Con la Trip-Nonna sul Delta del Po

Scrivo sempre dell'infanzia e adolescenza in cui sono diventata una viaggiatrice incallita grazie alle "gite del prete". Le gite continuano, almeno finchè "regge" il prete ed i signori Ceriegi (i miei genitori, n.d.r) son sempre là. In prima fila. Qualche weekend fa erano di nuovo on the road. E la mia mamma, finalmente, si è decisa a raccontare qualcosa. Ovviamente ha scritto a penna. Quindi adesso faccio un pò la "Nonna Velia" (la mia bisnonna scrivana) e ricopio il manoscritto. Buona lettura!!

Faccio parte di una comitiva che, ormai da svariati anni, partecipa regolarmente a gite organizzate dal nostro parroco circa tre volte l'anno. Molte volte, durante i nostri itinerari, abbiamo attraversato il Polesine e il fiume Po. Davanti a questo grande fiume, sempre e comunque, sono rimasta affascinata: incute rispetto e "riverenza" come un grande personaggio. Ricordo che una volta, di novembre, l'abbiamo attraversato con timore, tanto era la portata d'acqua, che riempiva l'intera golena. Quest'anno la nostra gita di primavera ci ha portato alla scoperta del Parco del Delta del Po, navigando su una delle sue tante "vie d'acqua".

Raggiunto Gorino Ferrarese, un piccolo paese silenzioso, con case e giardini piccoli, ben curati, lindi, a piedi abbiamo raggiunto il porto, da cui ci siamo imbarcati sulla motonave "Freccia del Delta", un trimarano adatto per navigare dove ci sono bassi fondali come quello del Delta del Po. La navigazione è durata all'incirca due ore, durante le quali la motonave procedeva lentamente. A tratti il nostro accompagnatore, che era alla guida del mezzo, doveva spengere in motore affinchè non si impigliasse nelle reti dei pescatori. Potevamo osservare una grande varietà di uceelli acquatici: aironi bianchi, rossi e cenerini, beccacce di mare e solitari falchi di palude. Dopo un'ora di navigazione siamo giunti alla foce del Po di Goro; la barca ha attraccato e noi siamo potuti scendere. Abbiamo oltrepassato un ponticello: davanti a noi la spiaggia ed il mare Adriatico e sulla sinistra uno dei sette "canali" del grande fiume che si immette nel mare. Alla confluenza del fiume con il mare, si sono formati due "scanni", ambienti in continua evoluzione formati da detriti che vengono trasportati dal fiume e modellati dalla brezza marina. Sulla sponda di destra l'Isola dell'Amore, o "Scannone di Goro", dove sorge il faro costruito negli anni '50 del secolo scorso, su quella sinistra l'Isola dei Gabbiani. In questi ambienti molto delicati si sono insediate le "piante pioniere", che hanno favorito la formazione delle dune litoranee e la nidificazione di diverse specie di uccelli: fraticello, fratino e beccaccia di mare in particolare. Dopo la breve sosta, abbiamo ripreso la motonave, che ci ha riportati a Gorino: il nostro sguardo era attento, vigile, non volevamo che qualcosa ci sfuggisse: in lontananza c'erano piccole imbarcazioni con pescatori intenti a raccogliere cozze e vongole, molluschi che sono la fonte primaria dell'economia locale e che vengono esportati anche all'estero. Tutto intorno a noi acqua e piccole paludi. Respiravamo in silenzio per paura di far rumore: eravamo contenti, rilassati e anche un pò affamati, data l'ora. Giunti a Gorino, salutata la nostra guida, brava, disponibile ed esauriente, siamo scesi ed abbiamo raggiunto il ristorante USPA, in piazza della libertà, a poche centinaia di metri dal porto. Il menù concordato era ovviamente a base di pesce: cozze ripiene, risotto di pesce d'acqua dolce e frittura. Il tutto ben curato e servito con celerità. Direi che quest'escursione ha avuto un buon epilogo e se vi trovate da quelle parti la consiglio vivamente, perchè infonde serenità e pace. La nostra gita è proseguita poi con la visita all'Abbazia di Pomposa, da non perdere, per ricrearci anche nello spirito!

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