N come "non torno (più) a casa"

Lento e inesorabile prosegue l'ABC dei viaggi della Signora Trippando. Siamo arrivati alla lettera N. N come una come una frase: Non torno (più) a casa.

Non so voi, ma io l'ho pronunciata parecchie volte. La prima al telefono alla mia mamma. Avevo vent'anni ed ero a Murcia, a fare un corso di teatro e danza (bella scusa per viaggiare: mai fatto teatro e mai ballato prima di allora...). Ero partita da Pisa con un'amica. Ci eravamo unite ad un gruppo di Torino e a Murcia erano con noi un gruppo spagnolo ed una compagnia teatrale greca, di Salonicco. Per me che al liceo avevo dato l'anima nello studio del tedesco, comunicare con i greci era impossibile, a parte che a gesti. Il mio inglese era inesistente. Invece con gli spagnoli sfoggiavo  il corso "con cintas", come mi prendevano in giro i locali. Ovvero: vi ricordate i famosi corsi della De Agostini "Lo spagnolo per tutti"? Ecco, io sono la prova vivente che quei corsi funzionano. Le cintas sono le audiocassette (ricordate, o voi che avete passato i trenta?) e, quando gli amici spagnoli mi chiedevano com'era che parlavo così bene la loro lingua, la mia risposta era sempre che avevo fatto un curso con cintas. Non vi dico le infamie che mi dicevano quando non capivo una parola. Anzi, ve le dico: erano nella cinta successiva... Ma che grandi bastardi!!

casa

Anyway. Ricordo i dieci giorni di Murcia come divertimento allo stato puro. Poco sonno, tanta movida. La mattina ci si doveva alzare presto per i corsi (eh, sì, dovevamo fare teatro e danza...), ma la sera si andava a letto quando passavano a ritirare l'immondizia e pulire le strade. Le quattro? Le cinque?

Mammamia! Adesso se vado a letto dopo mezzanotte sto rincoglionita per una settimana!

Ma ritorniamo a noi e alla fantomatica frase "Non torno a casa". I ragazzi del gruppo spagnolo ci avevano proposto di andare con loro qualche giorno in campeggio a La Manga: la penisola del divertimento. Dopo aver spostato la prenotazione del treno, telefono all'illustre madre e le dico "Mamma, non torno a casa domani, vado qualche giorno in campeggio a La Manga". Lei "La che?". Tututu. Adesso, da genitrice, capisco davvero che per i miei quei tre o quattro giorni non previsti, chissàdove, senza un recapito dove rintracciarmi (eh, sì, il cellulare me l'hanno comprato appena ho rimesso piede in patria!) siano stati tra i peggiori della loro esistenza. Ma la signora madre la conosco troppo bene: se le avessi chiesto il permesso (ero maggiorenne, ma ancora -e per parecchio- mantenuta), non me l'avrebbe mai accordato. Quindi... via con la fatidica frase "non torno a casa!".

Poi mi è ricapitato altre volte di ripronunciare la fantomatica frase ma, causa sano senso di responsabilità, prima e impegni di lavoro, dopo, non l'ho più messa in pratica.

Ma non solo ho pensato di non tornare a casa. A volte, mi è capitato di pensare, insieme ad Enrico, di non tornare più a casa. E' capitato a Praga, città nella quale ci siamo subito integrati e sentiti a nostro agio. Ci avessero offerto un lavoro, saremo rimasti lì per sempre. Oppure in Croazia. Più o meno ovunque lungo la costa. Una casetta accanto al mare. Qualche stanza in più da affittare... e chi se ne starebbe meglio di noi? Chissà se prima o poi, coi figli grandi (figli... ad ora c'è solo il Topomarco... ma quando ci immaginiamo vecchi, almeno un altro ce lo figuriamo sempre!) riusciremo ad avverare questo sogno, a fare della nostra amata Croazia la nostra casa. E a non tornare più a casa...

E a voi, è mai capitato di di dire o, almeno, pensare "non torno (più) a casa"?

Avete già letto le altre lettere del mio #ABCviaggi?  Eccole:

A come Aereo    B come Boat Trip    C come Camera…d’albergo…    D come Dormire (poco) in vacanza     E come Enrico     F come Fame…da Viaggio     G come Guida    H come Ho perso la coincidenza I come Isole L come Libri… di viaggio, in viaggio…M come la “Maledizione” di Bormio

 

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