Un'estate strana: l'estate della Versiliana

È stata un'estate strana, quella che sta per finire. Sono buffe le estati. Per anni mi sembrano tutte uguali: periodi che si ripetono allo stesso modo, di anno in anno. Poi il ciclo cambia, ma si riparte con un'altra tipologia di estate, che si ripeterà per un'altra manciata di estati.

Quest'estate è stata strana, invece.

Ricordo la noia delle estati da bambina, che si concludevano con le giornate della conserva, a pelare pomodori, riempire barattoli, bollirli. La mia nonna era come me e nelle giornate della conserva era lei che coordinava impeccabilmente la piccola famiglia, ognuno col suo ruolo, un'organizzazione da far invidia agli stabilimenti seri.

Ricordo le estati del liceo, con gli innumerevoli pullman da prendere e perdere, con la carta telefonica sempre in tasca, per avvisare mia madre di ogni spostamento.

Le estati dell'università erano una breve parentesi di discoteche e dormite in spiaggia, nel mezzo a tanto studio. Tanto studio, troppo studio. Ma perché gli esami sono a giugno, luglio e settembre?

Quest'estate è stata strana, invece.

Tante cose nuove, un mese che non sembrava finir mai, una sorpresa a cui stentavo a credere...

Ho iniziato quest'estate nel bel mezzo di un'esperienza che mi ha lasciato il segno: in primavera ero tornata sui banchi di scuola come prof. La seconda quindicina di giugno, invece, mi sono ritrovata maestra. Sempre un PON, ma in modalità Summer Camp, ovvero dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 15 per due settimane. Tanta roba. Non cambio mestiere, eh, ma qualche ora in mezzo alla gioventù mi fa un gran bene al cuore, mentre i bimbi e i ragazzi imparano e fanno pratica con un po' di cose che difficilmente vengono raccontate nelle scuole italiane. Sono reduce da altre due mattinate, ieri e lunedì, di lezioni ed ho già un incarico anche per l'autunno. Ne sono molto felice.

E così la mia estate è iniziata tra abbracci sudati e fiori raccolti in giardino. Me lo aveva detto la mia mamma maestra, il giorno prima: <<Silvia, i bimbi ti entreranno nel cuore>>. Lei ha insegnato quasi quarant'anni e ha sempre chiamato i suoi alunni, figli. Finalmente ho capito perché. Nel frattempo, tutti sapevano che da metà giugno a metà luglio non ci sarei stata per nessuno. Infatti l'avete visto. O meglio, spero abbiate notato la mia assenza sul blog, ma ero impegnata a vivere forte.

Ai primi di luglio, giusto il tempo di consegnare le scartoffie che gli incarichi pubblici si portano dietro e ci siamo regalati 11 giorni a Londra. I miei bimbi (quelli miei miei!) si sono divertiti tantissimo e hanno appreso come spugne. La didattica dei musei e dei castelli inglesi è qualcosa di entusiasmante. Ho dovuto passare le serate a intervistare la mia amica Marina di Altezzareale.com per chiederle di Enrico ottavo e delle sue mogli, del Royal Standard... Ho studiato più storia inglese in questo viaggio, mossa dalla curiosità dei figlioli, che nel resto della mia vita. Ah, e per tutta la parte scientifica c'è babbo-enciclopedia sempre pronto a rispondere...

Inutile dire che siamo rientrati più stanchi che mai. E io anche con una bella mole di lavoro arretrato. Mi ci sono volute tre settimane per mettermi in pari. Poi Marco ha sbottato: <<Ora basta centro estivo, ci porti al mare>>.

"Il mare" non è così semplice: al mare c'è la convivenza diurna coi nonni, ci sono bimbi di età diverse che hanno esigenze diverse... Il mare è un lavoro e nel primo dopo pranzo (o appena alzata, o quando tutti dormono) c'è da aprire il computer e fare quel poco che permette a questo blog di non morire. E a me di vivere.

Non passavo un agosto tra casa e il mare da parecchi anni. Non mi ricordavo più quanto fosse lungo e estenuante.

Non passavo agosto tra casa e il mare da parecchi anni e questo mi ha permesso di dire subito sì. Sì a quando mi hanno chiamato per andare al caffè della Versiliana. All'inizio non avevo mica capito che sarei dovuta salire sul palco. Giuro. Avevo capito che era gradita la presenza, perché si parlava di turismo in Toscana e io faccio la blogger (di viaggi) e sono basata in Toscana. Mi sembrava tutto molto chiaro. Quando ho realizzato che sarei dovuta salire su "quel" palco, che qui da noi è considerato con un solo aggettivo: prestigioso... ecco, un po' di emozione l'ho avuta. Mi sono comprata un bel vestito (almeno si ricorderanno di me per qualcosa, ho pensato) e sono pure andata dal parrucchiere. Io che

ho i capelli ribelli, con la ricrescita perenne, perché quello speso dal parrucchiere, per, me è tempo perso.

(da I caffè della Libertà, il mio libro uscito due giorni fa)

Sono andata da parrucchiere ed ero pure bella agitata. Di quell'agitazione che io placo solo con qualcosa di salato in bocca. Tipo due fettone di pane ben condite col pomodoro. Rigorosamente prima di mettermi il vestito nuovo e andare dal parrucchiere, eh!

Alla Versiliana mi sono piaciuta e questo a me basta, visto che con me stessa sono sempre troppo severa. Alla Versiliana pare che mi abbiano visto tutti. Tutti quelli che stanno dalle mie parti, intendo. L'Intervista al caffè (il caffè di Romano Battaglia, eh, mica bruscolini!) viene trasmessa su alcune reti televisive locali, quelle che nessuno dice di guardare. Poi ti incontrano a fare la spesa e ti dicono: <<Ti ho visto alla Versiliana>>. E a me si illumina il viso.

Sì, quest'estate strana me la ricorderò per sempre come l'estate della Versiliana. Anche se avevo un libro in uscita cui fare limature su limature. Anche se una mesata al mare coi figlioli non è stata banale. Anche se 11 giorni a Londra sono tanta roba. Anche se i PON. Anche se poi c'abbiamo pure infilato una settimana in montagna, a settembre, e abbiamo avuto un sole che spaccava le pietre.

Che poi, saranno casi o meno, me lo sto ancora chiedendo. Mi hanno chiamato come ospite al Caffè della Versiliana l'estate che lavoravo al libro I caffè della libertà. È un'estate strana, l'estate della Versiliana.

I caffè della libertà è disponibile su Amazon dal 9 settembre. Sia in forma cartacea che digitale. Se vi va di leggerlo, mi farete felice. Se vi va di fotografarvici insieme, ricordatevi l'#hashtag #icaffedellaliberta, così potrò ricondividere anch'io. I caffè della libertà è un libro orgogliosamente autopubblicato. Il che vuol dire che sono editore di me stessa, che ho scelto io editor e illustratrice cui affidare i lavori tecnici, che sono necessari, per avere un buon libro. Non si fa tutto da soli. A proposito di autopubblicazione, vi invito a leggere l'ultimo articolo della mia amica Marina Minelli, che di libri ne ha scritti diversi con un editore rinomato e che adesso è passata all'autopubblicazione.

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