Viaggiare con i disabili: il viaggio è un diritto per tutti
Se vi dico: “viaggio di piacere” cosa vi viene in mente? Un luogo visitato o che vorreste visitare? Una piacevole sensazione di benessere e di relax? Tante occasioni di divertimento? Nuove esperienze, nuove conoscenze? Un sinonimo di significato: vacanza!
Se ora vi dico: “adulto o bambino portatore d’handicap” cosa vi viene mente? Dolore? Malattia cronica-degenerativa? Problemi organizzativi? Insicurezza? Incapacità? Cura? Futuro? Un sinonimo: disabilità!
Ora mettiamo tutto nella stessa frase: “viaggio di piacere per adulti o bambini portatori d’handicap”.
Difficile? Sì. molto difficile, ancor di più se la persona è portatrice di una malattia neurodegenerativa, come i bambini delle famiglie che la giovane associazione Voa Voa fa di tutto per supportare nelle loro difficoltà umane, sanitarie, legali attraverso progetti da attuare a casa (progetto Da Te) e presso strutture in brevi soggiorni (Da Noi) e che noi di Trippando festeggiamo oggi, domenica 26 ottobre 2014 a Firenze per il loro primo anno di attività.
Difficile, sì, ma non impossibile e meno impossibile di qualche decina di anni fa, in cui le strutture pubbliche e private pronte ad accogliere persone speciali con i loro specifici bisogni erano praticamente inesistenti nel nostro paese, che diciamocelo ancor oggi non vanta nessun primato in tal senso, ma che grazie a qualche normativa, l’impegno di molti cittadini, spesso direttamente coinvolti o famigliarmente coinvolti (guardate ad esempio cosa portano avanti due mamme romagnole: http://parchipertutti.blogspot.it/), e la buona volontà di alcuni gestori di strutture alberghiere, ristorative ecc. inizia a mostrare dei segni di cambiamento.
Girando nel web non sarà difficile trovare agenzie specializzate in viaggi per persone disabili, o siti internet di strutture “totalmente accessibili” al nord come al sud, eh si anche nel nostro sud quello che ancor oggi manca di infrastrutture adeguate più di tutti ma che ha luoghi meravigliosi da visitare e che qualcuno con tanta buona volontà riesce a organizzare un villaggio turistico adeguato alle esigenze di tutti (questo è Isola Capo Rizzuto in terra calabra: http://www.progetto-sorriso.com/) E allora perché ancor oggi in particolare le famiglie con bambini affetti da gravi deficit di salute viaggiano così poco? Secondo me ci sono due tipi di ragioni:
• Una di tipo logistico: il timore di non trovare al proprio arrivo una struttura ricettiva adeguatamente predisposta ad accogliere chi non ha altra possibilità che stare in carrozzina (camere strette, mancanza di ascensore o altri mezzi per affrontare le scale, bagni non adeguati ecc.) né di poter fare quelle piacevoli attività che tutti amiamo fare quando andiamo in vacanza (una passeggiata senza troppi saliscendi dai marciapiedi, andare in spiaggia senza sudare 100 camicie perché non c’è la rampa di accesso sufficientemente lunga, farsi un bagno in piscina senza il rischio di affogare perché manca l’accesso e l’uscita facilitata, pranzare al ristorante perché non c’è modo di arrivare al tavolo, giocare al parco giochi, visitare un museo-mostra ecc, partecipare alle attività di animazione organizzate dal miniclub, ecc.). Tutti timori purtroppo validi ma che secondo me con un’accurata organizzazione del viaggio prima di partire e magari rivolgendosi ad organizzazioni-associazioni che si impegnano in tal senso sono abbastanza superabili.
• Una di tipo “umano”: la mancata capacità di accogliere l’altro, soprattutto quando è tanto diverso da me. Può succedere a tutti di non sentirsi ben accolti, apprezzati, anzi al contrario di sentirsi essere di troppo, di dare fastidio. Alle persone disabili e alle loro famiglie, secondo me, ancor oggi, può succedere una volta di più! Prima di scrivere questo articolo ho chiacchierato con qualche famiglia di amici, ognuno di loro con un grave handicap, ho chiesto loro: Di cosa secondo voi ha bisogno una famiglia con un figlio con handicap per viversi una vacanza piacevole e rilassante? Tutti e dico tutti, prima ancor di parlare di “accessibilità” (che hanno indicato come importante certo), hanno parlato di: calore umano, spirito di accoglienza, buona compagnia, amici, affetto, condivisione: hanno parlato di relazioni. Perché? Perché la più grande fatica, il nemico più grande di una famiglia che accudisce una persona disabile rimane il senso di solitudine. Cosa fare allora? Non isolarsi, nemmeno in vacanza. Partire con una coppia di amici con bambini o dei familiari con cui ci sentiamo in intimità, a cui sentiamo di poter far vedere tutto di noi, di cui ci fidiamo, che sapranno adeguarsi ai nostri tempi, con cui scambiare due parole rilassate e che abbiano dei figli che trascorreranno del tempo con i nostri, con cui condividiamo degli interessi ma soprattutto per cui l’aspetto più importante della vacanza sarà proprio lo stare insieme perché come mi ha detto Daniele, fratello di Pablo: “Qualunque posto ma con amici al seguito è vacanza!”