L 'ABC dei viaggi al femminile – di Francesca Bazzocchi

Un #ABCviaggi tutto al femminile quello che ci propone oggi Francesca Bazzocchi. Ricco di spunti, che fa riflettere. Buona lettura!

Scrivo su invito di una amica, una di quelle pazienti, tanto tanto pazienti, che sanno aspettare. Perché sanno che a un certo punto tornerai. Perché dalle buone amiche si torna sempre, così come torniamo nei luoghi dei viaggi che ci sono rimasti nel cuore e nelle viscere. È sempre l'istinto a guidare le donne nella scelta delle destinazioni, quasi come sapessimo già che cosa troveremo, raccoglieremo, conserveremo e faremo crescere dentro e fuori una volta tornate a casa.

E così @GiulsV mi invita a scrivere per il contest su viaggio e scrittura di Trippando, dopo averlo fatto lei stessa nel suo articolo. 

Attesa. L'attesa di tornare a casa quando si è in aeroporto. È il momento in cui ci chiediamo che cosa lasceremmo indietro se non tornassimo più, se prendessimo piuttosto un volo per una destinazione ignota e poi un'altro e un'altro ancora e ci lasciassimo tutto alle spalle... Cosa lasceremmo dietro di noi? Cosa rimarrebbe come l'ombra passata di una nuova identità? La sua mano su un fianco, un mucchietto di parole disperse dal vento e una tazzina da caffè. Null'altro.

Brividi. Quello che proviamo quando ci troviamo incaute in un posto nuovo mentre ci fa compagnia un vecchio pensiero: “Sei sola. In giro non c'è nessuno. È buio. È freddo. È pericoloso. Torna indietro!” Ma poi cominciamo a camminare e sentiamo che hanno più saggezza le nostre gambe dei nostri oscuri timori. E alla fine arriviamo in qualche luogo, ci fermiamo e sappiamo che quel posto non aspettava che noi.

Coincidenze. Il viaggio smuove e scombina gli ingranaggi dell'universo, sposta le persone, crea varchi spazio-temporali dove prima non c'era che un muro silenzioso. Apre passaggi verso nuove vite. Sarà che in viaggio i nostri sensi sono più acuti, ma le coincidenze ci passano accanto più di frequente, sorridendo, scalciando, piroettando. Quello che nel non-viaggio è solo sussurrato, accennato, semi-nascosto, quando siamo in movimento prende vita e diventa reale come sangue, carne, ossa, sudore e fango. E ci costringe a guardare.

Deserto. Il deserto di tanti viaggi, assolato e pieno di vita invisibile, che fa rumore senza fare rumore. Ci ricorda di imparare a fidarci di quel che c'è eppure non si vede. E accettarlo. Perché a volte sarebbe meglio non sapere che c'è, lasciarlo nascosto in qualche profondità sotterranea. “Mi è sempre piaciuto il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vedenulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende in silenzio...” Antoine de Saint-Exupéry - Il Piccolo Principe

Estasi. Come quella che si prova ballando scalze in una spiaggia lontana, sotto le stelle, pensando che il tempo non è più tempo e che potrebbe non esistere più nulla al di fuori di quella notte. Poi ci si sveglia, si prosegue il cammino e rivolgendoci indietro quella notte sembra essere un po' accaduta e un po' no. Forse era un incantesimo. O forse è successo davvero. Ma i viaggi servono a questo, a insegnarci che non importa, l'unico compito è andare avanti nonostante la voglia di rimanere a guardare un istante perfetto. Nonostante la voglia di sperare che quel che non esiste torni da noi.

Fermarsi. Quando decidiamo di fermarci, durante un viaggio, la sosta ha sempre un significato profondo. Il viaggio è un mondo alla rovescia dove il movimento lascia spazio alla stasi solo a volte, solo per pochi istanti, solo se necessario. Per raccogliersi o per raccogliere sensazioni che rimarranno a lungo nei ricordi, come imbrigliate nella pelle, pronte a essere convocate nelle notti tristi.

Guardare. Guardare, contemplare, meditare. La vista durante il viaggio ha sempre qualcosa di speciale, si incarica di discernere tra milioni di miliardi di piccole cose e trovare proprio quella che ci colpirà al cuore, quella che rimarremo a guardare con gli occhi della mente ogni volta che ne sentiremo la mancanza. Come se fosse ancora qui davanti a noi.

Hypnos. Il dio del sonno. Perché viaggiare è un po' come dormire a occhi aperti, un po' come sognare: si incontrano folletti, si ascoltano storie miracolose, si vivono avventure incredibili e ci sembra di camminare in un mondo più denso, reale e surreale al tempo stesso. Un mondo pieno di poesia e colori. E quando tutto si spegne e finisce, non possiamo fare a meno di pensare a quali meravigliosi fuochi faremo da testimoni nel nostro prossimo viaggio.

Iniziazione. Il primo lungo viaggio da soli serve a guardarsi dentro, a tirare le fila di quel che si è, di quel che si vuole davvero. In quel momento impariamo ad amare i luoghi e le città come le persone, a considerarli creature vive, con un'anima e un respiro. Impariamo ad ascoltare le loro voci e le sentiamo chiamarci a distanza di anni, per farci tornare e per farci guardare tutto con occhi nuovi e con occhi vecchi. Tornare sulle orme di un vecchio viaggio serve a guarire.

Luna. Ai viaggiatori viene sempre d'istinto, passeggiando di sera, alzare gli occhi e accorgersi della luna sopra di loro. Quella perfetta, sospesa, appoggiata nel cielo. In viaggio sembra più bella, più vicina, più umana. Brilla fosforescente la luna su acque erranti” - Neruda.

Mente. I viaggi più lunghi e faticosi sono quelli mentali, i viaggi intrapsichici. Quelli che si fanno in discesa, al buio, con la consapevolezza che c'è ancora qualcosa che dobbiamo capire di noi stesse e che è da andare a prendere proprio laggiù. E' seduto sul fondo e aspetta di essere illuminato. A volte abbiamo la sensazione di esserci perse e che non troveremo più la strada di casa. Ma ogni viaggiatore sa quando è tempo di ritrovarla e tornare a casa.

Nulla. Come non pensare a nulla: quando siamo in viaggio a volte siamo sommersi da pensieri da recuperare o da nuovi che nascono; altre volte, il viaggio è il tempo del non pensare a niente, del lasciare tutto sospeso, del dimenticare, del negare. A volte il viaggio è una leggerezza imposta, di cui abbiamo bisogno per tornare a stare bene. A volte il viaggio è puro nulla.

Oracolo. Chi in viaggio non ha incontrato almeno uno stregone? Un buffo personaggio dalle discutibili capacità divinatorie? Una maga, una vecchia signora che indica la strada: “Di qua, devi passare di qua”. Tutto frutto dell'immaginazione? Chissà, ma solo in viaggio crediamo un po' di più a quelle buffe parole cantate, urlate, mimate.

Poesia. Quale viaggio non potrebbe essere descritto da una poesia? Da un unico verso perfetto? Che sia il viaggio di una vita o il viaggio di una notte non importa: i viaggi ci rappresentano, sono al contempo Poesia e Ragione. L'ultimo che ho fatto recentemente, durato solo poche ore, con un inaspettato compagno di viaggio: “We were together. I forget the rest” - Walt Whitman.

Quantico. Come il salto che si fa grazie ad un viaggio, se siamo fortunati. Capita spesso di tornare da un viaggio cambiati, ma sono rare le volte che ci accorgiamo di essere cambiati tanto, e per sempre, senza neppure sapere perché. Si torna come prima ma non è più come prima, non si è più gli stessi:Come fai a raccogliere le fila di una vecchia vita? Come fai ad andare avanti quando nel tuo cuore cominci a capire che non si torna indietro?” - J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli.

Riposo. Per quanto viaggiare sia faticoso, c'è sempre una parte di noi che in viaggio riposa e si nutre di nuova energia. È il dedicare tempo a noi stesse, ai pensieri rimasti sotto cumuli di cose da fare durante il non-viaggio, che ci rende creatrici e ci rigenera.

Sapere. Da che parte andare, cosa fare, cosa trattenere e cosa lasciare andare. In viaggio sappiamo. Viaggiare è una condizione umana, viaggiare fa bene all'anima.

Terra. Quella fredda, sotto i piedi. Quale che sia il colore, terra nera fangosa, tessa rossa bollente o terra bianca polverosa, mettere i piedi dentro la terra è un lusso che spesso ci concediamo solo durante i viaggi importanti. Per sentire chi siamo.

Unità. Il viaggio unisce le nostre parti e il dualismo tipicamente femminile si placa. Ragione e sentimento non sembrano così distanti e lasciamo spazio alle cose che davvero vogliamo fare. In viaggio siamo come davvero siamo, senza maschere.

Volare. I viaggi spesso sono così, sono il momento sacro in cui abbandoniamo la paura di volare. “Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
 Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
 Li spingemmo oltre il bordo. E volarono.” - G. Apollinaire

Zanne. Come quelle che sembrano spuntarci a volte, di notte, in viaggio in mezzo ai boschi. Zanne, artigli e coda, come ci ha insegnato Clarissa Pinkola Estés in Donne che corrono coi Lupi”. Quando il richiamo si fa più forte e quasi ci sentiamo chiamare per nome, vediamo la mano della vita tesa verso di noi e sappiamo che è il viaggio, e solo il viaggio, ad averla chiamata.

I miei 5 inviti a 5 twittatrici molto diverse tra loro:

Giulia: blogger, amica e collega. Se non ci fosse bisognerebbe inventarla!

Federica: blogger di viaggi, spontanea e divertente

Elena: amica e collega. Forte, battagliera e fashion: una guerriera con stile

Grande Lebowska: perchè i suoi tweet mi mettono sempre di buon umore

Beatrice: per i tweet sottili e delicati come parole sussurrate

 

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