[I luoghi del cuore] San Teodoro e Marina di Cecina
Appena ho letto l’invito della Signora Trippando a raccontare i nostri luoghi del cuore, me ne sono tornati alla mente immediatamente due. Li ho identificati in quei posti dove passi una parte importante della tua vita, quei posti che a distanza di anni ti sogni talvolta la notte, quei posti in cui quando ci torni rivedi davanti ai tuoi occhi la tua infanzia o la tua adolescenza passate lì in spensieratezza (magari io non mi sentivo proprio spensierata, ma voltandomi indietro a distanza di anni posso dire tranquillamente che lo ero). Ho avuto davvero un’infanzia spensierata e felice. Con genitori che si facevano in quattro per farti passare un’estate coi fiocchi, ma che erano altrettanto bravi a non farsi accorgere dei sacrifici che stavano facendo.
Io di questi luoghi ne ho due: San Teodoro, in Sardegna, e Marina di Cecina, sulla Costa degli Etruschi. Il primo è il luogo dove ho passato la maggior parte delle vacanze estive con i miei a partire dal 1989 (non avevo ancora 6 anni e il giorno dopo essere arrivati beccai la rosolia, per la gioia di mamma e papà).
E per una decina di anni quasi sempre lì siamo stati, eccetto un anno in cui siamo stati una settimana a Rodi e l’anno successivo in cui andammo alle Isole Canarie.
Ho capito che quello sarebbe stato per me un luogo del cuore successivamente, quando ci son tornata prima del 2006 e poi nel 2008 per andare a trovare i miei che erano in vacanza là. Anche se vedevo ormai tutto con gli occhi della “bambina cresciuta” (dire donna mi farebbe paura). E la sera al centro del Villaggio degli Ulivi dove noi prendevamo la casina in affitto vedevo giocare i bambini, da una parte i più piccoli e dall’altra i più grandi… come 15/18 anni prima… e allora ho capito che certe dinamiche nei luoghi del cuore non cambiano mai.
Cambiano i protagonisti perché la vita è un lento crescere e divenire, ma certi luoghi si prestano a funzioni eterne.
E poi c’è Marina di Cecina, il posto in cui nonna prendeva per anni la casa durante il mese di luglio e in cui io, mio cugino (più grande di me di sette anni) e mia sorella passavamo molto tempo. Non sempre la casa era la stessa, ma erano tutte case abbastanza grandi per ospitare dalle cinque persone in su.
E generalmente – almeno i primi anni – la prima parte della mia estate funzionava così: partenza per la Sardegna appena terminata la scuola, rientro a volte verso il 10 di luglio, ma non a casa, a Civitavecchia e da lì mamma e papà scaricavano me e mia sorella a Cecina, mentre loro proseguivano per Lucca per tornare a lavorare. E poi facevano capolino durante i fine settimana. Così fino al 31 luglio.
Erano gli anni in cui alla fine di ogni vacanza con gli amici conosciuti nuovi ti scambiavi gli indirizzi per scriverti durante l’inverno lettere più o meno lunghe e se c’era qualche altra vacanza da un anno all’altro ti mandavi delle cartoline (e presto vi racconterò qualcosa in più anche su questa mia passione). Erano gli anni in cui se i genitori sapevano che avevi un’amica con cui avevi legato che stava non troppo distante da casa tua o in un posto in cui passavi durante una gita fuori porta. Erano gli anni delle foto cartacee, quelle che per non perderle le archiviavi in album che per te (me) valevano oro.
Ecco perché questi resteranno sempre per me luoghi del cuore.