Il giorno del doppio: tanto figlio unico quanto fratello maggiore.
Today is the day. Il giorno del doppio.
Quattro anni, un mese e diciassette giorni.
Aveva quattro anni, un mese e diciassette giorni il mio Marco quando è diventato fratello maggiore. Era il mio Toparco, come spesso lo chiamavo e rammentavo anche qui. Mi sembrava grande in confronto al batuffolino appena nato, invece era tanto piccolo, anche lui.
E me ne accorgo oggi, che quattro anni, un mese e diciassette giorni li ha il piccolo di casa, Giacomo detto il batuffolino.
Quattro anni, un mese e diciassette giorni. Moltiplicato due. Il giorno del doppio. Oggi.
Si fanno tanti errori, da genitori e credo che l'importante sia rendersene conto, chiedere scusa e cambiare rotta.
E io oggi chiedo scusa a Marco l'ex Toparco, un ragazzotto biondo e riccio, alto ma piantato, con due occhi che, come dice lui, cambiano col tempo, passando da celesti a verdi a grigi anche in una sola giornata. Un ragazzotto bello come il sole e buono come il pane, che con me fa lo scontroso, a parte quando si fa la coccola grande grande nel lettone, l'unica cosa che non ha un prima né un dopo, ma che abbiamo sempre fatto, anche i primi tempi in cui è diventato fratello maggiore.
Fratello maggiore, quindi grande. Questo è stato il mio mal ragionare. Fratello maggiore, quindi costretto a salire sul pulmino alle 7,45, accompagnato dalla nonna, perché io ero impegnata a allattare suo fratello.
Non abbiamo mai avuto dubbi, con Enrico, sul fargli un fratello e i quattro anni (un mese e diciassete giorni) di attesa sono dovuti al fatto che ci sembrava un po' monello.
Un fratello maggiore non sarà mai monello quanto il suo fratello più piccolo, che imparerà da lui ogni monelleria ante tempo. Ma noi non lo sapevamo. E, comunque, va benissimo così. Ne avremmo voluti tre; ci siamo fermati a due e no, uno non era il nostro numero. Meglio nulla, allora. Io sono figlia unica. Enrico ha un rapporto molto bello con sua sorella. A Marco gliel'abbiamo sempre detto: <<quando nasce il tuo fratellino o la tua sorellina>>, ma un conto è dirlo, un altro è averlo lì, trovarselo tra i piedi ogni giorno.
I primi tempi lo chiamava col nome dell'oggetto che lo conteneva. Giacomo non è stato "il mi' fratello" finché non ha camminato, ma era, a seconda "la carrozzina", "il seggiolone", "l'ovetto" e giù di lì. No, non è stato facile sentir chiamare mio figlio così, da suo fratello.
Invece Giacomo adora Marco. Mentre si cammina per andare a scuola capita spesso che lui si fermi di punto in bianco e abbracci le gambe di suo fratello, triste per il doversi separare. Marco lo ama un po' meno, o così sembra. Il suo rapporto col fratello è un po' come il colore dei suoi occhi, cambia col tempo. Speriamo che cambi anche col passare del tempo. Io, nel frattempo, mi adopero per farlo affratellare, perché io l'ho ritenuto e considerato grande quando non lo era e questa cosa lui l'ha sentita. E allora meglio lavorare meno, ma dedicarmi di più a loro, a farli crescere insieme, in armonia. E allora queste feste di Natale le dedico a loro. Abbiamo in programma un po' di uscite, sia noi tre che col babbo.
Si sbaglia. Coi figli, di più, ma l'importante è accorgersene e mettersi in discussione!