Mamma Expat: benvenuta su Trippando a Valentina Vaselli

La ricerca di co-blogger ha portato diverse persone appassionate. Liliana Monticone l'avete già conosciuta. E avete letto il suo bellissimo racconto di avventura in Islanda. Oggi è la volta di Valentina Vaselli, che, nella sezione Amici on the Road avrà la rubrica "Mamma Expat". Le ho chiesto di raccontarci qualcosa di lei. Ecco la sua presentazione. E, a breve un suo post!

Un bel giorno, alle elementari, si giocava a  decidere qual’era il nome del proprio principe azzurro. Chi diceva Marco, chi Federico…a me non venne in mente nessun nome. Un altro bel giorno, molti anni dopo, dissi ai miei che avevo deciso di iscrivermi a giurisprudenza transnazionale perché avrei voluto fare un lavoro che mi avesse permesso di viaggiare e prendere gli aerei come se fossero tram. A ripensarci ora, tutto quadra: il nome non mi veniva perché doveva essere straniero, i miei studi di diritto comparato mi hanno aperto la porta dei viaggi di  studi, indirettamente grazie a quegli studi ho poi incontrato il predetto straniero, nel frattempo ho scoperto di aver paura di volare ma di aerei ne ho presi e continuo a prenderne tantissimi.

Da quasi quattro anni non lavoro più come giovin giurista ma sono diventata 24 ore sue 24 7 giorni su 7 moglie (e  da un anno e mezzo) e  madre, expat.

Sono felice della mia scelta perché divido la mia vita con la persona che amo e ho la possibilità, estremamente significativa per il mio modo di essere, di vivere all’estero e di  continuare a viaggiare, ma se l’immagine che avete della expat spouse è quella della moglie di giallo vestita dell’ambasciatore dei ferrero rochers, forse vi potrà interessare leggermi e scoprire come funziona per davvero vivere all’estero, in versione accoppiata e con prole.

Essere expat è una situazione in cui vita pubblica, privata, personale e sociale diventano inscindibilmente legate all’essere permanentemente temporanea in un quotidiano mobile ma segnato da una serie di elementi costanti: da skype per videotelefonarsi con amici e parenti, bisnonni inclusi,  ai sacchetti sottovuoto per massimizzare le valigie, dall’irrisolvibile nostalgia per lo stracchino all’utilizzo di google per scovare il nome sotto il quale è commercializzato nel posto in cui mi trovo l’unico farmaco che ho dimenticato di portare e che mi serve.

Certamente uno dei motivi per cui abbiamo fatto questa scelta è anche perché è economicamente più vantaggiosa che vivere in Italia, ma per continuare a mantenere i legami con famiglia e amici nei nostri rispettivi paesi e continuare a viaggiare per piacere, non abbiamo perso quella mentalità low cost che ha caratterizzato i nostri anni da studentelli squattrinati. Siamo una famiglia fortunata ma anche attenta a come investire le risorse economiche, temporali e fisiche per fare ciò a cui teniamo di più.

In questi anni ho imparato ad arare internet non solo per trovare occasioni e offerte, ma anche consigli e pareri da chi ha necessità simili alle mie: circa un anno fa ho deciso di impegnarmi a mia volta a contribuire a mettere in rete quel che delle mie esperienze potrebbe essere utile, di ispirazione o di consolazione ad altri. In particolare mi fa piacere condividere le  soluzioni pratiche, le astuzie  e gli oggetti furbi che ho sperimentato spostandomi con la mia piccola Viaggiatrice. Alcune cose le ho scoperte o imparate grazie ad altre bloggers di lingua inglese, altre sono direttamente farina del mio sacco, in ogni caso mi fa piacere pensare che se anche ho dato un aiuto pratico ad una sola mamma italiana titubante circa il far la valigia e partire con la sua creatura, ho raggiunto il mio obiettivo: dare una scrollata al luogo comune per cui “una mamma dovrebbe starsene a casa per il bene suo e della creatura”.

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