Da Napoli a Ferrara passando per Brighton: intervista a Valentina Cappio

Valentina Cappio è una donna curiosa. Una mamma, una moglie, una lavoratrice. Ha un bellissimo blog, The Family Company, in cui racconta viaggi reali e fantasiosi fatti e da fare con i suoi bimbi. Nell'attesa di conoscerla (prestissimo), l'ho intervistata.

Quando hai iniziato a viaggiare e come ti sei appassionata ai viaggi?

Non so esattamente quando e come sono diventata una travel-addicted. Avevo un paio d’anni, quando mio padre è dovuto correre a recuperarmi in fondo alla strada perché avevo deciso di scoprire il mondo. Avevo messo in una sportina una mela, una bottiglina d’acqua e un po’ di monete. Forse sapevo già allora che non avrei mai potuto fare a meno di viaggiare. Come dice Hofmannsthal: «L’uomo scopre nel mondo solo quello che ha già dentro di sé; ma ha bisogno del mondo per scoprire quello che ha dentro di sé». Perché si viaggia sempre in un contesto e questo fatto ci sollecita, ci spinge a porci domande e ci impone di farne altre. Esercizio prezioso in un tempo in cui tutti danno risposte senza più farsi domande.

Hai trascorso un periodo della tua vita all'estero. Come ha influenzato il tuo modo di vivere e di viaggiare?

Ho vissuto a Brighton per cinque anni ed è li che mi sono laureata. Ed è li che in qualche modo sono rinata. L’Inghilterra ha rappresentato il viaggio più importante della mia vita, perché mi ha costretto a parlare nuovi linguaggi, respirare atmosfere diverse e non sempre facili, incontrare persone nuove - che mi hanno aiutato ad incanalare la mia inquietudine, trasformandola in sana curiosità verso il mondo. In Inghilterra ho imparato a percorrere strade nuove, ad avere maggiore fiducia negli altri e in me stessa. Li ho capito che viaggiare è una modalità di pensiero. Un pensiero pratico perché presuppone il confronto. E solo con il confronto, si evolve.

L’Egitto, Il Cairo in particolare. La sua storia millenaria mi ha letteralmente preso il cuore. I suoi colori, il suo caos allegro, la disponibilità delle persone, la loro curiosità verso l’Occidente. I contrasti, i profumi speziati. E cavalcare nel buio della notte attraversando il deserto, le Piramidi di fianco e il silenzio a farti compagnia. Mi sono sentita in pace con il mondo intero.

Valentina Cappio: cosa significa per te viaggiare?

Come dicevo prima, viaggiare significa confrontarsi. Lasciare la propria “comfort zone” per immergersi in contesti sconosciuti, nuovi, diversi. E’ questo il vero arricchimento di un viaggio. Apprendere, rispettare, amare il diverso da se. Mi piace “preparare” un viaggio. E con preparare non intendo solo programmare l’itinerario e fare la lista delle cose da vedere. Mi piace leggere quanto più possibile sulle abitudini e lo stile di vita del Paese che sto per visitare. E, una volta là, cerco di evitare come la peste i miei connazionali (questo è un vizio che avevo anche quando ho vissuto in Inghilterra, appena vedevo uno zaino Invicta da lontano, scappavo nella direzione opposta!). Preferisco soggiornare in appartamenti privati o B&B, andare in ristoranti non turistici, mangiare la cucina locale, incontrare le persone del luogo. Solo cosi “vivi” davvero l’atmosfera del luogo che stai visitando. E’ un percorso nella vita degli altri che in qualche modo ti aiuta ad acquisire maggiore consapevolezza anche della tua storia, delle tue origini e della tua vita.

The Family Company: da dove viene e dove va?

Inizialmente The Family Company non è nato come un blog di viaggi. Forse non lo è nemmeno ora. E’ nato come un modo per restituire alla rete quello che la rete mi aveva dato (e che mi da continuamente): informazioni, idee, suggerimenti su quello che è il viaggio più importante di tutti: avere dei figli. Ma per scrivere un blog, ci vuole costanza. E la costanza resta, solo se scrivi di cose che ti appassionano veramente. E quello che più mi appassiona è viaggiare. Che sia l’Africa oppure il parchetto dietro casa, l’importante per me è trovare modi per passare del tempo di qualità con i miei figli. Come dico sempre: “Non basta stare insieme. Bisogna fare insieme”. Vedo intorno a me tante mamme e tanti papà che, con la nascita di un figlio, smettono di fare tutto quello che facevano prima. Hanno timore ad andare a mangiare in un ristorante, o a fare un viaggio in aereo o anche a percorrere più di 100km in auto perché “i bimbi poi urlano”.  Quante belle cose precludono a se stessi e ai propri figli! Ecco il senso di The Family Company. Fare sapere a chi mi vorrà leggere che stare insieme ai propri figli può essere un’esperienza straordinaria per tutti e in tutti i sensi. Certo, non è una strada facile da percorrere. Ci vuole costanza, allenamento e, perché no, qualche dritta su come gestire al meglio questo tipo di avventure.

Valentina Cappio: com'era viaggiare senza figli?

Viaggiare senza figli era molto più improvvisato, meno programmato, con ritmi più veloci. Non mi ponevo tanti problemi sulla meta o sul tipo di alloggio o su dove andare a mangiare la sera. Viaggiare con dei bambini significa certamente pianificare le cose un po’ di più (ma non troppo). Significa inserire nell’itinerario delle mete che possano piacere anche a loro (ma non esclusivamente a loro), significa adottare un ritmo più lento e non voler necessariamente vedere tutto e subito. Ma soprattutto, significa considerare i bambini né come elemento di disturbo né come appendice al viaggio. Loro sono viaggiatori a tutti gli effetti e come tali devono essere trattati. Se  si riesce a fare ciò, allora il viaggio diventa un’esperienza ancora più straordinaria, se possibile. Perché i bambini ti aiutano a vedere il mondo con occhi diversi. La loro curiosità innocente e la loro sensibilità ti costringe in qualche ad entrare nella vita e nella cultura di persone e di luoghi mai visti prima con lo spirito del vero viaggiatore: senza filtri, curioso e genuinamente aperto verso il diverso.

Il periodo vacanziero per eccellenza si avvicina: che programmi ha la tua “Family Company” per l'estate 2012?

Siamo ancora indecisi. Sicuramente non è estate senza mare: i miei figli adorano andare in spiaggia. Non abbiamo ancora deciso se in Italia o all’estero, però. Se restiamo in Italia, ci piacerebbe andare in Toscana, Costa degli Etruschi o Isola d’Elba. Se decidiamo di oltrepassare i confini, opteremo probabilmente per il Portogallo. Un’altra meta che ci frulla in testa da un bel po’ è poi la Svezia. Vogliamo andare a trovare Pippi Calzelunghe! Chissà…

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