
Sciare in gravidanza: le mie esperienze diverse
Non sono incinta, ma giusto l'altro ieri ho prenotato per andare anche quest'anno in settimana bianca (cambieremo meta, ma questo ve lo racconterò a tempo debito!).
"Sciare incinta", "sciare in gravidanza" sono due frasi che ho googlato appena fatto il test di gravidanza e aver scoperto che in pancia c'era Willy, cioè Marco o Anna, che poi era Marco e Anna ciao, perché anche Giacomo era Giacomo o Anna. E Anna ciao di nuovo e ormai a tutte le bimbe che si chiamano Anna dico che anch'io se non avessi avuto due maschi avrei avuto Anna. Menomale fra un po' vado in menopausa. Cioè, no, sono sempre bella fertile e parecchio compatibile col consorte, ma Anna ci chiamerò la bambola, è meglio, che Giacomo e Marco fanno dieci Anna!
Sciare in gravidanza? No!
Dicevo. Ho imparato a sciare da piccola e poi sono stata ferma quasi venti anni, all'epoca erano solo quindici, perché al liceo c'è da studiare, all'università si è poveri e quando si è precari si è ancor più poveri, perché quel poco che entra lo si vuol dedicare a metter su casa.
Poi arriva un lavoro economicamente decoroso, metti su casa, allora puoi anche pensare alla settimana bianca. Prenoti l'hotel, aspetti che inizino i saldi per ricomprarti l'attrezzatura, moltiplica tutto per due, perché nel frattempo hai trovato un marito che anche lui ha la stessa passione, spendi una stipendiata e poi passa una settimana, quella in cui avresti dovuto avere il ciclo. Oh, ma non è che siamo andati in buca al primo colpo? Maremmaladra, sì. Nemmeno il tempo di una settimana bianca in pace, maremmaladra.
Allora chiami il ginecologo, gli dici che hai fatto il test, quello della coop, ci tieni a precisare, come a dire: ho speso poco, sarà che non dice le cose giuste? E intanto ti senti gonfia e quando apri il frigo ti arriva una zaffata che nemmeno al mercato del pesce, ma il test era del super, chissà, magari diceva una fesseria e in settimana bianca puoi andarci.
Due secondi e ti arriva un cavernoso "Sei gravida" dall'altro lato della cornetta. "Professore, ma in settimana bianca ci posso andare?". Ecco, una persona normale chiede un appuntamento per una visita, un'ecografia, un papier di regole da seguire. Io no. Io chiedo se posso andare a sciare. "Purché tu non metta i piedi sulla neve: scia il tu' marito e te te ne stai in albergo".
Sciare incinta? Sì! Ma anche no...
Poi capita che hai un figlio di tre anni e mezzo, col marito avete appena riaperto i cantieri, giusto quello sguardo d'intesa che, sì, dai, d'ora in poi se ne arriva un altro, il grande è senza pannolino, il ciuccio gli si leva a breve, fasciatoio e lettino con le sponde non stiamo nemmeno a levarli e poi rimetterli: si passano direttamente da uno all'altro. E vai in settimana bianca.
Rimetti gli sci ai piedi dopo quasi vent'anni, fai lezioni di gruppo, per riprendere il ritmo. Ti vogliono mettere coi più bravi, ma tu resti lì, con quelle signore che hanno un po' paura perché hanno iniziato a sciare da grandi, per far contento il marito, ma poi quando vedi le discese con meno pendenza, quelle due col ponticello che ti piacciono, il maestro ti dice "Silvia, vai!" e tu via, urlando "uauauaua" come la ragazzaccia che eri vent'anni prima, nonostante un figlio.
Il pomeriggio sei spossata. KO. Rientri in hotel col bimbo, mentre il marito continua, ti tuffi nella vasca, un panino e poi via nel letto. Il figliolo non dorme, anzi, ha montato la pista dei trenini in camera (eh, le camere dell'Hotel Col Alto vanno lasciate stare!), tu sonnecchi. Le gambe sono indolenzite, ma la testa è ancora più pesante. Però la mattina ti diverti, ti diverti come una matta a sciare.
Certo, fai attenzione a non cadere, perché non sei quella di vent'anni fa e se ti rompi un ginocchio fai come quelle che accompagnano i bambini alla scuola sci e poi se ne vanno al centro benessere dell'hotel tutta la giornata, perché le donne sulla neve sono buffe (ne avevo scritto qui!) e tu non vuoi essere come quelle lì: tu sei lì per il vento sulla faccia e la montagna che ti scorre sotto ai piedi.
Poi torni a casa e capisci. Un giorno di ritardo. Poi due. Tre. Quattro. A cinque fai il test, ma l'hai già capito: sei incinta. E questa volta hai sciato. Non lo sapevi. Non lo potevi sapere. Quel tipettino era arrivato appena prima di partire e ha assistito alle tue scorribande, è stato partecipe di una settimana di divertimento assoluto, è stato complice. Si è divertito anche lui, lo sai. Te lo senti. A tre anni appena compiuti lo metti sugli sci, nello stesso posto di tre anni prima, con suo fratello che è già un campione.
Posso sciare incinta? Eh...
Se picchi una culata, addio figliolo. Io non me ne sarei nemmeno accorta: aspettavo il mio ciclo e il mio ciclo sarebbe arrivato. E invece è arrivato un ciclone di nome Giacomo, uno che il freddo non lo ama, ma che deve farsene una ragione: noi a sciare ci si va almeno una settimana all' anno e lui ci deve seguire. Suo fratello, il campione, lo incita: deve arrivare primo, come lui.
Io non sono una sportiva, ma sciare mi piace da impazzire, mi diverte, mi fa staccare i pensieri, perché devo stare concentrata sui gesti, sui movimenti. Non sono brava, ma mi diverto. Sono consapevole dei miei limiti fisici, ho avuto un distacco di menisco ai tempi della scuola media: avevo gli sci di 170 centimetri, adesso li ho di 140, è una pacchia!
Sciare incinta si può, basta avere consapevolezza del proprio corpo, basta non forzare, non voler far troppo: una caduta potrebbe essere fatale per il bimbo. Io non avrei rischiato. Non ho sciato incinta di 7 settimane, perché sapevo di esserlo. Ho sciato "appena" incinta, perché, no, di restare incinta anche la seconda volta al primo mese mi sarebbe sembrato troppo pretenzioso e non lo immaginavo.