Sarteano e la passione dei sarteanesi
Le ragioni per andare a Sarteano? Per la storia degli Etruschi, per i paesaggi, per il cibo, per l’ospitalità, ne avete letto, ne leggerete ancora.
A Sarteano, però, c’è di più!
A Sarteano c’è l’allevatore di pecore sardo che produce formaggio toscano perché la terra è buona, ci sono due fratelli che gestiscono la trattoria cui sono subentrati alla nonna, c’è il signore anziano seduto sulla panchina che m’invita a pranzo a casa sua, la guida appassionata che si trasforma in mangiatrice di fuoco, la laureata in scienze ambientali di origini abruzzesi, l’archeologa entusiasta che dirige il museo, la barista che distribuisce gelati e consigli, il sindaco 2.0, il lattaio, l’insegnante che non fa l’insegnante.
I sarteanesi amano definirsi multitasking. È vero, sono pochi, non arrivano a 5000 abitanti, ma non si vogliono negare nulla. Sarteano è piena zeppa di associazioni che si occupano di qualsiasi genere di tema e che si traducono in una quantità enorme di attività cui ciascun Sarteanese collabora e partecipa attivamente. Associazioni e attività che si trasformano in manifestazioni che riempiono buonissima parte dei weekend dell’anno degli abitanti e dei turisti.
Ecco, ma io volevo dire che a Sarteano ci si deve venire non tanto per le attività che animano il paese, sicuramente meravigliosamente organizzate, ci si deve venire proprio per loro, per i sarteanesi stessi.
L’allevatore di pecore che produce formaggio toscano è sardo, ma la famiglia si è trasferita qui quaranta anni fa perché la terra è buona, perché in Sardegna non si può avere tanta terra buona tutta insieme. La produzione di formaggio toscano da parte di un sardo, essere presentati dal sindaco agli ospiti come un’istituzione di Sarteano, la dice lunga sull’ospitalità che contraddistingue questi toscani.
Ho letto da qualche parte che i toscani sono considerati chiusi. Forse gli altri, non i sarteanesi.
Alla Trattoria Tripolitania Caterina gestisce il locale, si occupa del servizio e suo fratello sta in cucina. Lei, carina, gentile racconta la storia della sua trattoria, mentre il fratello esce dalla cucina con un bel sorriso per vedere in faccia le turiste curiosone. L’anziano signore seduto nel tavolo accanto interviene raccontando gli aneddoti della trattoria prima della nascita di Caterina.
In attesa di radunare il gruppo, sono seduta sulla panchina di fronte all’ufficio informazioni turistiche. Un anziano parla e l’altro ascolta… m’intrometto nel discorso e l’anziano signore rilancia parlandomi del cane e invitandomi a pranzo a casa sua.
Brunella ci accompagna nella Via dei Mulini. Le piace fare questo lavoro di guida ambientale, si vede e si ascolta, da come spazia dalla storia alla geologia, dalla botanica alle scienze, divagando su questioni quotidiane di tazze del bagno e tacchine (che vi racconterò), aneddoti e proverbi del luogo.
Lei la domenica passeggia su questo stesso percorso che oggi ha preparato per noi. Alla fine dell’escursione, Brunella ci lascia al Castello, dove si capisce esattamente perché gli abitanti di Sarteano si autodefiniscano multitasking: ora Brunella si è trasformata nella mangiatrice di fuoco che fa parte dello spettacolo che partecipa alle manifestazioni del Passkey Art Festival.
Nell’escursione alla via dei Mulini conosco anche Irene, che si aggrega alla passeggiata. Abruzzese di origini, trapiantata qui per questioni di cuore. Le brillano gli occhi e la voce si fa garrula, lei, laureata in scienze ambientali, quando Brunella parla, non resiste a intervenire in argomenti che riguardano i suoi studi. Ripete che non potrebbe vivere in nessun altro posto che qui, e che ogni volta che passeggia su questi sentieri scopre qualche cosa di nuovo. Un altro pezzetto di puzzle di Sarteano si unisce al resto e mi spiego ora cosa significa “Sarteano fa conca”, il detto che mi ha insegnato Brunella: chi entra a Sarteano, non riesce più a uscirne.
Alessandra (sapete che è su wikipedia.fr?) invece è la direttrice del piccolo ma preziosissimo museo di Sarteano. Gli Etruschi sono il suo pane, la passione per lo scavo gliela leggi negli occhi. E’ talmente preparata e coinvolgente che arriviamo alla tomba della Quadriga infernale, carichi di euforia. Quando racconta che gli scavi sono stati fatti nel weekend, nel tempo libero, volontariamente, perché non ci sono soldi per la cultura, capisco di avere trovato un’altra tessera del puzzle che sto costruendo.
Prendo un gelato intanto che aspetto di essere “scarrozzata” verso la prossima destinazione. La signora della gelateria mi consegna il gelato e mi consiglia di andare alla riserva di Pietraporciana, e guarda caso, il programma mi porterà proprio lì.
Francesco è il Sindaco! Non, il signor Landi, onorevole, illustrissimo e insigne Sig. Landi.
Francesco è il Sindaco. Punto.
È giovane ed è 2.0. Forse anche 3.0. Lui ha accolto l’idea del raduno con entusiasmo a 1000 (tanto per rimanere nei numeri) e ha giocato con i Trippando su Instagram. Il Paese è ordinato, pulito, a posto. E si vede che dietro c’è un senso!
C’è Francesco.
E ci sono i sarteanesi.
Daniela è insegnante, o forse no. Lei è nata qui, poi ha vissuto in altre città: Siena, Reggio Emilia, ma è tornata qui. Lei è giovane ed è amica e collaboratrice di Francesco. Ha organizzato tutto lei per il raduno: l’ospitalità, i ristoranti, le escursioni, ha preparato gadget e prodotto materiale informativo come solo un’insider potrebbe. Ha raccontato storie, ha narrato aneddoti, ha compiuto gli anni.
Ha tenuto le fila di tutto.
Ho scambiato molte chiacchere con il lattaio, che lattaio proprio non è: suo nonno era il lattaio del paese ma lui, ai più, è conosciuto come se lo fosse. Il suo compito è stato quello di farmi da autista per due giorni con staffetta finale per raggiungere in tempo la stazione e un treno, che, alla fine è partito molto in ritardo. E’ giovane ed è nato qui. Mi ha raccontato di un americano che ha comprato tutto un borgo per farlo diventare residenza di vacanza di ricchi americani, si è fermato per la strada per farmi vedere la cartolina più bella di Sarteano, mi ha fatto percorrere i dieci minuti di strada alternativa che lui percorre quando va a casa perché la scenografia è rilassante, mi è venuto a prendere con un’ora di anticipo per portarmi a vedere il panorama dal Monte Cetona (peccato che le nuvole fossero sotto di noi), mi ha parlato del Chiostro, di cibi, di giovani, di vita, di Sarteano.
Conosce il suo paese e conosce il territorio, come ciascuno degli abitanti di questo paese.
Adesso ho capito! Adesso le tessere del puzzle sono tutte a posto: a Sarteano c’è passione per Sarteano.
Ed è il più bel regalo che i sarteanesi si possano fare e mi abbiano fatto.