Un museo di qualità: il Museo Renzi a San Giovanni in Galilea
Di San Giovanni in Galilea, piccola frazione del comune di Borghi, stretto sulla cima di un colle che domina tutta la costa della Romagna da Gabicce a Cervia, mi ha colpito fin da subito il nome, inconsueto.
E di origine sconosciuta: ci sia stata una chiesa, ci sia stato un legame con la Terra Santa (magari un templare?) non è dato sapere. Il nome così esotico resta misterioso.
Quello che è certo che questa posizione che domina le valli dell’Uso, del Marecchia e del Rubicone, nei secoli sanguinari e turbolenti del tardo Medioevo, quando i Comuni lottavano contro le Signorie, e queste fra di loro, per il predominio nell’Italia settentrionale, si dimostrava di vitale importanza strategica. Il borgo fu così fortificato dai Malatesta, dinastia che governava con questa zona della Romagna ed il castello di San Giovanni in Galilea fu dove per alcuni secoli vissero i Malatesta di Sogliano, cugini dei Signori di Rimini e di Cesena.
Con i secoli e le guerre il castello ha perso il suo originario carattere ed aspetto militare, ma da ben 130 anni l’ultima parte rimasta è diventata custode della storia di questa zona, ospitando il Museo Renzi. Don Francesco Renzi, erudito curato con una passione per gli studi antichi e l’archeologia, quando trovava qualche reperto o oggetto antico era solito inviarlo ai musei di Rimini: solo nel 1885 decise di smettere di farlo, e riunirli in un antiquarium, base della collezione del museo. In 130 anni di vita l’istituzione ha avuto alterne fortune: è stata saccheggiata durante la Guerra Mondiale ed è rimasta negletta per decenni. Poi la rinascita, culminata nel completo rinnovamento di tutta la sede museale in anni recenti.
Quindi non un museo uggioso e stantio, come ci si potrebbe aspettare dalla sua posizione defilata: le sale, che raccolgono testimonianze che spaziano dalla preistoria fino all’Ottocento, hanno belle spiegazioni grandi, colorate e con vivide illustrazioni, di quelle che possono catturare anche l’attenzione dei bambini o delle scolaresche. E pure di qualche turista che, come me, non è ferratissimo sull’età del Bronzo…
Ci sono fossili; bellissime fibbie, raffinati monili e sepolture preistoriche (la ricostruzione della “Tomba del Barilozzo” è particolarmente d’effetto); monete ed oggetti comuni d’epoca romana; ceramiche ed oggetti di culto medievali e rinascimentali. Ma anche bizzarrie come il teschio di un Malatesta folle ed un inquietante barometro dove una testina lignea si gira a seconda dell’umidità.
Nel Museo Renzi non troverete l’opera d’arte incredibile, l’oggetto storico famoso, questo no. Troverete però qualcosa di altrettanto raro. Un museo moderno, che sviluppa un percorso didattico preciso, coinvolgente ed interessante. Un museo senza luci da funerale, disposto secondo un impianto chiaro, in buona parte accessibile anche ai disabili.
Un museo premiato come “museo di qualità” dalla Regione Emilia Romagna.