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Ragazzi e bambini al ristornate stellato: la nostra esperienza WOW

È capitata così: il bebi è sempre più appassionato di cucina. Dice che da grande farà lo chef.

E per il suo compleanno ha chiesto una cena stellata. Mi ha fatto nomi di chef famosi, con menù degustazione economicamente molto impegnativi. Sono rimasta perplessa (molto), ma la cosa ha continuato a ronzarmi in testa. Gli ho proposto un altro tipo di regalo di compleanno: sempre esperienziale, ma più economico (e anche istruttivo, che non guasta mai): due giorni a Genova per il Festival della Scienza. Un regalo talmente economico che, rispetto al mio budget (che era quello di un bel weekend fuori io, lui e suo fratello) ho avuto "un avanzo". E così è capitato di passare davanti al Ristorante San Giorgio, tra la stazione di Brignole e il nostro albergo (Hotel Boccascena, consigliatissimo) ed è stato amore a prima vista: location splendida, un menù goloso, la proposta di menù degustazione a una cifra, per me, abbordabile (non tutte le settimane né tutti i mesi, ma una volta ogni tanto fattibile). E una stella Michelin.

Il campanello era suonato: ho rischiato (e ho vinto)

Ho fatto i miei conti e, sì, in quel piccolo viaggio rientrava nel budget: una bella cena stellata coi miei bambini. Che poi non mangiano (da sempre) come bambini, né in qualità, tanto meno in quantità. Ci ho pensato un po', ma ero già convinta che per me sarebbe stato un sì. Ho pensato alla problematiche di portare i miei ragazzi a cena in un ristorante molto elegante: confusione, rumori, abbigliamento non adeguato. Ho deciso di mettere le carte in tavola e, anziché prenotare via web, ho telefonato. Ed è successo quello che non mi sarei mai immaginata: un'accoglienza aperta, spontanea. Danilo Scala, il titolare, mi ha detto che i bimbi sarebbero stati i benvenuti: <<Se non si iniziano a educare al buon cibo da piccoli, poi come si fa?>>. Gli ho fatto presente che non avevano un abbigliamento da ristorante stellato (e a dire il vero non l'avevo nemmeno io), ma la sua voce è stata ferma e disponibile: potevamo andare.

Ero felice. Realizzare il sogno di un figlio non è scontato. Poterlo fare a cuor leggero, coinvolgendo anche suo fratello, è stato davvero bello.

E ora vi racconto la serata. E, soprattutto, le mie emozioni

Siamo entrati, abbiamo lasciato i giacconi e ci siamo accomodati al nostro tavolo. A ciascuno di noi hanno chiesto che acqua bevesse. A me e Marco, che abbiamo detto frizzante, hanno messo un bicchiere con una pallina blu; a Giacomo con la pallina rossa. Era stranito, il bebi. Poi ha capito che tutto questo era per non farci mai mancare l'acqua nel bicchiere: come un cameriere vedeva uno di noi senza acqua, sapeva quale servirgli.

Poi è stata la volta di pane e olio: pane ai cereali ancora caldo, grissini da urlo, focaccia che dove meglio che a Genova? Per chi pensa che in un ristorante stellato si esca con la fame, posso dire che già questo basterebbe a empirsi. E, invece, è anche un'esplosione di sapore e un trionfo di gusto.

Poi due entré, in due piattini di una bellezza struggente.

Quindi le portate: un antipasto, due primi, un secondo. Esplosioni si sapori, combinazioni di gusti. Incontri che uno non si immaginerebbe mai (tipo baccalà e trippa), ma che invece si sposano a meraviglia e si esaltano a vicenda.

Poi i dolci. Anche quelli un'esperienza nell'esperienza: predessert, dessert-esperienza declinato in tre microesperienze. E poi la piccola pasticceria. To die for.

Anche Marchino, che fa otto-dieci ore di allenamento di canottaggio a settimana e mangia quanto un muratore bergamasco (così dice lui), era bello sazio.

E entrambi erano non contenti. Di più. Anzi, tutti e tre eravamo più che contenti, appagati, satolli e soddisfatti.

E poi il giro di Giacomo nella cucina stellata

Sapendo di avere in sala un'aspirante chef, a Giacomo è stato chiesto se voleva andare a fare un giro in cucina. È partito come un timidone quale non è. È tornato che parlava da solo. Non so cosa sia successo, cosa gli abbiano detto, in pieno servizio. Ma era felice. E si è fatto pure un secondo giro, prima di uscire, in cui gli hanno regalato il cappello con le firme di chef Guillermo Busceni e brigata. Wow!

Portare i bambini in un ristorante stellato: un consiglio importante (secondo me)

Non credo che l'accoglienza di Danilo Scala e del suo staff sia scontata, soprattutto nei confronti di qualcuno di passaggio. I titolari di molti ristoranti eleganti (non necessariamente segnalati sulla Guida Michelin) non sono contenti di avere bambini. Magari possono chiudere un occhio con qualche cliente abituale, ma spesse volte coi bimbi bisogna andare in locali easy per ricevere dei sorrisi.

E allora eccolo, il mio consiglio: chiamate, per prenotare, e dite che ci saranno anche dei bimbi. Lo capite subito se c'è disposizione ad accoglierli o no. Io l'ho capito bene che sì. E l'accoglienza calorosa del titolare al telefono è stata poi quella dello staff di sala quando siamo arrivati lì. E di chef e brigata che hanno chiacchierato con Giacomo e l'hanno investito, aspirante chef, del cappello con tutte le loro firme, cui Danilo Scala ha aggiunto la stellina Michelin.

Un bimbo felice alla viglia del compleanno, una mamma radiosa e un fratello sornione che ha gongolato tutta la serata.

Ho osato. Mi è stata data fiducia. Ho vinto. Ho messo i miei figlioli in una situazione nuova: hanno studiato l'ambiente, capito come comportarsi, fatto lega tra loro. È stata una delle più belle serate della mia vita. E spero che anche i ragazzi se la possano ricordare per un bel po'!

Silvia Ceriegi

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