Il museo MAXXI a Roma, e un bambino.
Non potete immaginare cosa mi è capitato qualche giorno fa.
Quella stupidina della mia mamma (quella lì che ha il blog Pattibum) mi ha fatto un brutto scherzo!
Dovete sapere che io ho deciso di imparare ad andare sullo scheitbord. E quindi voglio provare provare provare…
Una mattina eravamo a casa io e lei.
E mi fa - Gabri, ti va di andare al museo?
- Mamy, al museo? A fare che? No, no, non mi va!
E lei - Ma Gabry si può andare sullo scheitbord!
E così sono caduto nel suo tranello…..
Siamo arrivati in questo strano posto, dove c’è un palazzo tutto grigio, enorme ma proprio enoooorme. C’erano anche strane cose gialle subito fuori, e, come diceva Mamy, un gran piazzale dove andare sullo scheitbord.
Così sono partito subito! Proprio fico, eh!
Poi, mamma ha cominciato a gridare - Gabriiiii bastaaaaaa, entriamo!
- Ma entriamo dove Mamy?
Eh già, nel museo che si chiama Maxxi.
Uhmmm, sentivo odore di fregatura… però a Londra e Niuiork mi ero divertito tantissimo nei musei dove ero stato, quindi perche mai sentivo odore di fregatura???
Boh! E’ che non c’era nessuno in giro, mentre in quegli altri era pieno di gente, e di bambini. Qui? Deserto… bambini zero!
Insomma, entriamo. Mamma paga il biglietto, io entro gratis.
Mi fanno lasciare lo scheit in un armadietto… Speriamo che nessuno me lo rubi… Facciamo vedere il biglietto, e ci troviamo subito in una grande sala con tantissime cose fichissime da toccare. Mamma li ha chiamati plastici.
Già, peccato che mi hanno subito sgridato: NON si può toccare nulla!
Ma come, alla Tate Modern di Londra, oltre che toccare tutto, potevo addirittura correre… uff.
Insomma, mamma ha cominciato a dirmi in continuazione Gabrifermo, Gabrizitto, Gabrinontoccare. Una specie di brutto sogno. Che ci siamo venuti a fare, allora?
Abbiamo girato, ma anche Mamy non sapeva dove andare. Strano, perché lei dice di essere un’architetto, e io credevo che li facessero gli architetti ‘sti palazzi qua. Certo, questo è abbastanza strano… Si sale, si scende, si gira, e non si capisce da dove si deve uscire. Booohh.
Cosa c’era da vedere? Mamy ha detto che quella era arte moderna, anzi contemporanea.
Tanti televisori con dentro delle persone che parlavano e facevano versi? Un pavimento che sembrava rovinato dall’acqua? Una camera con strani suoni? Tantissime sedie in fila? Una sala dove facevano vedere una trasmissione della tv? Booohhh.
Io sono piccolo, va bene… magari non capisco. Però in altri musei mi sono divertito tanto! Qui non vedevo l’ora di uscire!!!
E infatti siamo usciti, e siamo andati a mangiare nel ristorante proprio lì davanti.
Io pensavo che, visto che pagavo quanto un adulto, ci sarebbero state tante cose buone da mangiare.
Ok, lo sapete che sono di gusti un po’ difficili, ma a me la pasta con dentro un’erba verde amara che mamma ha chiamato ruga… rughe… ah, rughetta… beh, non mi piace! E nemmeno il prosciutto arrotolato attorno a quel frutto verde e rosso dolce dolce (fico?). Insomma, ho mangiato pizza bianca, tanta pizza bianca. Che tanto valeva andare dal fornaio di fronte. Ah… nessun giochino per bambini, niente da colorare, e tanto silenzio pure al ristorante. Che palle! (Oh, non dite a Mamy che ho scritto che palle, eh!).
Ad un certo punto ho capito che anche la mamma stava perdendo la pazienza, perché sembrava proprio che in quel posto i bambini non fossero i benvenuti.
Così ce ne siamo andati.
E io, ho fatto tantissimo rumore con lo scheit nel piazzale. Pappapero!