Come aprire un Podcast: tutto quello che c'è da sapere. Intervista a Roberta Schiavulli

Buongiorno viaggiatori! L'estate è agli sgoccioli e qui l'attività è ripresa a pieno ritmo. Io sono in fermento per il Blogging Camp, ma mentre un occhio è fermo a sabato prossimo, l'altro corre già veloce verso l'autunno e il 2019. Ho un libro che vorrei -finalmente- riuscire a finire di scrivere entro l'anno e tante, tantissime idee per rendere questo blog il punto di riferimento per chi vuole prendere il suo blog e farne qualcosa di più. Come ha fatto la Roberta Schiavulli di TuristiPerSbaglio coi podcast.

Faccio un rewind di un anno, quando mi arrivò una timida email di Roberta: mi raccontava di voler avviare un podcast sul travel blogging, digital marketing e editoria indipendente. Mi chiese di fare da apripista. Figuriamoci se me lo sono fatto dire due volte: io adoro le novità e, così, mi sono ritrovata a fare da madrina ad un podcast che poi ha visto intervistati illustri. 18 episodi registrati, da un anno a questa parte. 18 protagonisti che si sono sottoposti alle accurate domande di Roberta, che fa passi indietro e scava a fondo finché non ti ha fatto dire cosa ha in mente. Io l'adoro l'enorme cultura e la dizione perfetta. Seguo i suoi podcast con grande interesse e li consiglio di cuore a chiunque si approcci al mondo del blogging e dintorni.

E così torniamo all'inizio dell'estate, quando ho chiesto alla Roberta un'intervista sul podcast, una pillola, questa. È stato spettacolare ribaltare i ruoli da intervistata a intervistatrice e, ancor più spettacolare, è stata la controproposta di Roberta: aggiungere a questa pillola scritta un'intervista live, un podcast: io che intervisto lei. Episodio 19. Andrà online il 1° ottobre e lo troverete qui. Ci troverete molto più di quanto potete leggere oggi. Conoscerete Roberta, che, vi assicuro, val ben la pena conoscere. Insomma, adesso c'è l'aperitivo... il 1° ottobre ci sarà il pranzo. Pronti a conoscere Roberta e a saperne di più sui (suoi) podcast?

Ci racconti qualcosa su di te?

Roberta, storyteller per compulsione, viaggiatrice per errore. Sono stregata da profumi ed essenze, trovo la pace solo nei boschi e con i bastoncini da Nordic Walking. Adoro disfare più che fare le valigie, soggiornare piuttosto che svolazzare da un luogo ad un altro. Con Giovanni e Frodo viaggiamo slow per l’Europa, con lo Scambio Casa. Alla perenne ricerca dell’insolito, del poco conosciuto, nel 2014 ho creato un blog Turisti per Sbaglio dove racconto i luoghi che ci hanno rubato il cuore. Nato come diario personale, per amici e conoscenti, ha visto affacciarsi man mano nuovi lettori.

La curiosità di esplorare il mondo digitale, le possibilità di avere fonti di guadagno differenziante e soprattutto di essere “location indipendent” hanno cominciato ad incuriosirmi. Ho provato a fare qualche intervista per iscritto, ma il mezzo non mi dava grandi soddisfazioni. Adoro la parola scritta, ma per le interviste mi pareva che il tutto restasse un po’ piatto, ho interrotto la cosa. Poi… ho scoperto i Podcast, ed ho ripreso la vecchia idea, così è nato il Podcast di Turisti per Sbaglio.

Come è nato il tuo blog?

Il blog è nato dopo 6 settimane on-the-road in Gran Bretagna con Giovanni (il mio compagno) e Frodo, un golden retriever col gene del viaggiatore. Fu un viaggio meraviglioso e volevo condividere al meglio le nostre avventure appena trascorse. I soliti album di foto su Facebook, che avevo usato fino ad allora, non mi sembravano sufficienti: c’era troppo da raccontare. Senza pensarci troppo buttai giù il primo, il secondo ed il terzo articolo, come in un diario. Cosa che dicono non si fa, se vuoi diventare un “vero travel blogger”. Ma di Travel Blogging, come di Blogging, a quel punto non sapevo niente.  Scrivere invece mi divertiva, come l’essere in contatto con altri viaggiatori.

Come ti è venuta l'idea di aprire un podcast?

Ascolto parecchi podcast in inglese, sulla scrittura, sul blogging, anche di viaggio. L’ascolto è un modo straordinario per riempire momenti vuoti come quello degli spostamenti per andare al lavoro, durante le file per servizi vari, i lunghi viaggi. Sono una grande fan di podcast ed audiolibri.  Poi ho cominciato a cercare una qualche risorsa simile in Italiano ma non ne ho trovate, ed in uno dei miei rari momenti coraggiosi, ho deciso che, al rientro da uno scambio casa a Marsiglia, mi sarei buttata in questa avventura. Ho annunciato la cosa prima di partire… dopo di che sono stata “obbligata” a continuare l’avventura.

Segui ancora i podcast che seguivi prima di avviare il tuo? Ne segui altri nuovi?

Seguo tutti quelli che seguivo prima. Avviene anche con i blog, se seguo qualcuno è raro che molli l’osso! Certo, ci sono dei periodi di latenza ma i grandi amori non si scordano mai. Si aggiungono però nuovi interessi. Preferisco i podcast in inglese perché così mantengo attivo il mio inglese che non ho occasione di esercitare se non in viaggio. Dunque seguo Darren Rowse di Problogger, Pat Flynn di Smart Passive Income. Ho un grande interesse per il fenomeno dell’editoria indipendente e seguo Mark Dawson di Self-Publishing Formula, Joanna Penn di The Creative Penn, e Paul Teague di Self-Publishing Journey, e ancora The Alliance of Independent Authors. Per il futuro Amateur Traveler potrebbe fornirmi qualche spunto su come organizzare la prossima serie del Podcast. Zero to Travel è invece una serie di interviste a grandi viaggiatori e nomadi digitali.

In Italiano  ascolto Sognatori Svegli di Angelo Ricci con interviste a spiriti liberi che hanno creato insolite strategie di vita, e Periscritto.com di Barbara Tomasin che ha oramai più di 100 interviste ad autori, tutte curate in grande profondità.

A livello tecnico, come si fa a creare un podcast?

Faccio la piccola premessa che a livello tecnico sono il contrario di un fenomeno. Dunque su Youtube potrete trovare consigli di gente ben più ferrata di me. Io posso solo raccontarvi come faccio ma il consiglio è di prendere quanto segue con le pinze, vedere se c’è di meglio in giro e poi… farmelo sapere!. Tutte le interviste avvengono via Skype perché ho trovato un software straordinario (costo $ 39,00) per registrare in doppia traccia (cioè un file audio di chi intervista e uno dell’intervistato) questo serve a rendere migliore il lavoro di editing che si fa poi. Il software si chiama ECamm.

Su YouTube ho trovato il video di un ragazzo in gamba (US) che spiega come registrare da Skype su Garage Band senza acquistare software. Per me diventava troppo articolato e ho preferito acquistare questo softaware ECamm che mi ha reso la vita più semplice.

Ho acquistato un buon microfono, perché la qualità dell’audio è fondamentale per un buon podcast. Da ascoltatrice, se la qualità audio non è ottimale, chiudo subito, anche se stai intervistando Jonny Depp. E chiedo a chiunque intervisti di indossare le cuffiette/microfono del cellulare per evitare ritorni in audio.

Per l’editing uso Garage Band, ma questo autunno vorrei imparare ad usare Audacity che è un software più specifico per chi fa podcast. Agli inizi ho cercato di evitare di dover imparare troppe cose, io non avevo esperienza nemmeno ad editare un video. Dunque c’è stata una curva di apprendimento piuttosto ripida agli inizi, ed ho deciso di usare Garage Band per la semplice ragione che lo conoscevo un pochino ed era già installato sul Mac 😉

Credo che molti di quelli che ci seguono sono ben più “smanettoni” di me, dunque cominciate direttamente con Audacity

Per far riconoscere il file del podcast alle varie directories serve provvedere al “tagging”. Non vorrei dire sciocchezze ma si tratta di abbinare al file audio dei metadati “nome autore, nome podcast, numero della puntata”. Editando su Garage Band, svolgo poi l’operazione del “tagging” su ITunes. Ma credo che Audacity faccia entrambe le cose semplificandovi la vita (di più vi dirò a novembre!).

Consigliano di non ospitare i file audio sul proprio blog ma su un servizio cloud. Io ho trovato conveniente (il primo anno è gratuito) Amazon AWS. Ma ciascuno scelga il provider più interessante. L’importante è che sia affidabile e conveniente.

Infine occorre sottoporre (ma lo si fa una volta sola) il proprio podcast alle varie directories come Itunes ed Android. Anche qui mi sono affidata ai video che ti spiegano tutto. Insomma, come vi dicevo, c’è una certa “Learning Curve” ma dopo le prime puntate si viaggia spediti. Io ho creato una puntata 000 per fare le prove generali e per essere certa che tutto filasse per il verso giusto nella puntata 001 che ha avuto per ospite e madrina …. Silvia Ceriegi!

Come scegli i tuoi ospiti?

Questa è una bella domanda. Uno dei consigli di Pat Flynn è: prima di cominciare un podcast buttare giù l’elenco di 30 ospiti/argomenti per 30 puntate… Se non ci riesci vuol dire che forse quell’argomento che hai scelto per il podcast non ti interessa più di tanto o forse è troppo di nicchia.  30 inoltre è il numero di puntate che fa la differenza tra podcast abbandonati e quelli che continuano nel tempo…

Io, sono all’episodio 18, dunque ho ancora un bel po’ di strada da fare.

Comunque l’elenco ideale degli ospiti l’ho buttato giù in qualche nanosecondo. C’è tanta gente che mi interessa moltissimo lì fuori e con cui vorrei parlare. Cerco di mixare argomenti: se ho ospiti due travelblogger in fila cerco di portarli su argomenti diversi. Quando posso cerco di alternare un travelblogger, uno scrittore, un blogger in campo diverso, un social media expert... Seguo i miei interessi, che credo siano quelli di chi si occupa di Travel Blogging, ma mi piace spaziare e guardare ad altri stili di vita, imparare cose sulla scrittura, oltre che sul puro Travel Blogging inteso “Come monetizzare un blog” che pure è un aspetto che mi interessa, eh!

Quanto tempo impieghi a studiare il tuo ospite e preparare le domande?

In genere intervisto gente che già seguo, di cui ho già letto i libri. Cioè non leggo il libro di qualcuno perché lo intervisterò, ma al contrario succede che mi sono appassionata alla lettura del libro/blog di qualcuno e dunque voglio intervistarlo.  Questo detto, mi piace dare un buon ritmo alle interviste e dunque preparo a priori una scaletta molto dettagliata. Può sembrare una perdita di tempo ma questo mi aiuta quando passano settimane dalla proposizione del canovaccio delle domande all’intervistato alla vera e propria intervista.

Parto da una mappa mentale dei “grandi argomenti” che vorrei trattare e poi in un file di testo cerco di mettere ordine e creare una scaletta. A seconda di chi intervisto tra tempi di ricerca, rilettura del libro e creazione delle domande vanno via dalle 2 alle 4 ore. Fornisco sempre a chi intervisto la scaletta delle domande con un buon anticipo. Chi sta dall’altra parte non è necessariamente “un animale da palcoscenico”, deve potermi indicare che ci sono cose di cui preferirebbe non parlare o al contrario che non gli ho fatto una domanda che gli sto molto a cuore. Chiedo però loro di non preparare troppo l’intervista. Perché da una parte tutto deve essere ben organizzato, dall’altra si deve mantenere una certa spontaneità e ci sono domande nuove che nascono parlando e non erano incluse nel canovaccio.

Quali strumenti usi per effettuare le registrazioni?

Come ti dicevo di sopra Skype, un buon microfono, auricolari (del cellulare), ECamm come software.

Quanto tempo impieghi per il montaggio? Quali strumenti usi?

Il mio consiglio è di imparare ad usare Audacity direttamente.

I primi episodi cercavo la perfezione e più che montaggio facevo un editing delle varie pause lunghe, sovrapposizioni di voci. Oggi sono più rilassata e salvo ci siano problemi importanti (linea molto disturbata, un’interruzione) non tocco quasi più il file. Dunque impiego molto tempo per “scrivere il canovaccio delle domande” ma questo poi mi ripaga con poco o niente editing che può portare via molto tempo davvero e non è una attività che mi piace.

Un anno di podcast: come si sono evoluti i tuoi podcast e tu con loro?

Sono una timida ed introversa, ancora non so bene come mi sia capitombolata nell’avventura. Ma è stata una decisione felice. Nel tempo si sono attenuati i sintomi da fifa blue prima dell’intervista. Anche se attenuati non significa scomparsi. Ma è un’attività che adoro e con molti degli intervistati si sono creati bei legami perché… una buona intervista ti avvicina alle persone.

Sono previste delle evoluzioni dei tuoi podacast?

Forse sì… Ti scrivo queste righe prima del break estivo. Sto accarezzando l’idea di avere qualche episodio del podcast focalizzato su una destinazione, una regione, una nazione, uno stato. Insomma parlare di viaggi e non solo di “come fare a viaggiare di più”…

A fine estate potrei cambiare nuovamente idea: sono un’anima inquieta.

Podcast e monetizzazione: ti stanno portando dei guadagni? Di che tipo?

Sono terribile sul fronte della monetizzazione. Ho avuto un paio di proposte di sponsor. Ma dietro un podcast c’è tanto lavoro, parlo con professionisti. Insomma o tutto è allineato e congruo, o la proposta è economicamente invitante o preferisco continuare da indipendente.

Negli USA molti podcaster usano Patreon, gli ascoltatori che vogliono possono sottoscrivere e versare un piccolo contributo mensile (anche solo 2$ al mese). Adoro questa possibilità. Forse in futuro, adesso mi pare prematuro, diciamo dopo la puntata numero 30. O forse cercherò solo qualche sponsor consono. Ogni suggerimento da M.me Trippando è benvenuto.

Podcast e visibilità: da quando sei diventata "la signora dei podcast" del mondo del travel blogging italiano, sono aumentate anche le visite al tuo blog?

Troppo cara... Dunque mettiamo le cose in contesto. Turisti per Sbaglio è stato un magnifico diario dei nostri viaggi che ci ha messo in contatto con persone splendide. Ha dormito per gran parte del 2017 per impegni di lavoro. Da fine 2017 ho ricominciato ad esserci in maniera più costante. Da dicembre 2017 (uscita del 1° podcast) stiamo più che raddoppiando, mese per mese, il numero di visite e visitatori.  Anche se i nostri sono ancora numeri piccoli, non mi aspettavo un “boom!” del genere.

Un mio consiglio? Se vi piace l’idea di parlare con persone che vi piacciono, se vi piace la radio, il podcast è un mezzo magnifico. C’è spazio per altri podcaster? Assolutamente sì, in Italia anzi abbiamo bisogno di più podcaster per sviluppare una audience più grande. Al momento i podcast più famosi sono quelli delle radio, gente già conosciuta. Sono invece gli indipendenti che possono creare “formule nuove” seguendo le proprie passioni ed interessi.

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