
Che ci vieni a fare a Termini Imerese?
"A Termini Imerese? Ma cosa ci vai a fare?"
È più o meno questo quello che mi ha detto mia sorella quando ha saputo che avrei partecipato al blogtour #vivintensamente che si snoda tra Termini Imerese, le Madonie e Cefalù.
Pure io, sentendo nominare questa città, sono rimasto interdetto: nella memoria collettiva degli italiani Termini Imerese è legato solo all'immenso stabilimento Fiat e a storie di lotte sindacali; a nulla, insomma, che possa essere messo in collegamento con valide ragioni per visitarla.
E invece, dopo appena mezza giornata, mi sono già completamente ricreduto.
Arrivare a Termini Imerese da Palermo
Per arrivare nel Distretto di Cefalù, del Parco delle Madonie e di Himera basta un'ora di autobus dall'aeroporto di Palermo: la strada costeggia l'abbagliante blu del mare, agavi e fichi d'india spuntano ai bordi della carreggiata e montagne alte, scoscese e petrose gettano lunghe ombre al tramonto.
La Sicilia, questa grande isola, non è solo mare, anzi! È montagne, valli, laghi e torrenti: tutto un mondo che sto per scoprire.
Termini Imerese, dicevo. Ecco cosa mangiare.
Abbiamo iniziato a scoprirla da uno degli aspetti più gustosi della tradizione e della civiltà locale: la cucina! Arrivi in Sicilia e non vuoi assaggiare l'arancino?
Qui in Sicilia è un piccolo pianeta dorato, un perfetto globo che oltre la scorza di frittura, oltre lo strato di morbido riso, custodisce un rovente e gustoso cuore di carne e piselli. Mangiare un arancino in Sicilia è un'esperienza incredibile: quelli che si trovano nel continente non hanno nulla a che vedere con quello che io ho avuto il piacere di gustare.
Termini Imerese è sul mare: nell'attesa di imbarcarci per fare un giro lungo questo golfo perché non fermarsi ad assaggiare qualcosa da zu' Totò?
Si trova all'ingresso del porto: è una piccola baracca dove la sera tardi, quando tornano stanchi da ore di lavoro, i pescatori si fermano a mangiare. Già questo dà l'idea non solo di come il cibo qui possa essere buono ma anche della dimensione reale, quotidiana e sincera che sto vivendo in questo blogtour: non posti scelti e selezionati, ma una serie di esperienze che chiunque, girando per Termini Imerese, potrebbe fare.
Abbiamo mangiato all'ombra di limoni a pochi metri dal mare; il rumore della risacca appena udibile e profumi di ogni genere dalla cucina di zu' Totò arrivavano ai nostri nasi. Ora si parla tanto di street food: se vi piace venite qui!
Abbiamo assaggiato la stigghiola, interiora di agnello ripiene di agnello e cotte nel suo stesso grasso; le panelle specialità fatta con la farina di ceci della stessa famiglia della farinata ligure o della cecìna toscana; il quarume, interiora di vitello; insalata di musso e carcagnola, cioè carne e cartilagine lessati accompagnati con verdure varie.
Cucina semplice, povera, di tutti i giorni: la migliore quindi.
Resa ancora più buona da dove e come l'abbiamo gustata: seduti all'aperto, al sole in un ottobre caldo che quasi non sembra autunno. Ma qui questo clima benevolo dura fin verso Natale tantochè, ci raccontano, non è inconsueto fare il pranzo di Natale al mare.
Il porto e il golfo di Termini Imerese.
Anche per questo il porto di Termini Imerese è così pieno di barche: averla qui (per chi se lo può permettere) significa uscire in mare aperto per molti mesi all'anno, dall'inizio della primavera all'inverno inoltrato.
Il golfo di Termini Imerese, che abbiamo costeggiato con la barca, è un improvviso alternarsi di piccole cale e scogliere, spiaggette e promontori, case e torri di avvistamentto, con sullo sfondo l'imponente panorama delle Madonie, come un unico grande quadro che si estende a perdita d'occhio.
Che ci vieni a fare a Termini Imerese?
Beh, ora qualche idea ce l'ho!
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