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#Leggendoviaggi IL PICCOLO PRINCIPE: UN VIAGGIO, UNA RICERCA INTERIORE

Anni fa, molti a dire il vero, mi regalarono il libro del Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry. Da allora quel libro, non so bene perché, è diventato sempre più mio, tanto da farmene letteralmente innamorare ed iniziare a collezionarlo in varie edizione e lingue del mondo ed avere così una nuova scusa per visitare nuovi paesi, ovvero quello dall’acquisto del Piccolo Principe in una nuova lingua.

Una parte della collezione dei mie libri de IL PICCOLO PRINCIPE

Vista l’imminente uscita al cinema ho deciso di scrivere due righe per la vecchia rubrica #leggendoviaggi (che ultimamente abbiamo un po'abbandonato ma che tornerà presto attivissima), senza troppi pensieri, in modo spontaneo, su questo libro famosissimo.

Il Piccolo Principe incomincia con un fortunoso atterraggio nel deserto sahariano di un aviatore (molto ispirato allo stesso Sanit-Exupèry), il quale la mattina successiva al suo primo risveglio africano incontra un bambino, il Piccolo Principe, che viene da un altro pianeta e che gli chiede di disegnare un pecora. Inizialmente il Piccolo Principe è insoddisfatto, fino a quando l’aviatore disegna per lui una scatola con dei fori, sostenendo che all’interno è presente la pecora richiesta: questo era perfetto. Così inizia il viaggio del Piccolo Principe, che per conoscere l’universo vaga da un asteroide all’altro incontrando individui strani, ognuno con delle caratteristiche particolari: un re triste poiché è senza uomini che lo servano, un lampionaio che tutto il giorno accende e spegne i suoi lampioni, un ubriacone che beve per non provare la vergogna di bere, un vanitoso, un geografo e così via. Tutti questi incontri mostrano come crescendo, nel viaggio della vita, gli uomini riescano ad allontanarsi perdendo il contatto con le cose importanti, senza più cogliere il senso di ciò che si ha, che si vive o che si prova. Ma dunque: cosa c’entra realmente questo libro con il viaggio? C’entra eccome. Oltre che per il viaggio fisico che il piccoletto biondo compie, per il viaggio interiore che la lettura del libro provoca, o per lo meno a me fa questo effetto, tutte le volte che lo rileggo.

Questa storia trasmette una visione del mondo molto attuale, legata all’inquietudine, ad un’umanità in crisi, materialista, un mondo dove sempre più il pensiero di se stessi sovrasta quello che dovrebbe essere il pensiero di unione globale. Durante il suo viaggio, ed il lettore con lui, il Piccolo Principe impara a guardare gli altri non solo da un punto di vista esteriore, impara a comprendere e scorgere i diversi punti di vista, a capire che molte volte quello che le persone mostrano è solo il frutto di una maschera applicata, forse per paura.

Dall’incontro con la sua volpe, il Piccolo Principe e noi lettori capiamo che l’umanità ha imparato a guardare e scrutare il prossimo soprattutto per proteggere, in modo egoistico, se stessa, ma perdendo così di vista quello che vale veramente, perché imprigionato in preconcetti e pregiudizi. Non basta aguzzare gli occhi per vedere, è richiesto un modo speciale di guardare.

“Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi”.

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