Il giardino all'italiana: la Villa Medicea di Castello

Quale sia il primo giardino rinascimentale italiano è oggetto di grandi discussioni: cronologicamente dovrebbe essere quello della villa medicea di Fiesole, della seconda metà del Quattrocento. È però nella villa medicea di Castello, anch’essa poco distante da Firenze, che il giardino diventa un’opera che non solo dialoga con l’edificio ma anche presenta tutti gli elementi caratteristici di questo tipo di giardino.

Raffigurazione della Villa di Castello e del suo giardino in una lunetta dipinta da Giusto Utentes (metà XVI secolo)
Raffigurazione della Villa di Castello e del suo giardino in una lunetta dipinta da Giusto Utens (1601 circa)

Grotte, labirinti, montagnole, vasche, viali, terrazze e statue sono presenti in tutti i giardini all’italiana, ma raramente si trovano tutti presenti in un solo giardino, come in origine era in quello di Fiesole.

La villa medicea di Castello tra architettura, natura e scultura

La villa di Castello era la preferita dal granduca Cosimo I de Medici, che nel 1537 diede compito all’architetto Niccolò Tribolo di ristrutturarla secondo la moda del tempo ma anche secondo un piano iconografico ben preciso, teso ad esaltare l’idea della Toscana intera governata dall’illuminata Casa de’ Medici. In questo modo il giardino diventa luogo dove architettura, natura e scultura si fondono in uno spazio unico. Quello immediatamente dietro la villa viene organizzato su tre terrazzamenti che seguono la pendenza del versante.

Giardino_della_villa_medicea_di_castello
Il Giardino Grande con la fontana di Ercole

Il primo, adiacente all'edificio, è chiamato “giardino grande” ed è impostato su una serie di viali ortogonali organizzati intorno a un asse centrale lungo il quale erano poste due fontane: una con Ercole (simbolo del granduca che vince i nemici) e una con Venere, metafora per Firenze che sta vivendo una nuova primavera. Intorno alla prima sono ancora presenti, disposte in modo da comporre lo stemma mediceo, le sei statue dei principali possedimenti della casa: l'Appennino il Montesenario, il Mugnone, Fiesole, l'Arno e il Falterona.

Il giardino della villa: com'è adesso

Attualmente questo giardino è notevolmente semplificato rispetto all'originale, in seguito una sistemazione settecentesca. Oggi si presenta diviso in aiuole regolari elegantemente delimitate da siepi: vialetti minori formano spazi triangolari ed all’incrocio di questi si trovano bossi potati a globo. Confrontando questa parte del giardino con una raffigurazione seicentesca si vede come il parterre sia rimasto quasi identico nella parte più vicina alla villa. In quella più distante era presente un boschetto ci cipressi ed allori che nascondevano alla vista la fontana di Venere, oggi alla Villa Medicea La Petraia.

Particolare della limonaia
Particolare della limonaia

Il secondo terrazzamento, appena più in alto del precedente, è la limonaia: qui ancora oggi a primavera viene collocata all'aperto la straordinaria collezione di circa 500 piante in vaso. Questa, una delle più importanti al mondo nel suo genere, era vanto per i Medici, che avevano una vera e propria passione per queste piante, esotiche per i freddi inverni della Toscana.

Particolare della Grotta degli Animali
Particolare della Grotta degli Animali

Il nucleo centrale del terrapieno tra il secondo e terzo giardino contiene la Grotta degli Animali, opera del Tribolo terminata dal Vasari. Nei due ambienti, ricoperti di spugne calcaree, ci sono tre fontane composte da una vasca marmorea sormontata da gruppi di animali scolpiti in pietre diverse, e quindi policromi. Il significato è chiaro: l’armonia donata da Cosimo alla Toscana si propaga anche al mondo degli animali.

La Fontana di Appennino coi lecci del bosco sullo sfondo
La Fontana di Appennino coi lecci del bosco sullo sfondo

L'ultimo terrazzamento era detto “il selvatico” per la presenza di un bosco con lecci e querce, e qui si incontra il bacino quadrangolare della fontana del Gennaio o dell'Appennino, che prende il nome dalla statua bronzea di Bartolomeo Ammannati, che raffigura un vecchio che tenta di ripararsi dal freddo con le braccia.

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