
#notteinmalga12 day 1 - Roberto e la passione per il territorio
Ecco il racconto di Valentina Paro, blogger di Diarioinviaggio, inviata speciale per Trippando alla notte in malga organizzata da Visit Valle del Chiese. Un bel racconto, avvincente. Sembra di esserci anche noi in malga e sul sentiero con Roberto.
La persona che ha trasmesso tanto nel primo giorno in Valle del Chiese è Roberto Panelatti: sindaco di Praso, accompagnatore di territorio e soprattutto uomo innamorato della sua terra. Già dal suo discorso introduttivo in ristorante, prima di incamminarci per la malga di Stabolone di Sotto, sono rimasta colpita dalla passione nelle sue parole e dai suoi occhi luminosi al raccontare della montagna, della malga e dell'esperienza che ci stavamo apprestando ad intraprendere, passione che ha continuato a manifestare in ogni azione compiuta di lì in avanti.
Il Sentiero
Abbiamo imboccato il sentiero in direzione malga di Stabolone di Sotto e, con passo calmo ma deciso, abbiamo iniziato la salita seguendo il ritmo dei nostri scarponi che battevano per terra, ma soprattutto il passo costante di Roberto che ci guidava. La salita non è stata una passeggiata per me – devo ammetterlo sono un po' fuori allenamento – ma Roberto sapeva sempre quand'era il momento adatto per fermarsi a guardare un fiore, una roccia, un albero, raccontandoci una storia che ci permetteva anche di riprendere fiato.
Con l'obiettivo di raggiungere la meta per poter basar el cul a la vecia (questo si dice a chi sale in malga per la prima volta) ci siamo fatti accompagnare lungo il tragitto dalle storie di Roberto, storie di un'infanzia trascorsa tra le montagne della Valle del Chiese, di quando si portavano le mucche in malga per l'estate e si saliva il sentiero accompagnati dai fedeli muli.
A metà sentiero abbiamo sostato alla polsa, un luogo all'ombra, con grandi massi, dove, come i proprietari di bestiame che cargavano la malga (salivano alla malga), ci siamo fermati per riposare e chiacchierare.
Abbiamo superato il bus del caser, un dirupo da cui si dice sia stato spinto un casaro che si comportava in modo troppo duro con i suoi collaboratori... Ad ogni angolo Roberto aveva qualcosa da dire, come se ogni metro o centimetro di montagna avesse una storia da raccontare.
Arrivati a fine sentiero, dopo esserci accertati che la vecia non ci fosse (e un po' sollevati del fatto che non avremmo dovuto seguire i convenevoli che la tradizione richiedeva) abbiamo raggiunto la Malga di Stabolone.
La Malga
La malga fino a non molto tempo fa era monticata, cioè veniva usata come base dai malgari che portavano le mucche al pascolo, ma ora è stata ristrutturata ed è adatta ad accogliere le persone.
La malga era bella. Di legno. Di quella bellezza che hanno le cose semplici: al piano terra un ampio spazio comune con una tavolata, un cucinino con la stufa a legna e il braciere per cucinare la polenta nel paiolo. Al piano superiore tre camere con comodi letti e un piccolo ed essenziale bagno. Una cantina con tanto di turbina che genera elettricità idroelettrica.
(In occasione della nostra visita avevano anche installato la copertura wifi – mitico!)
All'esterno il verde delle montagne e le mucche al pascolo... Mancavano solo Heidi e Peter per completare il quadretto!
Come vuole il motto della Valle del Chiese ho ritrovato il mio tempo, rilassandomi, fotografando le mucche, assaggiando vino, salame e mortandela (non è un errore di battitura, si chiama proprio così!) che in un attimo si sono materializzati sulla tavola (che organizzazione questi trentini!^_^) e chiacchierando con i miei compagni di avventura.
La Polenta Carbonera
E' a questo punto che Roberto si è messo all'opera - e ci ha messo all'opera - per la preparazione della polenta carbonera con la farina gialla di Storo: Storo è il paese di produzione per eccellenza della farina gialla.
La polenta carbonera è un'insieme di farina gialla, tre tipi diversi di formaggio, e pasta di salame rosolata in tanto burro: qualcuno ha tagliato il formaggio, qualcun'altro a spezzettato il salame... E qualcuno ha mescolato la polenta: tutti abbiamo collaborato. Roberto nel frattempo continuava i suoi racconti e le spiegazioni: la polenta carbonera veniva preparata solo nelle grandi occasioni come matrimoni, Natale, Pasqua... proprio perchè si trattava di un piatto ricco che non ci si poteva permettere spesso.
Terminata la cottura Roberto ha ribaltato la polenta sul tagliere e tutti ne abbiamo preso dei grossi pezzi che annaffiati con il vino rosso erano davvero la fine del mondo!
Attorno al Fuoco
Uno dei momenti più belli della giornata è giunto all'imbrunire, quando il cielo ormai scuro si è illuminato della luce della luna che faceva capolino tra le fronde dei pini.
All'aria aperta, di fronte al fuoco, stregati dalle fiamme che danzavano, ci siamo fatti coinvolgere dalle storie e leggende della Val del Chiese raccontate da Roberto: storie di mostri che abitano i boschi, di streghe e ammaliatrici, di orsi (quelli veri) e dell'amore per la montagna e gli animali, di casari spinti giù dai dirupi, e molto altro ancora...
Senza che ce ne accorgessimo si era fatto tardi, davanti a noi il fuoco vivo si era trasformato in un cumulo di braci ardenti, e il buio era calato attorno a noi. Ad aspettarci in malga i nostri sacchi a pelo.
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