Passeggiata Tabucchi a Vecchiano, dove tutto è cominciato. Di Ovidio Della Croce
Con grande piacere (e onore!) torna su Trippando il mio amico Ovidio Della Croce, che da quando ci siamo conosciuti (sui banchi di scuola, anzi, sulle cattedre!) è diventato per me un modello d'insegnante che sa a bomba e la racconta facile... E torna qui con un itinerario, una passeggiata dedicata a Antonio Tabucchi che è a un passo da casa mia ma che non ho ancora percorso (è stata inaugurata proprio quando ero agli Stati Generali del Turismo). Quindi la vediamo e percorriamo idealmente insieme a Ovidio, con la promessa (mia) di farla con lui a breve per girare un video dedicato (fatto! lo trovate a questo link). O, magari, di farla proprio insieme insieme (a tutti voi, vi va?) se si organizza qualcosa quaggiù...
Il paese tra Pisa, il Parco naturale e la Versilia. La torre, il santuario, il panorama. Un’insolita passeggiata alla ricerca dei luoghi di Tabucchi, dove c’è chi lo ricorda ancora.
Vecchiano
Se avete deciso di visitare Vecchiano forse è per un meraviglioso niente, a parte la torre campanaria o il santuario di Santa Maria in Castello. Dalla chiesetta si vedono il mare e le pareti delle cave dismesse, bellezza utile. Da qui parte una nota escursione ad anello, bellezza buona. Ora c’è anche un’insolita passeggiata da fare, quella legata alla memoria di Antonio Tabucchi. Inaugurata il 29 ottobre 2022 non è segnalata in nessuna guida turistica, grazie a Trippando per questo lancio. Si chiama Passeggiata Tabucchi: sette postazioni dislocate nel centro di Vecchiano, numerate secondo un percorso consigliato (ma si può iniziare da un luogo qualunque), parte dallo Spazio Culturale Antonio Tabucchi e raggiunge la Casa di famiglia di via dei Magagna 21, quasi un paio di chilometri a piedi tra l’andata e il ritorno.
Spazio Culturale Antonio Tabucchi
Se si arriva in auto da Pisa e si raggiunge Pontasserchio, da via Di Vittorio, appena traversato il ponte, si raggiunge la rotonda, si gira a sinistra, si prende via Argine Vecchio e, poco prima della farmacia, sulla destra, si arriva a un parcheggio. Si raggiunge la piazza dove un tempo c’era il campo di calcio e ora si legge una targa: “Spazio Culturale Antonio Tabucchi”. Qui non trovate la solita inevitabile lapide che ricorda “l’illustre concittadinino vecchianese”. C’è un’area attrezzata con dei giochi per bambini. C’è un’opera di grandi dimensioni fissata a una struttura che una volta sosteneva la tela del cinema estivo e sotto ce n'è una piccola che segna l’incontro tra la narrativa di Tabucchi e la pittura di Alessandro Tofanelli. C’è una specie di lungo striscione di acciaio corten che a qualche vecchianese può forse ricordare il vecchio campo di calcio, e chi è di passaggio può leggervi, anche a distanza, una frase di Tabucchi che lo scultore Gianni Lucchesi ha scelto per farci capire subito quale idea di letteratura lo scrittore avesse in testa. Ci sono tre fotogrammi e poche note biografiche all’inizio di un’istallazione composta da cinque pannelli intitolata “Un ricordo di Antonio. La vita non è in ordine alfabetico”. Sul penultimo pannello c’è un volto di Tabucchi appoggiato alla sua mano destra vicino a una statuetta di Pessoa, se vi girate, su un grande pannello c’è il logo della passeggiata disegnato da un’alunna della scuola media e una mappa (la trovate anche qui, sul sito dell'Associazione Culturale Antonio Tabucchi, n.d.r.) che indica le soste previste. Se vi avvicinate e inquadrate con il cellulare il codice QR, potete leggere o ascoltare in italiano, inglese o portoghese come è nato questo spazio e sapere qualcosa di più sulle installazioni che avete visto.
Piazza Garibaldi
Dopo la prima sosta allo Spazio Tabucchi, potete proseguire la passeggiata verso il centro, prima però date un’occhiata alle vecchie cartoline di Vecchiano: Piazza Garibaldi con la data scritta a mano 1946 circondata dai “giovani platani”, via della Chiesa con la torre, il santuario sullo sfondo e il balcone di Casa Tabucchi sulla sinistra sono una buona introduzione all’inizio di Piazza d’Italia, pubblicato nel 1975. Per riemergere da questo tuffo nel passato, prendete via Barsuglia e, a due passi, vi trovate in Piazza Garibaldi, snodo della passeggiata. Le persone che ci passano il tempo a chiacchiera, il monumento al centro, il giro della piazza circondata dai platani meno giovani che, come un tempo, “piangevano le ultime foglie”, possono già farci sentire più vicini ai personaggi e al paesaggio del primo romanzo di Tabucchi. All’angolo con via Barsuglia c’è la casa materna di Tabucchi, la cui facciata è stata restaurata nel decennale della scomparsa. Lo scrittore ci abitò nei primi anni della sua vita e qualcuno lo ricorda mentre leggeva sul balcone. Tra quelle mura il giovane Antonio, sui dodici anni, fu costretto da un incidente a stare fermo per un anno, scoprì “la vera passione per la lettura, e di conseguenza la vera vocazione per la scrittura” (Antonio Tabucchi, Zig, zag).
Intorno a voi ci sono cinque palette della Passeggiata Tabucchi, oltre a quelle della piazza e della casa trovate quella del Cinema Teatro Olimpia, della mostra Un calendario e della Biblioteca Comunale Antonio Tabucchi, luoghi della memoria personale e collettiva, deposito di tracce della vita di Tabucchi e uno scorcio della storia recente di Vecchiano.
Un calendario
Se non è un giorno festivo, potete salire al primo piano del Comune, imboccare il corridoio che non lascia sospettare che tra le sue pareti risuonino così tanti echi, memorie, emozioni della vita che succede fermata nei dodici testi brevi di Antonio Tabucchi, uno per ogni mese dell’anno. I dodici acquarelli dipinti da Davide Benati sono una “storia parallela” che dà corpo a queste sonorità con i colori. I due artisti, nel 1996, vollero “donare” al Comune di Vecchiano l’opera “Un calendario. Campane del mio villaggio” con questa dedica: «Questo è il nostro calendario che non serve per organizzare il tempo, ma per ricordarlo. Questo è il nostro augurio per gli anni che verranno e questo è il nostro omaggio che desideriamo rimanga qui a Vecchiano.»
Non siete in un museo dove necessariamente si passa da una sala all’altra; se mai, in fondo al corridoio, potete passare dall’Ufficio Cultura e forse potrete incontrare una gentile signora che vi offrirà un opuscolo, una specie di guida della passeggiata, frutto di un progetto fatto insieme.
La Favorita
Ecco, siete di nuovo in Piazza Garibaldi. Ma se avete l’opuscolo, anziché servirvi del codice QR, potete sedervi su una panchina e leggere con calma i testi sugli altri edifici. Per continuare la passeggiata verso Casa Tabucchi di via dei Magagna ecco due itinerari, a vostra scelta: proseguite su via Barsuglia, imbucate il viottolo del Cane Leone con la speranza che qualche vecchianese vi racconti la leggenda legata al nome della viuzza e poi andare un po’ a caso; oppure incamminatevi verso la Biblioteca e, dopo una breve visita al fondo Tabucchi, continuate su via del Giardino, passata la scuola girate in via De Amicis e poi una sosta al Circolo Arci La Favorita, non per stanchezza, ma perché è un altro luogo tabucchiano (una volta c’era “un certo oste, Alessandro detto il Maglia” […] ha mille storie da raccontarvi anche se adesso è infelice: gli hanno rubato il merlo che sapeva fischiare l’Internazionale”), poi proseguite per via Manin che sbocca in un piccolo rione un po’ appartato del paese denominato “Vecchianello”. E ci troviamo di fronte a Casa Tabucchi, “luogo d’approdo per un viaggio tabucchiano”, come dice un amico che sta agli antipodi. Mentre scatto qualche fotografia un signore di passaggio mi chiede: “È venuto per Antonio?”.
Vecchianello all’Estero
In questa vecchia casa contadina arrivò Antonino (questo il suo nome all’anagrafe), nato all’ospedale di Pisa nel settembre del ’43, fra le braccia di sua madre, seduta sulla canna di una bicicletta guidata dal padre.
Racconta Tabucchi: «Mio padre mi raccontava che questa bicicletta non aveva più le gomme, e lui le aveva sostituite con delle corde, con un nodo. Ad ogni pedalata si sentiva il nodo… Poi, ogni tanto, mio padre doveva scendere perché c’erano i crateri scavati dalle bombe per le strade, e bisognava camminare. Così, non so dopo quante ore, siamo arrivati qui a Vecchiano, in questa casa che apparteneva a mio nonno paterno» (Antonio Tabucchi, Tabucchi par lui même, a cura di Thea Rimini, Parigi, 2019).
Antonio da piccolo ascoltava “con occhi sgranati” i racconti quasi leggendari dei suoi nonni: gli episodi della Grande Guerra, le prepotenze dei fascisti, e quando con i loro amici e compagni decretarono «che questa casa e questa zona non apparteneva all’Italia e si chiamava Vecchianello all’Estero. E hanno scritto questo nome sulla facciata della casa […] cosa che costò loro alcune bastonate sulla testa…» (Antonio Tabucchi, Tabucchi par lui même).
Questa casa gialla a due piani, con persiane verdi che guardano su un piccolo giardino, fu ristrutturata negli anni Settanta quando Antonio Tabucchi vi ritornò con sua moglie Maria José De Lancastre e i due figli Michele e Teresa. Al piano terra si accede a uno studio, da una parte, e, dall’altra, le stanze si infilano una dentro l’altra: soggiorno, cucina, sala. Dappertutto librerie dal pavimento al soffitto. Al piano di sopra, tre stanze da letto. Dal grande cancello centrale si intravede l’incannucciata per il parcheggio dell’auto e la porta che dà accesso al pianterreno. Anche qui non trovate la solita targa che ricorda solennemente “Qui visse Antonio Tabucchi”, ma un piccolo pannello con una frase sulla scrittura: «Mi piace molto scrivere a Lisbona, e anche a Vecchiano, in questa casa dove ho passato la mia infanzia, è un ambiente che mi tranquillizza; sebbene sia capace di scrivere anche altrove, come nei caffè, per esempio, che sono luoghi che mi piacciono moltissimo.» (Antonio Tabucchi, Zig zag).
Se si legge il testo dell’opuscolo o si utilizza il codice QR si può immaginare di entrare in casa e farsi un’idea della concentrazione di storie, libri, guide turistiche, riviste. Non siamo in un museo, siamo in un luogo dove Tabucchi ha vissuto e scritto molto, dove si può provare la sensazione di poter scoprire qualcosa di Antonio che è possibile trovare solo qui.
Una citazione
La nostra passeggiata è finita, qui ricordo l’inizio di una delle più belle pagine della raccolta di Antonio Tabucchi Viaggi e altri viaggi:
«Un luogo non è mai solo “quel” luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati. Ci siamo arrivati il giorno giusto o il giorno sbagliato, a seconda, ma questo non è responsabilità del luogo, dipende da noi. Dipende da come leggiamo quel luogo, dalla nostra disponibilità ad accoglierlo dentro gli occhi e dentro l’animo, se siamo allegri o malinconici, euforici o disfotici, giovani o vecchi, se ci sentiamo bene o se abbiamo mal di pancia. Dipende da chi siamo nel momento in cui arriviamo in quel luogo. Queste cose si imparano col tempo, e soprattutto viaggiando…».
Le foto, tranne quella di Casa Tabucchi di Ovidio Della Croce, sono tutte di Massimo Ceccanti
Letture consigliate, di Ovidio Della Croce su Trippando:
OH, PORTO! CON OVIDIO DELLA CROCE A PORTO SULLE ORME DI TABUCCHI E PEREIRA