Il Natale di una bambina degli anni '50

È con gran piacere, affetto e commozione che oggi la squadra di Trippando cede la parola (ops, la penna!) alla Trip-nonna, la mamma della Signora Trippando. L'avete presente la Signora Trippando? Ecco, l'opposto. Una donnina buona, che per quasi quarant'anni ha fatto la maestra ed ha amato i "suoi figlioli" (gli alunni) come solo una mamma sa fare. Adesso è dedita a fare la nonna a tempo pieno e si ricorda di quando era lei bambina e dei Natale anni 50.

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Quando ho visto l'alberello di Natale "in casa Trippando", mi è tornato in mente il Natale di quando ero bambina negli anni '50.  Mia madre aveva un piccolo negozio, un luogo dove potevi trovare un pò di tutto: filo da cucire, lana, bottoni, cappelli da uomo, sciarpe, ombrelli verdi d'incerato usati da chi andava a pescare e tanto altro.

Quando arrivava il Natale, la gamma degli oggetti da vendere si arricchiva di giocattoli.

Mio padre, che di mestiere faceva il barbiere nella stanza accanto alla bottega. Il lunedì, insieme a mamma, montava in sella alla Vespa e andava a Lucca a fare le spese.

Compravano alberi di Natale, e palline, oltre a profumi in scatole che erano tipo scrigni, in cui, oltre al profumo, c'erano anche un fiore ed un soprammobile. Poi compravano i giocattoli per i bambini: palle colorate, fucili, pistole con la fondina, biglie, cannoncini, ruspe. Per le bambine, c'erano le bambole che, nel migliore dei casi, aprivano e chiudevano gli occhi. E poi carrozzine, portalavoro a uno o due scomparti, cucinine, ciottolini, tricicli e biciclettine.

Tutto ciò che riusciva, mio padre lo caricava sulla Vespa; il resto lo portava via la mia mamma in pullman. Una volta che la merce era arrivata a destinazione, veniva prezzata e disposta in negozio in bella vista. I giocattoli venivano appesi ad un'asta che andava da una parete all'altra, mentre i profumi facevano bella mostra sul banco.

A me bastava di vedere tutta quella roba, già ero contenta, anche perchè sapevo che ogni anno avrei potuto scegliere un regalino per giocarci un pò. Però dovevo fare attenzione, perchè poi la mia mamma, con cura, lo avrebbe rimesso in vendita.

Una cosa che era veramente tutta mia era un sacchettino di dolci che il mio nonno Sesti mi portava di regalo. Quando lo vedevo arrivare in bicicletta, gli correvo incontro: nella "corba", il contenitore in cui metteva i pesci (faceva il pescatore, di mestiere) trovavo cioccolatini e dolcetti.

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