Non mi capitava da anni di non proporre io una mèta, ma è stato bello (molto!) accettare la proposta del sommelier, di ritorno da Otricoli, di fermarci a Torgiano, per visitare la Cantina Lungarotti e il Museo del Vino.
Il borgo di Torgiano, a un quarto d'ora d'auto (in direzione sud) da Perugia, è circondato da vigneti e vanta un Museo del Vino che non vi racconto subito, sennò finisce che mi emoziono e non capisco più nulla.
Dunque, Torgiano è sinonimo di vino. E vino, a Torgiano, vuol dire Lungarotti. La Cantina Lungarotti (bellissima anche a vedersi da fuori) si trova appena fuori paese ed è immersa nelle vigne, quelle storiche, di proprietà degli avi di Giorgo Lungarotti, classe 1910, che dopo aver studiato agraria, nel 1962 decide di riunire le aziende agricole dei suoi vari nuclei familiari e di votarle interamente alla produzione di vino. Nasce così la “Cantine Giorgio Lungarotti SpA”, che ha reso l’Umbria e Torgiano famose nel mondo del vino. Lo stesso anno la moglie Maria Grazia, storica dell'arte, conia il nome del vino simbolo dell'azienda: “Rubesco” (vitigno Sangiovese), dal latino rubescere, arrossire, cui viene affiancato, sempre nello stesso anno, il bianco "Torre di Giano" (vitigni Trebbiano e Grechetto), il cui appellativo è invece legato al borgo di Torgiano. Notate la somiglianza?
Giorgio Lungarotti muore nel 1999, ma la sua eredità di pioniere del vino italiano viene presa in mano dalla moglie, coadiuvata dalle figlie e successivamente anche dai nipoti. Visitare la sede aziendale di Lungarotti a Torgiano (specifico a Torgiano, perché c'è una sede della Lungarotti anche a Montefalco) è come addentrarsi nella storia della famiglia Lungarotti, nelle sue radici. Non a caso il claim aziendale è "Radici in Umbria".
La visita in cantina, condotta dalla splendida Giulia Fondacci, sommelier, è una fusione di informazioni tecniche e storia familiare. Gli ambienti sono immensi, curatissimi, impeccabili. Il tempo di pensare: "Sembra irreale" che ci imbattiamo in un cantinere intento a rabboccare il vino in una botte. Segno evidente che è tutto realissimo. Immenso, impeccabile, perfetto. Ben radicato in Umbria, come racconta la linea del tempo che si trova sul finire della visita, con immagini e racconti che hanno portato Cantine Lungarotti a ottenere la prima DOCG dell'Umbria e una delle prime DOCG d'Italia, a coltivare oltre 200 ettari di terreno producendo 2 milioni e mezzo di bottiglie all'anno e a creare, tramite la Fondazione Lungarotti, due musei, dell'olio e del vino non legati al marchio e alle bottiglie Lungarotti e in grado di rendere Torgiano un borgo un borgo vocato al turismo esperienziale e in particolare all'enoturismo.
Alla fine della visita in cantina si possono infatti fare degustazioni guidate presso l’Enoteca della Cantina (dove è possibile anche pranzare), per un'esperienza ancora più immersiva, oltre che per decidere di acquistare delle bottiglie da portare a casa!
A proposito di enoturismo, vi (e mi, per quando torneremo!) segnalo anche l'Osteria del Museo, che si trova proprio a fianco al Museo del Vino. Sembra notevole!
Per questioni di tempo (e per aver subito un buon pretesto per tornare a Torgiano), abbiamo visitato soltanto il Museo del Vino e non quello dell'Olio. Anche qui abbiamo avuto l'onore di essere accompagnati da una splendida guida, Lorenzo Lepri, archeologo, che ci ha incantato coi suoi racconti, facendoci capire la logica del museo, che proprio non me lo aspettavo così. E invece una sala dopo l'altra ero sempre più a bocca aperta. Perché si chiama Museo del Vino, ma di fatto è il museo della civiltà della vite e del vino. E della cultura che ruota attorno alla vite e al vino.
Nella sala d'ingresso si trovano alcune tombe etrusche e non si capisce (ma si resta a bocca aperta, garantito)! Poi, con la spiegazione, ci si addentra nella storia del vino e in tutti i manufatti, di provenienza più o meno locale, che sono legati al vino. Si girano stanze, si salgono scale. È tutto un restare a bocca aperta, un pensare di aver già visto il mondo del vino e invece c'è di più, ancora di più, fino al "Baccanale con tino" di Andrea Mantegna e al "Baccanale" di Picasso. No, non me le aspettavo delle opere d'arte in un museo del vino. Ed è fantastico, incredibile, inimmaginabile. Mettete in conto un paio d'ore abbondanti, se scegliete (e ve la consiglio di cuore) la visita guidata. Il tempo volerà e voi sarete imbambolati a riempirvi gli occhi di bellezza.
La lungimiranza di Giorgio Lungarotti e Maria Grazia Marchetti Lungarotti ha portato a questo: a un borgo, Torgiano, votato all'enoturismo, circondato da un paesaggio di vigneti da cartolina; a una cantina meravigliosamente lineare e impeccabile nella sua maestosità; a un museo del vino "effetto wow", che racconta la storia del vino e raccoglie manufatti artigianali e artistici legati al vino.
Per godere appieno di tutto questo mondo del vino e di vino, vi consiglio di fermarvi una giornata piena, o anche una e mezzo, così magari voi riuscite a includere anche la visita al Museo dell'Olio. Oppure vi prendete un bel weekendone all'insegna della Cantina Lungarotti, e allora esplorate sia la parte di Torgiano che quella, più piccola, di Montefalco, che il sommelier e io abbiamo già segnato in agenda per l'autunno!
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