Il versante piemontese del Parco Nazionale del Gran Paradiso
Il versante piemontese del Parco Nazionale del Gran Paradiso ha un’identità diversa dalle altre mete delle Alpi, ma altrettanto affascinante. Non ha strutture ricettive con le spa, come quelle che adesso tutti cercano principalmente in Trentino o in Valle D’Aosta, ma ha una sua preziosa caratterizzazione, ben più naturalistica.
È zona frequentata in prevalenza da stranieri - appunto, la maggior parte di noi italiani predilige il pacchetto “hotel più spa” - o da coloro che fanno la GTA (Grande Traversata delle Alpi) o da chi è amante del geoturismo. Il turista della domenica, l’italiano medio, sfrutta queste zone in modo per lo più anomalo (se non addirittura discutibile): coperta di pile in riva al lago, cestino della merenda, caffè nel thermos e rifiuti lasciati spesso in maniera incondizionata. Senza nemmeno accorgersi della maestosità di ciò che lo circonda. Senza averne neanche molto rispetto.
È zona da scoprire per quello che realmente è… non è da considerarsi minore, o meno pregiata, ci sono numerose attività da svolgere a contatto con Madre Natura. Sotto gli occhi attenti e vigili di guide ambientali preparate e professionali. Con noi per i primi due giorni è stata Alessandra Masino, guida escursionistica ambientale; guida del Parco Nazionale del Gran Paradiso, di Torino e provincia, insegnante di Nordic Walking. Ma soprattutto donna tenace, amante delle sue montagne e capace di trasmettere quell’amore anche a chi arriva dalla pianura. Con lei abbiamo avvistato le marmotte e siamo saliti fino al colle del Nivolet, senza dimenticarci mai di fare la conoscenza di chi quelle montagne le vive quotidianamente, in primis la famiglia che gestisce il Rifugio Savoy e poi Piero, l’indimenticabile margaro. Le più belle testimonianze arrivano proprio da loro…
Chissà perché ho sempre pensato che non sarei stata in grado di salir su, in realtà non è nemmeno così faticoso, le Apuane, per esempio, sono molto più ripide e con sentieri meno battuti, molto più boschivi, meno “aperti”.
Impossibile dimenticare la varietà di fiori trovati lungo il cammino, siamo stati fortunati; quest'anno la neve si è sciolta tardi e il verde ha durato di più...
È vero, arrivati a Ceresole Reale si ha come l’impressione che il tempo si sia fermato davvero a 40 anni fa, un inconfondibile silenzio la fa da padrone, in lontananza lo scampanellio delle mucche; l’aria più frizzante, ma senz’altro più pura rispetto alla città… rigenerarsi si può, anche senza spa…
Testo e foto di Sara Missorini