Metti una sera a cena: il Trabucco, il tramonto e...
Siamo giunti all''ultima puntata di #bloggerhouse, il viaggio di 5 blogger (Sara, Monica, Laura, Ernesto ed io) in terra pugliese e, più precisamente sul Promontorio del Gargano, alla scoperta dei mille volti di questa terra; magnifica per la storia, affascinante per la natura e dove piccoli eroi lavorano ogni giorno, costantemente e con decisione, alla tutela delle sue tradizioni, alla preservazione della sua cultura ma, soprattutto, alla loro diffusione.
Abbiamo conosciuto Giuseppe e il suo eco B&B, che ci ha ospitato, abbiamo odorato gli agrumi del Gargano con Giovanni, abbiamo cucinato insieme alla famiglia Buo, mangiato alla tavola di Fausta Munno, ascoltato le storie di Carlo e dell'antico castello in cui vive, ammirato i workshop artistici di Matteo ed Esilde, cercato le orchidee spontanee con Angela e Giovanni e osservato il territorio da dietro una cinepresa grazie a Ferruccio Castronuovo.
Come ogni bel viaggio, che giunge al suo termine, la nostra bloggerhouse non poteva che finire con una cena davanti ad uno spettacolare tramonto, preludio non certo di una fine ma di un prossimo nuovo inizio.
Siamo sulla costa, la parte del Gargano più turistica proprio per la bellezza del mare e delle lunghe spiagge che si alternano a ripide, rocciose scogliere che celano, al loro interno, grotte misteriose e, all'esterno sono puntellate da enormi argani, apparentemente leggeri e delicati, che si aggrappano alla roccia da tempi lontani: i Trabucchi.
Alla Puglia sono stati prestati dal vicino Abruzzo agli inizi del Novecento ma gli studiosi dicono che furono i Fenici a farli conoscere alle antiche popolazioni italiche. Per anni sono stati i re della costa dando sostentamento alle famiglie di pescatori e vita a generazioni di maestri d'ascia sempre più esperti nella realizzazione di queste opere d'ingegneria.
Oggi non ne sono rimasti molti, alcuni sono, purtroppo, lasciati al tempo cronologico e a quello atmosferico ma altri sono stati trasformati in musei viventi ed attrazioni turistiche senza far perdere loro la dignità di maestosi ed antichi strumenti di pesca.
Per la nostra cena scendiamo fino a Punta S. Nicola, da Mimì Ottaviano, appartenente ad una delle due famiglie che, nel 1925, iniziarono la tradizione della pesca col trabucco in Puglia.
Mentre scendiamo lungo la strada che scorre lungo la costa, il tramonto accentua i suoi colori dando al trabucco, un fascino particolare. Non è ancora stagione turistica per cui siamo avvolte unicamente dal rumore del mare e delle onde che s'infrangono sugli scogli. Ad attenderci c'è Domenico Ottaviano, bel nipote di Mimì, la quinta generazione che ha preso le redini di questa antica tradizione.
Scegliamo il menù, anzi ci lasciamo suggerire da lui che, d'inverno sale su nel Nord Italia per proseguire i suoi studi mentre, nella bella stagione, scende nella natìa Puglia per mettere in pratica la sua esperienza abbinandola con i saperi della pesca e i sapori della cucina pugliese.
Ci lascia mangiare gli antipasti, gustare i primi e assaporare il pesce arrosto e poi torna al nostro tavolo, raccontandoci la storia del trabucco di Mimì, delle antenne, lunghe ben 36 metri, delle tante varietà di pesce che si catturano e del cefalo, la preda più ambita che, scende verso sud e, proprio lungo lo sperone del Gargano, trova l'ambiente naturale per accoppiarsi. Proprio per questo si usa una femmina per esca e trarre in inganno gli ignari maschi nella rete.
Fu Giovanni Battista, nonno di Mimì, a costruire, negli anni trenta, il trabucco di S. Nicola, rigorosamente di Pino di Aleppo o di quercia, che reggono gli urti del mare, il salivo che incrosta e il tempo ma fu Mimì a capirne il nuovo potenziale osservando i primi turisti che rimanevano affascinati da questo strano marchingegno.
Iniziò con un piccolo bar, poi una piccola cucina dove la moglie cucinava il pescato ed oggi, grazie ai figli ed ai nipoti, Al Trabucco da Mimì, è diventato un luogo da non perdere; si gusta il buon pesce fresco, si ascolta jazz nelle calde seratine estive ma, soprattutto, non si dimenticano le tradizioni, per cui si continua a pescare (chiunque può assistere e partecipare attivamente alla pesca con gli Ottaviano) come quasi 100 anni fa iniziò questa piccola famiglia di eroi.
La cena è deliziosamente finita, Domenico è tornato nella sua cucina a rassettare. Domani mattina saremo di nuovo in viaggio, ciascuno di noi verso la propria casa, ciascuno di noi carico di un bagaglio di cose da raccontare su un territorio che ha voglia di essere scoperto, su persone che lottano per la propria terra e che non demordono davanti ai muri mentali.
Ve li abbiamo raccontati, descritti ed illustrati adesso non vi resta che andare a conoscerli di persona e, vi assicuro...sarà tutta un'altra cosa.
Arrivederci da Eugenia, Sara, Monica, Laura ed Ernesto e la loro #bloggerhouse #trippandoalpizzicato.
Un ringraziamento a Pino, che con l'idea della Bloggerhouse, non solo ha fatto conoscere al mondo il suo Pizzicato Eco B&B e la splendida Pasticceria Pizzicato, ma anche questa parte d'Italia poco conosciuta ma tanto ricca di cose e persone.