Leggendoviaggi: alla scoperta della libreria On the road di Firenze
Si definisce “un dinosauro che non ha internet sul cellulare e che si trova più a suo agio in mezzo alla natura selvaggia piuttosto che in un centro commerciale.” Terribilmente umorale, quando passa l'entusiasmo, cambia tutto e si rimette in gioco… ma questa volta ha intenzione di "fermarsi" un po'! Ma Martina Castagnoli, titolare della libreria On the road di Firenze, è soprattutto un’entusiasta, un'idealista che fin da piccola ha lavorato, con fatica e senza scorciatoie, doti senza le quali sarebbe impossibile tenere aperta una libreria di viaggi oggi. E il compito di Leggendoviaggi è anche questo: dar voce alle librerie di viaggio indipendenti. Indipendenti come i viaggi dei travel blogger. Tra i libri che ha amato di più, eccone tre: “Racconti dei mari del sud” di William Somerset Maugham, “Demasiado Corazon” di Pino Cacucci e Latinoamericana di Ernesto Che Guevara.
- Com'è nata l'idea di aprire una libreria di viaggi a Firenze?
Ho lavorato come scenografa nel cinema per quasi 10 anni, ma mi sono resa conto che non ero più felice e così ho preso la decisione drastica di ripartire dalle mie passioni, la letteratura e i viaggi. Da lì, l'idea di aprire una libreria specializzata che mi permettesse di viaggiare… quantomeno con l'immaginazione.
- Che cosa significa tenere aperta oggi una piccola libreria indipendente "di nicchia"? Quali le gioie e i "dolori"?
Andare un po' controcorrente, ma senza mai pensare ad una “sfida”. Credo nei valori alla base del viaggio: rispetto, curiosità, scambio culturale, libertà. Credo anche che sia fondamentale mantenere un rapporto non asettico e non distaccato con la vita. Credo che si debba comunicare guardandosi in viso, viversi la vita con un contatto sensoriale diretto.
I dolori non sono pochi: sbattere la testa contro le leggi di un paese che non solo non proteggono le piccole imprese, ma le strozzano. Significa essere un po' Don Quijote ed essere consci che a fare il libraio non si avrà mai una vita agiata, almeno fino a che le cose non cambieranno.
Alcuni pensano che il prezzo da pagare per essere idealisti sia fare la fame. Io non lo condivido perché non vivo d'aria e quindi è giusto che per il sudore che ci lascio debba prendere qualcosa. Non vivo per lavorare, lavoro per vivere. Detto questo so anche che se il mio guadagno è il 30% del prezzo di copertina e non posso cambiare né l'uno né l'altro, la tranquillità è difficile che la raggiunga. C'è molta ignoranza sulle problematiche dei librai, la gente continua a chiedere sconti senza rendersi conto che il libraio non può cambiare il prezzo di copertina… e non è che può far beneficenza solo perché i libri sono una forma d'arte. Però le gioie sono altrettante. Se apri una libreria indipendente vuol dire che credi in un sogno e allora anche se sei demoralizzato, quando lavori bene ed inizi a ricevere attestati di stima e di affetto, passa tutto. E poi io viaggio tutto il giorno. Con l'immaginazione, s'intende!
- Quanto è importante per te il concetto di rete tra librerie indipendenti e di settore?
Sono in generale per la collaborazione tra librerie, per organizzare e promuovere eventi e interazioni, nel mio piccolo lo sto già facendo. Ho ottimi rapporti con tanti librai, quindi ben venga. Sempre nella correttezza e lealtà, però.
- Che cosa vuol dire per te viaggiare?
Vuol dire vedere il mondo cercando di guardarlo con occhi vergini, lasciarsi andare a suoni, immagini, colori ed esperienze diverse dalla tua. Vuol dire rimettersi in discussione ed essere pronti a cambiare le proprie idee ed il proprio modo di vedere le cose. Vuol dire essere capaci di esplorare anche con la mente luoghi che non hai mai visto, immaginarli senza sosta.
- Parliamo adesso dei tuoi viaggi. Li prepari anche attraverso letture o quelle le lasci per il ritorno?
Se ho tempo, inizio a leggere prima della partenza. Durante il viaggio mi porto ovviamente la guida e anche una buona narrativa di viaggio che mi aiuti ad entrare nella cultura ed atmosfera del paese. Ad esempio, sono tornata da Cuba pochi giorni fa. Durante il mio viaggio ho letto “Questa notte ho sognato in cubano" di Cristina Garcia. Meraviglioso! Prima di partire, invece, avevo letto "Alcune strade per Cuba",un bel libro di Alessandro Zarlatti. Grazie al suo libro ho scoperto alcuni posti di cui non sapevo l’esistenza.
- Ci sono delle mete o dei percorsi che non hai ancora fatto e che ti sono invece stati ispirati da libri che hai trovato interessanti?
Leggendo alcuni libri di Tito Barbini, come ad esempio, “Le nuvole non chiedono permesso” – il racconto di un viaggio in America Latina - mi è venuta voglia di partire al più presto per il Cile e la Bolivia. Restando più vicina, ho scoperto il percorso del Vallo di Adriano leggendo un bellissimo libro di Paolo Ciampi, “La strada delle legioni”, un coast - to - coast in Gran Bretagna semi-sconosciuto. In questo periodo, tendo però a prediligere di più i percorsi naturalistici e ad orientarmi su letture di questo genere.