Cari genitori, adesso tocca a noi!

Cari genitori,

sono una mamma e, da mamma, scrivo a tutti voi. A tutti noi, perché anche io e mio marito siamo genitori di due bimbi. Il grande andrà in quarta elementare, il piccolo frequenterà l'ultimo anno della scuola dell'infanzia. Frequenterà, gran bella parola...

Dove abitiamo noi è dal 10 marzo che i bambini non frequentano la scuola, che non vedono i compagni, che non seguono le lezioni. Tanti di voi si sono lamentati per gli orari impossibili delle video lezioni; noi abbiamo inutilmente cercato di protestare affinché, invece, venissero attivate.

In ogni caso, dal nido al liceo, noi genitori abbiamo i figli che ci ronzano intorno da almeno sei mesi. Ora basta. Ora tocca a noi.

Abbiamo dato la colpa alla ministra, ai dirigenti, agli insegnanti. Abbiamo urlato ai nostri figli. E non venitemi a dire che voi non l'avete fatto, perché ho visto più volte perdere la pazienza anche all'uomo più zen che io conosca.

Sono stata a una riunione della scuola e ho notato i genitori gli uni contro gli altri, guardinghi, mentre le maestre ci spiegavano il patto di corresponsabilità.

<<Io il figlio a scuola malato non ce lo mando, ma gli altri sì>> è stata una frase che ho sentito uscire da più di una bocca. E mi sono messa alla parte "degli altri". <<Gli altri, chi?>> ho chiesto <<Io i figli malati li tengo a casa, perché non dovrebbero farlo anche "gli altri"?>>.

Silenzio. Voce a distanza: <<Ma per ogni giorno di malattia dei figli mi tolgono ottanta euro dallo stipendio, tu lavori da casa>>.

E per ottanta euro paralizziamo un paese?

Genitori miei, io ho partita Iva e sorvoliamo proprio sul mio mancato fatturato dei mesi addietro. Altro che ottanta euro! Io però ho continuato a produrre contenuti sul blog, offrendo a tutti intrattenimento a costo zero. Ho aperto un canale YouTube, che è ancora ben lontano da essere monetizzabile. Vi ho chiesto qualcosa? Le 600 euro dell'emergenza sono le pensioni non più godute di chi è morto, per il Covid. Nessuno vi ha levato nulla se le hanno date a me e alle altre piccole partite Iva.

Ora non levate voi a me. Voi a noi. I figlioli a scuola mandateli se in casa state tutti bene, sennò tutti a casa. E chissenefrega, se vi tolgono gli euro dallo stipendio. Saremo tutti più poveri, ma ai nostri figli avremo insegnato il rispetto dell'altro. Se un bimbo va a scuola con la febbre o con un genitore che ha sintomi da Covid, rischia di bloccare un paese intero.

Un. Paese. Intero.

Perché se un bambino ha il Covid, va in quarantena tutta la classe, più genitori, fratelli, babysitter e nonni con cui i bimbi della classe sono stati in contatto. Vanno in quarantena gli insegnanti e i custodi che con cui quei bimbi hanno avuto rapporti. E tutte le altre persone con cui insegnanti e custodi sono entrati in contatto nelle ultime ore. Per dare due numeri, se un insegnante in due giorni ha girato cinque classi, cinque classi vanno in quarantena, per colpa di un genitore che manda a scuola un bimbo malato o che non lo tiene a casa se un familiare si sente male.

Eh no, cari miei. Dei figlioli in giro per casa ne siamo pieni tutti, ma il rispetto deve andare avanti a ottanta fottutissimi euro.

Siamo noi genitori a dover dare l'esempio a nostri figli sul rispetto. E a questo giro, rispetto per uno vuol dire salute per tutti. Sono 3 giorni per precauzione versus 14 per quarantena. Pensateci. E pensateci, perché stavolta non abbiamo ministre o dirigenti a cui dare la colpa. Stavolta se abbiamo i figlioli a casa a mesate intere è solo colpa nostra, di noi genitori.

Pensateci. Non siamo corresponsabili, siamo e dobbiamo essere responsabili. Per noi, per i nostri figli e per quegli "altri", di cui troppo spesso ce ne freghiamo. E invece sono proprio uguali a noi.

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