Sei motivi per andare a Sarteano
Sono stato invitato a #TrippandoASarteano, il raduno della community di Trippando.
La realtà che mi sono trovato davanti mi ha lasciato assolutamente senza fiato.
Le colline senesi, dolci e morbide, modellate così dalla fatica di generazioni e generazioni di uomini e donne, ci affascinano fin dai tempi di Simone Martini, che le usava da sfondo per i suoi affreschi e le sue tempere: filari di uva diritti, folti ulivi che ombreggiano i poggi, dolci strade bianche di polvere che dolcemente s'arrampicano per collegare i borghi abbarbicati su quei poggi.
Vederli dal vivo è un'emozione realmente unica. Da Sarteano si dominano la Val d'Orcia e la Val di Chiana, in lontananza si intravedono Chiusi di etrusca memoria, poi più in là tra la foschia del piano Perugia, e Chianciano e Città della Pieve. Sui poggi di Sarteano si abbraccia la Toscana che si fonde nell'Umbria, quando tutto, prima dell'Italia, prima del Granducato, della Repubblica di Siena, prima ancora di Roma imperiale, era etrusco.
E gli Etruschi sono una presenza viva e vivida a Sarteano. Vivida come i colori fiammeggianti, vivissimi, pop vorrei dire, della Tomba della Quadriga Infernale, scavata da qualche anno nella Necropoli delle Pianacce. Troppe volte pensiamo al mondo antico come popolato di nobili figure in toga tra bianchi templi. L'antichità invece usava colori vividi e forti: ho visto un fregio rosso e blu contenere un demone con tanto di zanna e sguardo malvagio che a briglia sciolta guida una quadriga fatta da grifoni e leoni, avvolto in una nuvola nera. Grande cinema hollywoodiano risalente a qualche secolo prima di Cristo!
Incamminatevi tra le strade del borgo e cercate il Museo Etrusco: piccolo, giovane, surclassa molti altri ben più grandi. L'illuminazione non spara sugli oggetti esposti, ma ne esalta i dettagli. Le descrizioni sono in tre lingue e per tutto il percorso possono liberamente accedere i diversamente abili. Tutta questa ricchezza è frutto della fatica, ma soprattutto dello spirito civico dei suoi abitanti.
Perchè, con i dovuti permessi, spendendo il loro tempo e le loro energie, il locale gruppo archeologico per anni, nei fine settimana, ha organizzato campagne di scavo che hanno portato a rinvenire monili, vasi, oggetti di vita quotidiana e tombe. L'amore per la cosa pubblica, cioè di tutti, si è declinata in molti modi a Sarteano.
Liberi cittadini, mossi solo dall'amore per la propria città, hanno creato un museo ricco e prezioso. Liberi cittadini, amanti della natura, a Sarteano adottano le aiuole. Proprio così. Basta andare in Comune e si può adottare una aiuola per tre anni: curarla, abbellirla, sbizzarrirsi. Ma questi sarteanesi sono i discendenti degli uomini che hanno modellato le colline senesi, come dicevo prima. E si vede.
Avevano un castello, grande, bello, perfetto nelle sue forme tanto da sembrare finto: le torri rotonde agli angoli, la piazza d'armi, il mastio quadrato. Cadeva a pezzi, dopo anni di negligenza, spogliato delle sue bellezze. Il Comune l'ha rilevato e dopo un restauro serio e preciso l'ha aperto al pubblico: uno spazio dove la comunità si riunisce, dove si possono organizzare mostre o spettacoli o dove semplicemente passeggiare, sentendosi un po' cavaliere antico dominando tutte le valli ed i monti del circondario.
Il cibo poi... il cibo! Non si parla della Toscana senza citare il cibo! Roba da poveri (formaggio, porchetta, sughi umili) che creano una gastronomia da principe: gusti ricchi, corposi, che soddisfano tutti i sensi. Il giallo degli gnocchi alla zucca e salsiccia; il profumo del sugo al cinghiale col rosmarino; la mordidezza del pecorino fresco su sui era sdraita un scheggia di tartufo; il profumo della porchetta calda, fatta da maiali che pascolano liberi, mentre viene tagliata; il gusto pieno, rotondo ed avvolgente di una versione speciale del tiramisù, fatta però con cantucci e vin santo. Non uno solo dei 5 sensi è stato tralasciato mangiando a Sarteano.
Questi nipoti degli Etruschi hanno accolto la colorata, garrula e vivace comunità dei Trippando con sincero affetto, aprendo loro le porte del loro borgo, così bello che quasi non ci si crede. Sfatiamo la leggenda per cui i Toscani sono chiusi e scontrosi! Non che non lo siano, ma sanno anche essere luminosi, aperti ed affascinanti. Proprio come la terra in cui vivono.