Sabato scorso ho tenuto un seminario per conto della CNA di Pisa al Pisa Book Festival. Il mio intervento, di un'ora, si intitolava proprio "Raccontare i libri online". Sottotitolo: non tutti i libri arrivano in libreria. Per gli autori sconosciuti e le case editrici piccole, tutto è più difficile, ma la rete può aiutare.
Ho avuto un bel pubblico: tanta gente e, soprattutto, grande interesse.
Allo scadere del tempo mi si sono avvicinate diverse persone. Un signore mi ha messo veramente in immenso imbarazzo: mi ha chiesto dove avrebbe potuto trovare tutte le informazioni che avevo dato. Bella domanda, io avevo un'infografica (che metto qua sotto) che usavo come schema (perché non c'era la possibilità di proiettare slide) e che è stata distribuita ai presenti. Per il resto, sono andata a braccio e a sentimento, perché questo è il mio modo d'essere (e quindi anche di fare).
Eccomi però qui, per quel signore che chissà se mi leggerà e per tutti quelli che hanno un libro nel cassetto o già stampato, a cercare di "predicare" il mio punto di vista onesto e genuino.
A me viene naturale pensare a quell'oggetto di carta, come libro. Ho 'na certa, lo so. Invece esistono anche gli ebook e gli audiolibri. Al di là che io non frequenti i primi e non impazzisca per i secondi, sono da tenere di gran conto, quando si ha un libro nel cassetto, perché "tutto fa libro", il mercato è vario e variegato e è necessario essere sempre aperti.
Dopo aver capito che il mio pubblico era fatto per lo più di scrittori, sono partita con una delle mie frasi topiche: non si può garbare a tutti. È un'espressione da inguaribile ottimista, che ripeto sempre a chi si abbatte perché vorrebbe piacere sempre a tutti. Non è umanamente possibile, pacere a tutti.
Lo stesso, i libri.
Ogni lettore ha il suo genere del cuore, i suoi autori preferiti. Poi può capitare che dell'autore del cuore un libro non piaccia, è umano e va messo in conto.
Durante le presentazioni è sempre meglio parlare di più che di meno: più i potenziali lettori riescono a entrare nell'atmosfera del libro, più sono in grado di capire se quel libro piacerà loro o no.
Perché l'obiettivo di ogni autore deve essere quello di vendere il proprio libro a chi può apprezzarlo. Solo così sarà sicuro che potrà instaurarsi un meccanismo di passaparola (o anche di passa-libro, perché va bene anche prestarlo!) che porterà quel libro a essere raccontato alle persone giuste, che a loro volta lo leggeranno e ne parleranno bene.
In rete vale lo stesso. Un autore deve raccontare (il proprio libro) e raccontarsi. Non deve essere avaro di parole. Diobòno, gente che fa nottate a scrivere un libro, poi quando esce fa silenzio stampa per paura di spolierare. Ma che spoiler e spoiler, donarsi (se lo si fa spontaneamente) fa sempre fare un gran figurone... E la gente compra (il libro).
Perché c'è una cosa da tenere a mente: chi vuol vendere un libro, non lo vende. Chi lo racconta, lo vende a lettori interessati. Che poi: a parte i grossi nomi, nessun autore "fa i soldi" con un libro. Chi scrive e pubblica lo fa per condividere il proprio pensiero. Giusto?
Online e offline il meccanismo è lo stesso.
In questo momento Instagram è lo strumento più versatile, grazie all stories, alla possibilità di fare interviste in diretta, a immagini impattanti accompagnate da caption (le didascalie) interessanti.
I blog sono morti? Direi proprio di no. Le newsletter li integrano molto e parlano più al cuore
YouTube è potente. È un motore di ricerca, di fatto.
Quindi chi vuole raccontare il proprio libro online bisogna che lo faccia attraverso (uno o più di) questi strumenti. Nell'infografica troverete dei nomi di bookqualcosa che lavorano molto bene. Vi consiglio di seguirli...
C'è tutto un sottobosco, nella rete, di persone che leggono e raccontano libri.
Ci sono due cose importanti da tenere presente, secondo me:
Perché va da sé che se un libro lo legge un bookqualcosa che ama quell'argomento, quello stile, quel genere, ne parlerà e scriverà bene.
Convenite con me, vero, che è meglio, per il vostro libro, che non se ne parli piuttosto che se ne parli male?
Certo, ci sono bookqualcosa (booktuber, per lo più, in video viene meglio) che non aspettano altro che libri da stangare e hanno costruito un loro personaggio attorno alle polemiche.
Personalmente sono un'entusiasta della vita e del mondo, sicché non i viene proprio di mettermi a raccontare quanto è brutto o scritto male un libro. Ma ognuno fa, giustamente, come vuole.
Adesso torno a scrivere (quello che dovrebbe diventare un libro di viaggio per ragazzi), ma ci sono per consulenze personalizzate, nell'attesa di ricominciare anche con i corsi (rigorosamente in presenza).
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