Letteralmente significa la Valle delle Arti ed è un festival d'arte nato 23 anni fa. Originariamente si svolgeva in 7 paesi a pochi chilometri di distanza l'uno dall'altro nella valle a nord dal lago Balaton ma oggi è tutto concentrato nei pittoreschi villaggi di Kapolcs e Taliándörögd. Si tratta del festival panculturale più vasto dell’Ungheria, con un programma ricco e vario: centinaia tra spettacoli teatrali, circensi e di danza, concerti non-stop (di musica classica, folk, jazz, rock, blues ed altro), rassegne di cinema, presentazioni di libri, incontri con autori e critici, mostre d'arte e innumerevoli laboratori di arti e mestieri. Il tutto si svolge nei cortili, nelle case contadine, nei fienili, nelle chiese e per strada. Io sono ungherese quindi non ho problemi linguistici, tuttavia sono convinta che più della metà degli eventi è fruibile anche da un pubblico straniero. Inoltre l’ambiente generale da una parte è internazionale, dall’altra è proprio l’opposto: è universale e questa dualità risulta estremamente affascinante.
Cercherò di raccontarvi la mia esperienza di quest’anno soprattutto per immagini.
La Valle delle Arti, dal 26 luglio al 4 agosto 2013, Ungheria.
Condividerò con voi anche qualche mia riflessione del tutto soggettiva dal mio taccuino di viaggi.
Giornate di un caldo assassino che immobilizza la gente. Sete, polvere, folla. Eppure sotto questa polverosa e forzata immoblità traspare tanta passione creativa e artistica da sentirsi rinati. La bellezza dei suoni e della musica, la poesia degli oggetti creati da mani capaci e visioni geniali, le energie che creano arte e generano una comunità unita nella sensibilità e negli intenti - è questo che trovo ogni anno che vengo qui. E' la mia annuale dose di ispirazione, non potrei farne a meno.
Oltre l'innovazione e la contemporaneità, c'è anche la costante convivenza con le tradizioni, le radici. Qui una tipica casa contadina ungherese di un tempo.
L'atmosfera è gioiosa, entusiasmante e ricca di stimoli. Il tutto è condito da numerosi punti ristoro con pietanze tipiche preparate tradizionalmente nei forni di terracotta e gulasch (in ungherese: gulyás) cotto nelle tipiche pentolone sul fuoco vivo. E' un'esperienza notevole specialmente per i più golosi.
Come dicevo, si tratta di 10 giorni di musica e spettacoli dalla mattina fino a notte fonda, non-stop e contemporaneamente in vari punti sparsi nei vari paesi. E' un miscuglio di generi, di ritmi, di tradizioni diverse, dalla musica classica al jazz, dal rock e blues a musiche etniche di varie provenienze. Una full immersion da brividi...
Le ceramiche. Anche quest'anno, come tutti gli anni, decine di artigiani e artisti hanno interpretato in modo originale ed eclettico la capacità di creare forme e colori partendo da una materia elementare come la terra. La ceramica ha una storia millenaria eppure non perde il suo fascino, non diventa mai obsoleta. Con inventiva, creatività e fantasia la si rinnova di continuo sperimentando nuovi concetti formali, plasticità nuove e decori ricercati. Oppure - e anche questa è innovazione a suo modo- ritrovando la strada della tradizione, della tradizione più remota e primitiva.
Il bello di questo festival è che tutto è vivo e coinvolgente. Giri l'angolo e trovi un laboratorio di ceramica o un corso accelerato sulla tecnica raku dove sperimentare e mettersi alla prova. O semplicemente per poter diventare artista/artigiano per un giorno. Sono esperienze belle e vere.
(mia figlia accanto al tornio sotto un pero e un ombrellone verde)
I bambini sanno entusiasmarsi anche più di noi adulti quando si tratta di creare. Se poi si aggiunge il piacere di pasticciare con la terra l'estasi è assicurata.
Lanterne portacandele da giardino (già di giorno sono uno splendore, figuratevi di notte!).
E mi preme aggiungere che il festival è decisamente a misura di bambino. Io lo testo ogni anno con i miei figli e credetemi, quando pronuncio il nome del festival, i loro occhi si illuminano. 🙂
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