G come Guida
Quando ero piccina e, con i miei, si andava in gita col prete, ogni viaggio aveva una grande incognita: la guida. Come ogni viaggio organizzato che si rispetti, infatti, in ogni città trovavamo ad attenderci una guida. Che faceva il bello ed il cattivo tempo. Ricordo guide meravigliose, come Jesus (che noi chiamavamo Gesù) a Santiago de Compostela e dintorni. Magnifico! E le due guide della Russia: la bacchettonissima Caternia a Mosca e la comunistissima Anna a San Pietroburgo, entrambe pozzi di sapere. Così come ho ben presente, anche se non ricordo il nome, una tipa che a Stoccolma non ci ha mai -dico MAI- fatti scendere dal pullman. O quella che, in Camargue, leggeva i "pensierini" e se le si faceva una domanda, non capiva nemmeno l'italiano. Tristezza!
Dev'essere un mestiere duro, la guida, senz'altro: di solito chi ha studiato vuole un posto dietro ad una scrivania. Al caldo d'inverno e all'aria condizionata d'estate. Loro no. Le guide sono gli essere più sottoposti agli agenti atmosferici che ci siano. Ma fanno un lavoro divertente: incontrano gente. Gente che è in viaggio, in giro. Magari può capitare la scolaresca disattenta o il gruppo di vecchietti poco vigili. Magari vedere la gente distrarsi mentre tu sei lì a cercare di interessarla non è il massimo. Ma a me ha sempre affascinato.
E' stata una delle esperienze più belle che ho fatto da quando ho il blog visitare Pisa, la mia città, con una guida. E, ad un mese di distanza, inaspettatamente, ripetere la visita con un'altra guida ancora. Entusiasmante, direi! Con Martina, in compagnia della Aury&Cousins ho imparato un sacco di cose e delle belle curiosità (se siete curiosi anche voi, venite a trovarci o leggetevi Nome: Pisa – Segno zodiacale: Ariete); con Filippo ne ho imparate altre. La sua spiegazione del Trionfo della Morte al Campo Santo Monumentale mi ha fatto scrivere uno degli articoli di cui vado più fiera: Da Boccaccio a Buffalmacco, il Decameron in Piazza dei Miracoli.
Assolutamente fuori dagli schemi è stato fare l'incontro con una nuova città con una guida tutta per noi. E' successo quest'estate a Copenaghen. E dobbiamo ringraziare Visit Denmark. Passeggiare in centro insieme a Linda, la copenaghenese più italiana di Danimarca è stato davvero un'esperienza unica. Oltre ad averci mostrato la sua città, abbiamo avuto insieme una bella chiacchierata sulle guide.
Le guide cartacee. Su quelle io ho una teoria tutta mia: difficilmente riesco a partire con una sola. Me ne servono almeno un paio, per raffronto. Ma se ne ho tre... beh, è il numero perfetto! Nelle città d'arte, le spiegazioni dei monumenti che si trovano sulle guide del Touring Club Italiano sono impareggiabili.
Così come le Rough Guide per avere un'idea di quanto si andrà a spendere. E, di conseguenza, decidere dove entrare e dove no. Oltre a specificare piuttosto dettagliatamente i costi di hotel e ristoranti, queste ultime danno sempre i costi degli ingressi a musei ed attrazioni. Così magari uno si fanno due conti prima di partire. Ed è sempre bene! Poi ci sono le Lonley Planet.
Le ho amate alla follia, senz'altro sono le migliori per il dove mangiare-bere-dormire, ma devo ammettere che anche loro hanno qualche difettuccio: sono poco orientate verso il pubblico italiano. Mi spiego meglio: sono guide IN italiano, non PER italiani. Il fatto che i capitoli vengano ben tradotti dall'inglese non vuol dire che sono segnalate anche attività che interessano gli solo italiani (per esempio, a Copenaghen, Linda). In questo, sono eccellenti le guide Marco Polo. Un pò troppo sintetiche, per i miei gusti. Però con consigli sia di chi ci abita che dei turisti. Italiani per gli italiani.
E voi? Con quante guide in valigia partite? Qual'è la vostra preferita? Quali ricordi vi affiorano se pensate ad un viaggio in cui avete fatto una visita con una guida? Raccontate, gente, raccontate!
Avete già letto le altre lettere del mio #ABCviaggi? Eccole:
A come Aereo B come Boat Trip C come Camera…d’albergo… D come Dormire (poco) in vacanza E come Enrico F come Fame…da Viaggio