
Fermate l'oste dell'osteria Da Gagliano a Sarteano!
Leggendo il titolo di questo post vi starete chiedendo perché mai si debba fermare l'oste di un'osteria e, per giunta, quello dell'osteria Da Gagliano a Sarteano presso la quale con alcune amiche blogger ho avuto il piacere, durante la due giorni di #trippandoasarteano, di assaggiare alcuni gustosissimi piatti.

Perché fermare il titolare di uno dei più affermati locali di Sarteano, entrando nel quale, si ha subito la certezza di stare per gustare piatti tipici e piacevoli rivisitazioni della tradizione?
Perché fermare qualcuno che, dopo aver girato il mondo, ha deciso di mettere radici in questo piccolo borgo intriso di storia, di natura e quieto vivere? Sarteano, del resto, è uno dei tanti piccoli centri in cui la Toscana riesce a scoprire meglio il suo volto più tipico, tradizionale e schietto.

Non è facile girare il mondo e poi fermarsi a vivere in un borgo dall'architettura e dal sapore tutti medievali; significa ridimensionare il proprio stile di vita, le abitudini, ma anche riscoprire il piacere della buona cucina, dell'imbandire la tavola con la semplicità delle stoviglie e la genuinità delle ricette.


Giuliano, l'oste, e sua moglie Angela, l'ostessa, sono riusciti a trasferire tutta la loro conoscenza sulla gastronomia e sull'accoglienza, perché l'una va a braccetto all'altra, in questo piccolo locale; una stanza, pochi tavoli ben distribuiti, ambiente rustico e tanto bel rumore in cucina.

Mentre Angela impasta, cuoce, sforna, condisce, chiusa nel suo piccolo regno culinario, Giuliano gira fra i tavoli e se ne prende cura come se, a sedere a quelle sedie non ci fossero estranei, ma amici di lunga data che si sono fermati a trovarlo.

Nel frattempo arrivano, insieme ad inebrianti ondate di aromi, i piatti: una tartare di chianina e pecorino alla griglia per cominciare, stringozzi al ragù bianco di cinta senese e farro a risotto con pere e peconzola. Nessun errore grafico proprio peconzola, vale a dire formaggio composto da pecorino e gorgonzola, da raffinati del gusto, cipolle in salsa di agresto e noci, patate al rosmarino in accompagnamento al peposo, una delle più famose tradizioni culinarie toscane.

Fra un piatto e l'altro Giuliano scambia qualche parola con gli ospiti e riesco, a puntate, a scoprire che c'è una parte maremmana in lui: non mi stupisce! Ha trascorso la sua adolescenza in quel di Capalbio, di cui ha bei ricordi di anni giovanili trascorsi tra le vecchie mura che cingono il borgo, quando ancora si giocava nella piccola piazza sotto la torre. Anche io ho trascorso un periodo della mia adolescenza in quella piazza e chissà se ci siamo mai incrociati.
I ricordi del passato svaniscono però subito, davanti ad un presente che vede sul tavolo due piatti con superbe mousse al pistacchio e alla nocciola e Giuliano è già scappato via ad un altro tavolo.


Ed ecco che ritorno alla richiesta imperativa ricordata dal titolo di questo post: fermate l'oste! Perché, per tutto il tempo che le mie colleghe blogger ed io siamo rimaste al tavolo, questa è l'unica foto di Giuliano che sono riuscita a fare!

Se capitate a Sarteano, o siete nelle vicinanze, non mancate di fare una sosta Da Gagliano, forse voi sarete più fortunati, con la foto intendo, perché la cucina è già una garanzia!
Alla prossima!