Gustando l'Umbria, il Pane Sciapo di Messenano, di Emanuela Fratini
Ecco il settimo racconto che partecipa a Gustando l'Umbria, autrice Emanuela Fratini di Messenano.
Leggendo questo titolo la mia fantasia si riempie di colori e di profumi, in Umbria ogni piccolo borgo è legato ad un colore e a un profumo: Trevi è verde come l'olio, Castel del Monte marrone come le castagne, Sangemini bianca come l'acqua, Terni grigia come l'acciaio, (l'acciaio non si mangia ma da troppi anni ha dato da mangiare alla seconda città dell'Umbria), Todi gialla come i girasoli, Norcia nera come il tartufo. Potrei continuare all'infinito, come dimenticare le cipolle rosse di Cannara e tanto altro ancora, ma voglio parlare del PANE DI MESSENANO.
Il pane fino a qualche anno fa si faceva in casa, non come si fa adesso per sfizio, per schiccheria, no, no, si doveva fare tutte le settimane perchè con il pane si sopravviveva, con pane e companatico si sopravvive.
Questa tradizione grazie a Dio a Messenano è rimasta, le donne più anziane, quelle che fino a qualche anno fa facevano il pane per necessità ci stanno trasferendo i loro saperi e i loro sapori.
Fare il pane a Messenano è un evento, è un momento magico, e, come ogni rito ci sono dei rituali da rispettare.
Il giorno prima della panificazione, per i vicoli del borgo di Messenano, si sentono le voci delle donne che si accordano sull'orario e sull'organizzazione: "Armandì’ a che ora lo famo il pane domani?" e Armandina dalla finestra che risponde "Presto non famo come solito, che dopo c'ho da fare." e via così un intreccio di voci alte e pungenti, voci che sembrano infastidite per la fatica del giorno dopo, lo sembrano solo a chi non è abituato al tono che i contadini umbri riservano l'uno all'altro. Qui la miseria delle nostre montagne non ha trasmesso la tradizione delle cortesia e delle buone maniere, ma quella della sostanza, dei rapporti familiari forti ed eterni il tutto condito con un pizzico di sarcasmo, per un orecchio attento è allenato quelle voci invece sono entusiaste ed eccitate, voci amiche che si uniscono in un progetto comune.
Arriva il giorno del "PANE": tre o quattro donne iniziano la mattina con la lievitazione, poi lo impastano. Impastare il pane è faticosissimo: alla fine della giornata le spalle sono a pezzi come dopo una giornata di palestra, ve lo posso dire per esperienza diretta, di solito quando facciamo il pane tutti insieme, ne facciano fino a quaranta "filoni".
Gli uomini nel frattempo, come da tradizione, si sono procurati le fascine per accendere il forno, il grande ed antichissimo forno in pietra di proprietà della Comunanza Agraria di Messenano, in pratica di tutti quelli che abitano a Messenano, quaranta persone tanti quanti sono i filoni che stanno per essere infornati.
I vecchi ed i bambini si siedono davanti al forno perchè è un giorno di festa, per chi vive in un piccolo borgo come questo, festa significa aggregarsi stare insieme prendersi in giro e godere della genuina compagnia degli altri.
Potrei dire che il nostro pane ha una storia, che il nostro pane è la conferma del carattere degli Umbri, rissosi tenaci e testardi, il nostro pane è sciapo per protesta contro lo Stato Pontificio che impose la tassa sul sale, potrei trovare anche altri aneddoti storici, ma quello che vorrei voi sentiste adesso è l'odore del pane appena sfornato, il calore del pane quando lo tiri fuori, gli occhi dei ragazzini che aspettano di mangiare la pizza fatta con la pasta di pane.
Vorrei farvi gustare la fetta di pane tiepida e soffice con dentro una fetta di prosciutto, oppure ancora meglio una fetta di pane tiepido e profumatissimo con un filo di olio nuovo, il contrasto dei sapori è un apoteosi del palato, in quel momento stai GUSTANDO L'UMBRIA!!!!!!!!
I ragazzini rimangono di fronte al forno, così come tutti gli altri, sia le donne panificatrici che gli uomini addetti al fuoco, sembra quasi che nessuno voglia rientrare in casa, nessuno vuole interrompere la magià del momento, alla fine della giornata c'è sempre qualcuno che dice: "Perchè non mangiamo tutti insieme?" allora ognuno porta nel vicolo qualche sedia, qualche tavolo, e quello che aveva preparato per mangiare, e alla fine si mangia tutti insieme come una grande famiglia di "Fornai".