#LeggendoViaggi - Intervista a Nicolò Gaudino de L'Orsa Minore Libri e Mappe di Pisa

Di come mi sia innamorata a prima vista e subito sentita a casa nella libreria di viaggio L'Orsa Minore di Pisa, l'ho già raccontato (qui). Dall'aiuto sulla scelta di qualche libro di viaggio su Serbia e Bosnia (eh, sì, ecco svelato dove andrò quest'estate!), Nicolò Gaudino, il proprietario, mi è sembrato davvero la persona giusta nel posto giusto. Lui sa tutto dei suoi libri e dei posti che descrivono, perchè lui i suoi libri li ha letti tutti. Ma i suoi viaggi? E come gli è venuta l'idea di metter su una libreria di viaggio? Lo sapete che sono una chiacchierona... ed ecco che ho fatto parlare anche lui!

nicolo' gaudino

  • Nicolo', come ti è venuto in mente di aprire una libreria di viaggio?

In realtà non saprei dirlo con precisione. Probabilmente ho messo insieme due mie passioni, viaggiare e leggere. Ci sono stati eventi che si sono sommati nel tempo e mi hanno portato a fare questa scelta, come il fatto di aver passato ore ed ore da piccolo sulle pagine di un vecchio atlante ad inventarmi storie fantastiche o come la certezza che se hai studiato archeologia preistorica, non è che ci siano grosse occasioni di lavoro in Italia. So però quando ho deciso: l'8 marzo 2011, dopo un bel giro in moto.

  • Un bel giro in moto... dove?

Una specie di "walkabout" nostrano e motociclistico. Vale a dire "un giro a perdersi in giro", scegliendo la direzione da seguire d'istinto ad ogni incrocio incontrato. Quel perdersi vicino casa di cui ho bisogno da quando ho fatto viaggi lunghi in solitaria. Per recuperare determinate sensazioni e ridare calore ai colori. E soprattutto perché mi diverto ad andare in moto! Quella volta, se non ricordo male, fu una specie di 8: Garfagnana, Apuane, San Miniato, fino quasi a Volterra, per poi risalire per le Colline Pisane e finire a Bocca d'Arno (quando ancora il porto non c'era).

  • Viaggi lunghi in solitaria: a parte gli spostamenti, avrai dei tempi morti. Approfitti per leggere informazioni o racconti sulla tappa successiva o socializzi con la gente del posto o altri viaggiatori?

Prima di risponderti, nonostante io odi le citazioni, cito ciò che ha detto Andrea Semplici per definire il modo di viaggiare di Ryszard Kapuscinski: "se il caso era lo strumento, il sapere era la bussola". Mi spiego: una parte essenziale del viaggio, per me, è sempre stata la preparazione. Preparazione, non tanto la costruzione di una serie di tappe da unire fra loro per arrivare alla meta, quanto il conoscere i luoghi che si attraverseranno, le popolazioni che si incontreranno. Queste cose di solito funzionano come una bussola interiore, una volta che il viaggio è cominciato. Altra parte essenziale è il sapersi perdere, cioè rendere i tempi morti vivissimi e brillanti, dandosi la possibilità di approfondire la conoscenza dei luoghi e delle persone che si incontrano, ma anche conservandosi il tempo per imparare a stare da soli, pensare e assimilare le immagini, gli odori e le sensazioni che un viaggio ha da offrire. Un viaggiatore è tanto fortunato quando riesce a regalarsi il tempo durante un viaggio. Poi, in concreto, il punto della situazione sulla tappa, sui chilometri o sul percorso lo fai guardando la mappa mentre sorseggi un caffè annacquato ad una stazione di servizio o 10/15 minuti prima di addormentarti in tenda. La socializzazione con gli abitanti dei luoghi che si attraversano è naturale e spesso fatta di piccoli gesti di rispetto reciproco, che portano a interazioni molto più profonde di quanto possano fare 1000 parole. Con gli altri viaggiatori, spesso, basta una mappa distesa su un tavolo o un saluto con la mano (così funziona quando si incrociano due motociclisti) ed improvvisamente li conosci come le tue tasche come se foste cresciuti insieme. E probabilmente il giorno dopo ognuno riprenderà la sua strada e non ci sarà più occasione di incontrarsi.

  • Mi piace la tua visione del viaggio in solitaria. Qual è il viaggio che più hai assaporato?

Domanda ardua, ogni viaggio ha un suo sapore, come se fosse cibo. Il sapore di un viaggio dipende molto dal momento della vita in cui decidi di fare quel viaggio. Un viaggio può essere dolce, amaro, più o meno speziato, la cosa importante è avere la voglia di assaporarlo fino in fondo. Anche perché poi in realtà il sapore al viaggio lo diamo noi stessi. Poi naturalmente ci sono alcuni viaggi a cui rimani più legato. Per me sono il primissimo in Irlanda (il primo da solo in assoluto, a piedi e in autobus), in Grecia (atteso per più di 8 anni, seguendo le storie di Omero e di mio nonno) e a Capo Nord (per i chilometri percorsi sulla strada e per i chilometri di pensieri affrontati)

  • E la meta per cui ti sei maggiormente documentato?

Non mi documento quasi mai su una meta, ma sul viaggio, sul percorso da fare. Comunque tutto parte dalle letture di narrativa di viaggio che faccio, si trasferisce sulla mappa e alla fine taccuino alla mano mi segno varie informazioni che trovo sulla guida e che ritengo possano essere utili. Dopo ogni viaggio, secondo me si riesce ad affinare la propria capacità di documentarsi e di capire cosa deve essere saputo prima di partire e cosa è bene scoprire in viaggio. Per rispondere alla domanda direi Patagonia ed Asia Centrale, dove non sono ancora stato!

  • Patagonia: mi affascina tantissimo, pur non essendoci mai stata. Quali libri mi consiglieresti di leggere per prepararmi a un viaggio in Patagonia?

Direi prima di tutto qualcosa di Coloane. Poi Chatwin, Theroux, Sepulveda e Lucas Bridges. Da non dimenticare naturalmente Due libri di Tito Barbini come "Cacciatore di ombre. In viaggio con don Patagonia" e "Le nuvole non chiedono permesso". Anche Argemì non è male con i suoi "Patagonia ciuf ciuf" e "l'ultima carovana della Patagonia"

Dati gli ottimi consigli su Serbia e Bosnia, di cui presto scriverò, i quattro libri che ci hai proposto per la Patagonia sono da prendere al volo!

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