E' sempre una gradita ospite Paola Moschini, guida di Lucca, che ci racconta... ehm, ci guida, alla mostra Da Botticelli a Matisse: Volti e figure.
Ero dubbiosa riguardo questa mostra, mi sembrava coprisse un arco temporale troppo lungo e quindi che corresse il rischio di perdere il tema centrale. Dall’altra parte invece, confidavo nell’organizzazione di Linea d’ombra, di cui ricordo ancora dopo tanti anni una bellissima mostra di Van Gogh e gli impressionisti a Treviso. Alla fine ne sono uscita entusiasta e affascinata da alcune opere, per cui ho chiesto subito alla sig.ra Trippando se ospitava gentilmente un post.
Articolata in quattro sezioni principali, l’esposizione ha le giuste dimensioni, né troppo grande né troppo piccola, quindi permette di mantenere vivo l’interesse e la concentrazione per tutto il tempo della visita.
Essendo incentrata sui ritratti, il consiglio che vi do è quello di fare attenzione agli sguardi, alle espressioni, ai volti ma soprattutto agli occhi: quelli che Leonardo definì lo specchio dell’anima. Questa è stata la mia chiave di lettura e questo ciò che ne ho ricavato.
La nobiltà del ritratto, è il tema della seconda parte. Direi che qui il genere è nella sua accezione più tradizionale, classica. Ed è per questo motivo che spicca il dipinto di Velazquez. Per il re Filippo IV di Spagna, lo sfarzo delle stoffe, la posa fissa, i simboli del potere, ma il vostro occhio cadrà sicuramente sul quel mento così pronunciato.
La terza sezione è forse quella più bella, a mio parere. Ha come fil rouge il Ritratto quotidiano: situazioni familiari.
Compaiono anche gli impressionisti: i capostipiti Manet e Degas si cimentano in
La quarta ed ultima sezione è dedicata al XX secolo. Comincia con una particolarità del genere: gli autoritratti. Cambia quindi la concezione dell’artista. Perché si autoritrae? E chi meglio di Van Gogh e Gauguin può darne un esempio? La psicologia rientra in gioco: lasciare una testimonianza dell’animo tormentato. Quale colore useresti se sei depresso? Nero. Quale colore useresti se stai male? Il verde che si intravede qua e là nel viso. L’arancione dei capelli e della barba per la forza che c’è, ma si è assopita.
La mostra termina con un’opera forte, ma che dà diversi spunti di riflessione. Si ritrovano tutti gli elementi che concorrono a creare un ritratto ben riuscito: uno sguardo, un volto, una storia. La ragazza, raffigurata dal pittore americano Andrew Wyeth, è Christina Olson.
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