Il giardino moresco: il Generalife all'Alhambra

I giardini moreschi in Europa si diffusero, naturalmente, nelle uniche aree finite sotto il dominio arabo: Sicilia e penisola Iberica. In Sicilia i Mori rimasero duecentocinquant’anni e furono rimpiazzati dai Normanni: tracce dei giardini di allora sono rimaste a Palermo nel complesso normanno della Zisa, ma sono solo pallidi ricordi di quel tempo. I passaggi di proprietà, l’incuria dello stato italiano e l’abusivismo hanno compromesso profondamente l’ambiente naturale e le costruzioni.

La Zisa a Palermo: la fontana, ricostruita, riprende l'antico percorso che dall'interno dell'edificio arrivava nel aprco
La Zisa a Palermo: la fontana, ricostruita, riprende l'antico percorso che dall'interno dell'edificio arrivava nel parco

Il Generalife a Granada

Diverso invece è stato il destino dei giardini del complesso dell’Alhambra a Granada, che fin dalla sua conquista nel 1492 divenne di proprietà dei Re di Spagna, che si fregiarono anche del titolo di Re di Granada.

Carlo V fece costruire un palazzo in stile rinascimentale, ma a parte questo non ci furono grosse manomissioni nella proprietà. Questo dimostra una tolleranza ed apertura mentale da parte dei Re di Spagna maggiore di quanto di solito ci si immagina. Per questo ad oggi quelli dell’Alhambra sono i meglio conservati giardini moreschi.

Il Generalife come esempio di giardino moresco

Come già visto, ciò che differenziava i giardini islamici dagli altri impianti coevi europei era l'importanza fondamentale dell'acqua. Secondo il messaggio del Corano, se pura e limpida, essa era un simbolo del Paradiso. Proprio questo elemento spicca tanto da diventare centrale nel complesso del Generalife, il cui nome deriva dall’arabo Jannat al-'Arif e cioè “Giardino del Sovrintendente”.
A metà del XIII secolo i sovrani di Granada fecero costruire questa residenza estiva a soli 50 metri al di sopra dell’Alhambra, collegandola con un passaggio coperto non più esistente. Pochi anni dopo la conquista da parte dei sovrani di Spagna, nel 1526, fu visitata dal nobile veneziano Andrea Navagero che la descrisse molto dettagliatamente:

<<esso possiede diversi patii tutti allietati dalla presenza dell'acqua; al suo centro scorre un canale e ovunque ci sono aranci e mirto. In questo castello si trova anche una loggia, lambita dalle fronde dei mirti, che permette la vista sull'esterno. I mirti che si innalzano verso la loggia sono così folti e tutti di uguale fattura da sembrare una fila di colonne e non di alberi. L'acqua scorre attraverso tutto il palazzo e anche attraverso alcune camere, che si rivelano così ideali soggiorni estivi. In una delle parti più alte di questo castello, in uno dei giardini, si trova una ampia scalinata. Essa conduce ad una piccola terrazza dove da una roccia fuoriesce l'acqua che percorre poi tutto il palazzo, che viene incanalata e condotta, così sgorgare nei modi più imprevedibili>>.

Il giardino adesso

Sono trascorsi diversi secoli da questa descrizione. I giardini del Generalife col tempo si sono modificati. Quelli che vediamo oggi sono frutto della sistemazione del 1931 da parte dell’architetto Francisco Prieto Moreno. Se quindi molte piante presenti non rispecchiano quelle del giardino moresco, ciò che rimane di originale è il sistema di canalizzazioni e tutti ciò che è legato all’utilizzo dell’acqua.

Generalife
Il bellissimo Patio de la Acequia

Oggi il cuore del giardino del Generalife è il Patio de la Acequia. In questo cortile, dove si trova una fitta vegetazione composta dai mirti che puntano verso il cielo e cespugli rotondi di bossi, il canale di irrigazione scorre lungo l'asse centrale e dal suo letto di pietra si levano getti sottili che ricadono ad arco. Da questo spazio centrale ci si può incamminare verso terrazze panoramiche oppure arrivare alla scala d'acqua, già descritta dal Navagero.

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La scala d'acqua: riconoscibile la fontana al centro e i canaletti laterali

La scala d’acqua è estremamente insolita nell'architettura moresca mentre era così comune presso greci e romani da essere poi ripresa nei giardini bizantini. Probabilmente è arrivata tramite questo percorso culturale ai costruttori del Generalife, tenuto conto che i giochi d'acqua qui presenti, che si basano su un raffinato sistema di irrigazione, sono sicuramente riconducibile alle tecniche greche di pressione idrica.

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