho imparato a divertirmi di nuovo e ad amare il carnevale dopo un periodo di forte apatia. Grazie a chi ve lo spiego nella prossima lettera.

S come Sorella. Amante costante del carnevale come nessun altro in questa casa, mia sorella è riuscita a farmi innamorare nuovamente del carnevale intorno al 2004/2005 trascinandomi con i suoi modi un po’ rustici, ma sempre efficaci ai rioni viareggini, “in mezzo alla bolgia”, come si direbbe da queste parti. Balli per strada, tanta allegria contagiosa, a niente serve vederlo con occhi malevoli o sospetti… tutto sta alla testa…

T come terapia. Sì, per me il carnevale è stato una terapia anche se non l’avrei mai detto.

U come Ultimamente. Perché è ultimamente che – forse proprio grazie a Trippando – mi è venuta voglia di un giro per i carnevali del mondo. Proprio ultimamente. Prima no, mi accontentavo del “nostro”.

V come Viaggio con la fantasia. La sfilata di maschere e di carri nient’altro è che un grande viaggio, non fisico, ma figurato ovviamente, un viaggio nella nostra società, nella nostra cultura, nel passato e talvolta nel futuro.

Z come Zucchero filato. Altro dolciume concesso esclusivamente a Carnevale.

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