
M come la "Maledizione" di Bormio
L'ABC dei viaggi della Signora Trippando deve andare avanti. C'è la M che chiama. Quindi saltiamo la L (ma ho già in mente, basta solo il tempo di scriverla!) e... via con la "Maledizione" di Bormio.
Io non credo alle maledizioni, ma quando sto bene e la mia famiglia è serena, mi guardo intorno, mi godo il momento, e anche qualche "tuffo" di paura. La felicità è uno stato di equilibrio. Equilibrio precario. E' come una pallina sul bordo di una vasca da bagno. Se nulla si muove, lei è ferma, in equilibrio. Ma basta un soffio per farla cadere giù, ondeggiare da un lato all'altro ed infine trovare il suo punto di equilibrio statico: in basso, nel centro della vasca.
Le ultime tre settimane la mia famiglia ha ondeggiato come la pallina nella vasca. Prima si è ammalato il DottIng. Abbiamo dovuto rimandare la partenza per la settimana bianca, causa malattia. Poi è arrivata "La Notizia": trasferito a Livorno. Da parte mi ci sono stati pianti di gioia: in un nanosecondo ho pensato alla sveglia, che suonerà ad orari umani, ai giochi che lui potrà fare col TopoMarco al pomeriggio. Non lo nego, ho anche pensato: "Evvai, ritorno in palestra!". Ma quando si è "troppo felici" bisogna aver paura. Che la pallina cada giù. E la pallina è caduta. Giusto il tempo di fare i bagagli e partire per Bormio. Sì, per l'agognata settimana bianca ancora una volta ho dovuto cedere al consorte. O Bormio o nulla. E allora, Bormio! Ma, è ufficiale: Bormio non ci vuole.
Due anni fa ci siamo stati che io ero incinta da pochissimo. Avevo il divieto di mettere i piedi sulla neve per non scivolare. Di una settimana, ho passato due giorni sana (il primo e l'ultimo), due a fare da infermiera ad Enrico che si è ammalato e tre a letto malata. Sì, malata, non "con la febbre". Perche il mì marito che chiacchiera sempre poco, non so come, ma appena ha visto il termometro segnare 38.5, si è attaccato al telefono. Dopo dieci minuto c'era il medico di turno. Due tachipirine e in un'ora... sana come prima! (insomma...).
Ma torniamo alla scorsa settimana. Si arriva a Bormio e sento Marco con le mani stranamente fredde. Posiamo le valige in camera e decidiamo di fare due passi in centro. Lo carichiamo sul passeggino e lui fa un pò di storie. Storie strane. Figuriamoci se il mio teppista, dopo sei ore -stranamente- buono nel seggiolino della macchina non ha voglia di camminare da solo!? Dobbiamo fermarci in farmacia. Compriamo anche un termometro. Si rientra in hotel. Gli proviamo la febbre: 39.0. La "Maledizione" di Bormio ha colpito ancora. Porotopo. Lo imbottiamo per due giorni di tachipirine. Lui non è lui. Noi riusciamo a mettere giusto gli sci ai piedi, ovviamente alternandoci. L'albergo è comodissimo: sulle piste, personale superdisponibile, tanti bimbi (mica sceglie a caso, la Signora Trippando!). Ma la Maledizione non è finita. Perchè, va ammesso. Con un figlio di un anno e mezzo se si decide di andare in settimana bianca, non ci si va per lui. Ci si va per noi. Noi potremo sciare. Ma Enrico si sente stanco: dopo la settimana di febbroni e il poco sonno che Toparco ci consente è comprensibile. Io... di più. Così di più che nel giro di due giorni passo dal mal di gola al non alzarmi dl letto. Ma devo alzarmi. Il DottIng ha deciso: tutti e due in vacanza malati non ci tiene. Fa i bagagli mentre gli dico -reggendomi la testa- cosa mettere dove. Si ritorna a casa: la mia temperatura sfiora 39. Se non è una maledizione, questa!
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