Donne che non devono chiedere mai (nella propria lingua)

Cosa vuol dire, nella dinamica quotidiana, vivere all’estero, rispetto al vivere nel proprio paese? Sul piattino dei pro ci si può mettere, in modo pressochè universale, la possibilità di scoprire nuove culture, nuovi spazi, imparare lingue e mentalità diverse, arricchirsi interiormente osservando un quotidiano diverso. Spesso ci sono anche vantaggi economici. Sul piattino dei contro, altrettanto universalmente la mancanza dei propri affetti. Se per il vostro carattere è possibile sostenere il peso della nostalgia e curare le relazioni a distanza, allora è la scelta giusta.

Avete in mente di compiere il grande passo al seguito del vostro amore? E’ tutto grossomodo uguale all’espatriare per la propria professione, tranne che per un aspetto: non avere un proprio ambiente di lavoro, una volta finito il periodo universitario, rende più difficile fare nuove amicizie o, perlomeno, creare nuovi contatti.

Statisticamente, questa scelta è presa dalle donne ed è così che si è creato il mito della expat wife, una donna che ha deciso di dare priorità alla famiglia anziché alla personale carriera e per questo a volte rischia di essere considerata un essere di poco carattere o senza grandi aspirazioni (se non addirittura una bevitrice di prosecchini alle 10 del mattino). In realtà, la stragrande maggioranza delle expat wives di carattere ne hanno da vendere perché se già far la moglie in terra nazionale significa aver incarichi gestionali di tutta responsabilità, quando sei all’estero, puoi contare davvero solo su te stessa. E ti trasformi in perno intorno a cui ruota tutta la tua realtà vicina e lontana: te stessa, il tuo compagno, i tuoi figli, la tua casa, così come la tua relazione con parenti ed amici lontani. Il che ti permette di vivere giorni in cui ti senti un’eroina invincibile, capace di trovare un appartamento in affitto, un idraulico disponibile ed un calzolaio capace in qualunque lingua del mondo (Mentre tuo marito è in un punto x per aria tra l’aeroporto di Francoforte ed un altro qualsiasi aeroporto del globo) . E altri in cui ti senti una tapina alienata dall’avere avuto nelle ultime 12 ore una sola conversazione dal vivo con la cassiera del supermercato, non aver potuto prendere un caffè (cattivo, perlaltro) con nessun amica di quelle che ci si capisce al volo con un cenno e dover leggere, controllando sul vocabolario due parole su tre neanche si trattasse della versione di latino, le istruzioni per compilare la dichiarazione dei redditi locale. (Sempre mentre tuo marito è in un punto x per aria tra l’aeroporto di Francoforte ed un altro qualsiasi aeroporto del globo). Solitamente, giorni da eroina riempiono il cuore e lo spirito in modo da compensare fino a rendere accettabili i giorni da tapina.

Il problema della mancanza di un ambiente professionale e sociale, nell’arrivare in un luogo nuovo, è molto sentito e spesso è direttamente affrontato dalle grosse corporations che spostano i propri impiegati in giro per il mondo, spesso facendoli vivere in vere e proprie zone residenziali appositamente create (compounds): queste aziende offrono strutture di incontro, sostegno e coaching professionale per le mogli expat e promuovono le iniziative delle stesse. Anche in ambito militare o missionario, esiste sempre una rete locale che accoglie le nuove arrivate. Questo approccio è tipico delle aziende o delle organizzazioni anglosassoni, dove l’espatrio professionale in luoghi lontani è una realtà che esiste da tante decadi ed affonda le radici nel colonialismo. Le realtà artificiali in cui questi expat vivono (scuole, compounds, club di lingua inglese ricreati nel mezzo del nulla in asia o in africa) li rendono più isolati dal resto del mondo rispetto agli expat in europa o negli stati uniti e contemporaneamente piu uniti da un senso di comunità.

Se invece ci si sposta aldifuori di una simile struttura, si deve costruire tutto da sé. Certamente è più semplice vivere a Parigi o Londra con un aeroporto low cost sottomano per tornare a trovare gli amici spesso piuttosto che stare in Vietnam, ma a volte alcune città possono rivelarsi ostiche per fare nuove amicizie più di realtà ristrette come i compounds nel mezzo del deserto mediorientale. Qualunque sia la vostra destinazione, se la vostra curiosità per il mondo esterno e per tutti i mondi interni che ogni sconosciuto porta con sé e può rivelarvi è insaziabile, questa compenserà i momenti più difficili. Insieme ad uguali capacità di improvvisazione ed organizzazione: nel giro delle mogli expat gira sempre la battuta che “la prossima vita voglio rinascere marito di una moglie expat ”.

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