#feelingoodmonferrato: Il Museo del cappello Borsalino
Direzione Alessandria per un blogtour, quando però ho visto che qui c'era il Museo del Cappello Borsalino, non ho saputo resistere. Ho mandato immediatamente una mail all’azienda Costruire insieme che attualmente lo ha in gestione, perché al tempo era visitabile solo su prenotazione.
Il Museo del Cappello Borsalino
Arrivata in città, mi sono diretta subito in albergo per posare le valige e rinfrescarmi e sono schizzata fuori dalla mia stanza perché non volevo sprecare neanche un secondo di tempo.
Trovare l’ingresso al Museo non è stato semplice come pensavo.
L’edificio è di notevole impatto, non si può non notare: la vecchia fabbrica di cappelli è veramente imponente e spicca su Corso 100 Cannoni per il suo alto ingresso con tanto d’insegna “BORSALINO -Antica casa fondata nel 1957”.
M’infilo dentro senza rifletterci e mi trovo all’interno del Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze Politiche dell’università del Piemonte Orientale, dove emergono, forti, alcuni segni d’architettura industriale.
Esco e cerco un altro ingresso, quello del Museo, trovo una porta molto più piccola della precedente incorniciata da due grandi colonne doriche scanalate in stile classico che dopo ho scoperto essere un riferimento al tempio nel tentativo di paragonare questa fabbrica ad un tempio del lavoro.
Entro e mi ritrovo in un bellissimo atrio a doppia altezza con una grande vetrata che illumina tutto lo spazio dove emergono ancora una volta elementi neoclassici e motivi dèco.
Non ci sono indicazioni su dove è il Museo, ma per fortuna la “faccia tosta” viene in mio soccorso. Vado a disturbare alcuni universitari che chiaccherano tra loro d’esami e professori.
Logico!!! L’ingresso è al primo piano, come non capirlo!!
Salgo il grande scalone e dal ballatoio posso ammirare il grande spazio e alcuni dettagli incantevoli, come il parapetto o il grande lampadario.
Finalmente ho trovato l’ingresso e vi posso assicurare che ne è valsa la pena!
Gli spazi espositivi
Lo spazio espositivo, ricavato nella vecchia sala campioni ospita una moltitudine di cappelli dalle più svariate forme, materiali e colori.
Esposti nei bellissimi armadi in stile chippendale, i cappelli sono posizionati in ordine cronologico. Solamente alcuni vengono messi in evidenza grazie alla morbida illuminazione a led.
Tra questi troviamo:
- La Lobbia il cui nome deriva dal deputato Cristiano Lobbia che colpito sulla testa in una via di Firenze, all’ora capitale d’Italia, si ritrovò con un trauma cranico ed un cappello affossato al centro.
- Il Mambo realizzato per consentire agli automobilisti di salire in macchina senza togliere il copricapo.
- Il Panama o Jipijapa che prende il nome dalla città di Panama solamente perché questa è stat per secoli il suo principale scalo commerciale. La notorietà di questo cappello è aumentata a dismisura quando Theodor Roosevelt lo indossò nel 1906 per l’inaugurazione dell’omonimo canale. La peculiarità di questo originale cappello sta nella sua lavorazione composta da fibre di palma nana intrecciate a mano.
- Il Cilindro, composto da sola seta doveva brillare di otto riflessi diversi per essere considerato di qualità. Il Gibus o Chapeau Claque, aveva una molla interna per poterli piegare e mettere sotto braccio una volta entrati in qualche locale.
Cappelli, cappelli e ancora cappelli...
E poi ancora coppole, coloniali, da ranger, da cawboy, ecclesiastici e a metà degli anni ’30 incomincia la produzione per un pubblico femminile.
Il percorso museale si snoda attorno a pannelli esplicativi e video didattici in grado di guidarmi in modo agile e comprensibile. Dato che il museo mi piace, prendo anche un’audioguida compresa nel biglietto.
Partendo dalla situazione protoindustriale della provincia alessandrina sono stata catapultata fino all’epoca d’oro della fabbrica Borsalino, per poi proseguire con i materiali scelti (prevalentemente feltro di pelo di coniglio) e le molteplici fasi di lavorazione, sinonimo di qualità: sfioccatura, soffiatura, imbastitura, pre-follatura, visitaggio, bagnaggio, follatura, assemblaggio bollette, tintura, sbridaggio, apprettatura, informatura Scotti, pomiciatura, informatura di seconda, visitaggio, bridaggio, finissaggio.
Inoltre ho potuto ammirare cappelliere, carrellini per il trasporto tra i vari reparti di lavorazione. E poi poster di film che hanno contribuito a diffondere ulteriormente la fama Borsalino e molto altro ancora.
Sebbene il museo in se non sia enorme da visitare, ho trascorso più di un’ora a contemplare tutte le meraviglie che esso contiene, rapita da questo spazio senza tempo.
Il post finisce qui ma lasciatevi dare alcuni utili consigli:
- La nuova gestione di Costruire Insieme ha reso visibile il museo il Sabato e la Domenica dalle 16.00 alle 19.00
- Le visite guidate sono su prenotazione
- Se una volta usciti sentite l’impellente esigenza di comprare un Borsalino, potete trovare un meraviglioso punto vendita in Corso Roma 20 ad Alessandria; quindi mano al portafogli e buon Shopping!
Le foto sono state realizzate da me, ma per eventuale pubblicazione o riproduzione tutti i diritti sono riservati al Museo del Cappello Borsalino.
1 comment