Bloggerhouse incontra Ferruccio Castronuovo, regista con la Puglia nel cuore

La serie di racconti della nostra bloggerhouse sta per giungere al termine... non prima però di avervi raccontato del mio incontro con Ferruccio Castronuovo, regista pugliese doc. E poi mancherà soltanto l'ultima puntata che affideremo ad Eugenia. Non perdetevela perché sarà una chiusura "coi fiocchi", degna di Trippando.

Ferruccio Castronuovo nasce a Bari, il padre è di Altamura, la madre è di Vico del Gargano. Lo incontro di primo mattino nel cuore di Vico, alla pasticceria Pizzicato. Tra l'altro è lui il regista del documentario che è in onda su video ripetutamente dentro la pasticceria, sulla storia del Pizzicato e della famiglia che lo ha fondato, i Romondia.

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Mi porta alla scoperta del cinema sul Gargano, di come negli anni si siano girati film in questa area di Italia, perché e cosa è rimasto oggi di questo percorso, di cosa ci sarebbe bisogno...

Una lunga chiacchierata, la nostra, di certo non noiosa, in cui tra l'altro mi parla di sé e dei suoi lavori soltanto con un accenno finale: mi lascia un dvd e un dépliant dal titolo Una Bugatti a Vico del Gargano. Si tratta di un documentario personale che prende spunto da una foto del 1934 in cui i suoi genitori sono fotografati seduti su una vecchia Bugatti. Da lì parte un filo di ricordi che lega numerose situazioni famigliari di Vico e del Gargano con due emozionanti momenti: ferragosto 1959, un treno affollato di contadini e paesani che si dirige verso la spiaggia di San Menaio; e una faticosa giornata di pescatori di un trabucco di Peschici.

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Poche semplici parole, ma riconosco subito il gran signore, l'artista che per anni ha collaborato a Roma a fianco di Fellini, di Sergio Leone, di Nanny Loi e che conosce bene pregi e difetti della sua terra. Devo dire che non è vero che gli artisti vivono in un mondo tutto loro, o meglio: potrà anche esser così, ma la loro sensibilità permette loro di avere una visione più obiettiva sui luoghi comuni e sul comune pensare. Sanno elevarsi.

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Ferruccio definisce il Gargano un territorio dalla forte svalutazione ed individualità, con una totale incapacità popolare di aggregarsi. Questi i lati negativi del vivere su un'area che è come un'isola. Al tempo stesso l'isolamento geografico ha consentito al Gargano di mantenere ben salde le proprie radici e tradizioni.

Conosce bene Vico e il Gargano, Ferruccio, i movimenti del turismo religioso che l'hanno reso famoso e dai quali ora si sta cercando disperatamente di staccarsi almeno in questa area dello Sperone. Non lo sapevo che tutte le chiese dedicate in Europa a San Michele fossero state fatte con almeno una pietra presa da Monte S. Angelo.

Ferruccio mi racconta come questi paesi arroccati sulla roccia siano stati dapprima di vasto interesse per chi si occupa di arti figurative (e l'incontro del pomeriggio con Esilde e Matteo, di cui vi ho già scritto, me lo ha confermato) e poi per il cinema.

Il primo film sul Gargano si gira nel 1945 a Monte Sant'Angelo e poi nel 1959 il primo film di Jules Dassin, La lois, con Marcello Mastroianni e Gina Lollobrigida, in cui la vicina Carpino diventa nella narrazione cinematografica un paesino della Corsica.

Negli anni Sessanta si comincia a scoprire Peschici e Vieste e a considerarli luoghi cinematograficamente attrattivi anche per scopi commerciali.

Ma cosa resta oggi di questo percorso? Ben poco mi dice. Principalmente sono iniziative legate alla musica popolare, come il Festival Folk di Carpino. Ma ammette che di altro c'è ben poco. Mi confessa che una volta tornato da Roma era stato contattato dal preside di un liceo per un percorso di cinema sperimentale, ma poi il tutto non si è concretizzato è rimasto soltanto nelle intenzioni. Con amarezza ammette che il suo sogno una volta tornato da Roma sarebbe stato quello di creare un Laboratorio Cinematografico, ma non ha mai avuto il necessario sostegno istituzionale.

E pensare che a Ferruccio Castronuovo le poste francesi hanno dedicato pure un francobollo, in seguito al film che gli ha dedicato Thierry Gentet: “La vita. Un lungo viaggio in treno”.

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La sensazione che mi lascia questa chiacchierata è che di questi luoghi interessi più alle vecchie generazioni che alle nuove, di cui solo pochi giovani, per iniziativa singola e personale tentano di far qualcosa... ma questo qualcosa non basta. Mai.

 

 

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