Fiera di Primavera: ricordi vintage
Rieccola, la Trip-nonna. Dopo averci raccontato (con enorme successo) il suo Natale di bambina e la tradizione dei ce'alini vecchianesi, eccola di nuovo su questi schermi con un ricordo vintage sulla Fiera di Primavera, in arrivo in quel di Vecchiano (dal 5 al 7 aprile un bel programma ricco e pieno!).
La Fiera di Primavera era, negli anni '50 e '60, una festa particolarmente sentita e vissuta da tutti i vecchianesi. Le "massaie" già da diversi giorni mettevano da parte le uova raccolte nel loro pollaio e programmavano con le vicine il turno al forno dove portavano a far cuocere le loro torte co' bischeri. La mattina di buon'ora, nel giorno stabilito, le donne si mettevano al lavoro. Ricordo catini pieni di cioccolato, riso cotto e uova, il tutto ben dosato. Ogni famiglia preparava almeno una dozzina di torte; alcune di queste venivano regalate a parenti che abitavano fuori Vecchiano, oppure a persone che avevano fatto loro un favore, come segno di riconoscenza. Ogni massaia era orgogliosa delle proprie torte e prestava molata attenzione al forno dove cuocevano, perchè la cottura doveva essere ottimale.
Per noi giovani, la fiera era un avvenimento eccezionale, perchè ci permetteva di uscire qualche pomeriggio (dopo aver studiato!) e qualche sera e di ritrovarci tutti nella piazza Garibaldi, che per l'occasione si riempiva di giostre, autoscontro, tiro a segno e pista elettrica per auto a forma di otto. eravamo veramente felici, salivamo con gli amici sulle macchinine a scontro ed era tutto un fiorire di simpatie e piccoli amori.
Il giorno della fiera si svolgeva il veglione al Cinema Olimpia. Per l'occasione le poltroncine venivano tolte, così da creare un grande spazio dove potevamo ballare. Questi veglioni erano affollatissimi, perchè vi partecipavano anche i giovani dei paesi limitrofi. Venivano elette le miss (Eleganza e Olimpia) e le serate erano allietate da Orchestre famose. Le nostre mamme ci accompagnavano e verso le unici (undici e mezza al massimo) iniziavano a chiamarci per tornare a casa. Noi eravamo felicissime e nei giorni seguenti avevamo di che parlare la mattina, sul pullman che ci portava a scuola a Pisa.
Erano tempi in cui ci si accontentava di poco, ma grande era la nostra felicità.