#LeggendoViaggi: Un indovino mi disse...

Salve amici... che emozione! Anch'io oggi voglio contribuire a #LeggendoViaggi, la neonata rubrica di Trippando. E voglio parlarvi di un libro che inserirei nell'ABC di ogni viaggiatore: "Un indovino mi disse" di Tiziano Terzani.

Un indovino mi disse

Terzani è stato uno dei più esemplari corrispondenti in Asia nella seconda metà del secolo scorso, cacciato dalla Cina perché non gradito dal regime, inviato in Vietnam, testimone delle atrocità del governo di Pol Pot in Cambogia e del crollo del Regime comunista in Russia.

Mai spaventato di fronte a niente e nessuno, improvvisamente, a ridosso dell'anno 1993, si trova a riflettere su una profezia del 1976 a lui fatta da un indovino cinese: "Nel 1993, non prendere aerei".

Con l'avvicinarsi della fine del 1992, sistemato il progetto lavorativo in accordo con i suoi superiori del settimanale tedesco Der Spiegel per il quale lavorava in quel momento, lo scrittore intraprende una delle sue più divertenti avventure: viaggiare senza mai prendere né aerei né elicotteri, servendosi solo dei mezzi di trasporto via terra e via mare. Fatto alquanto insolito per un corrispondente internazionale...

Quel 1993 sarà anche un anno costellato di incontri particolari: indovini, fattucchieri, sciamani per conoscere il proprio futuro.

E qui mi fermo per darvi la mia prima riflessione: è partendo dal cambiamento del modo di viaggiare che lo scrittore ci fa capire i valori di conoscenza, cultura e tradizioni ormai persi dalla civiltà occidentale inseguendo il "re economico del profitto", denunciando gli speculatori economici occidentali vedano nell'Asia la risorsa dell'economia del nuovo millennio.

E poi c'è quella descrizione del suo viaggio da Bangkok  a Firenze in treno, intrapreso per incontrare la madre. Un viaggio descritto a tappe con i relativi incontri dei vari indovini, alcuni dei quali sono dei veri e propri imbroglioni che praticano per necessità. Altri, invece, sono semplici persone che derivano la loro pratica da una cultura millenaria tramandata di padre in figlio.

La stessa descrizione dell'attraversamento delle frontiere, degli incontri nello scompartimento, dell'arrivare con il treno fin dentro la città, iniziando ad immaginarla e a sentirne gli odori, fa capire quanto abbiamo perso del viaggio riducendo i tempi e utilizzando gli aerei. Spesso - come lo stesso scrittore dice - puoi pensare di non essere neppure partito perché ti trovi ad arrivare in un aeroporto uguale con un uguale Dutyfree shop.

Sorprendente è pure il viaggio di ritorno a Bangkok che affronta imbarcandosi su un mercantile di 2000 container da La Spezia fino a Singapore, attraversando il canale di Suez, il Mar Rosso, l'Oceano Indiano e lo stretto di Malacca.

Anche questa l'ennesima avventura cercando di capire cosa provavano i mercanti che si spingevano fin nelle Indie.

I mille modi di vivere dei personaggi delle varie etnie narrati dallo scrittore, illustrano quanto l'Asia sia terra di enormi contrasti. Dagli usi e costumi ancora arcaici alle moderne e atipiche città, dalle donne con i burka e i kimono alle pin-up vestite come cartoni animati.

L'Asia ormai da anni compie enormi e veloci cambiamenti, crea (ed ha creato) uno sviluppo immane, e resta la paura che a farne le spese siano le radici, quelle profonde, che hanno costruito una civiltà artigianale e rurale millenaria. Questo, secondo me, il messaggio più bello di "Un indovino mi disse".

Tornando a sognare un viaggio in treno da Bangkok a Firenze, vi auguro buona lettura.

Se vi è venuta voglia di leggere Un indovino mi disse, cliccate qua sotto!

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