I libri che ti cambiano la vita
La prima divagazione libresca finiva con la domanda di Sara a Paolo e ai nostri lettori: <<Il primo libro, il primo ricordo legato ad un libro, quello che non hai più dimenticato, qual è? E il vostro qual è?>>. Ecco Paolo che risponde. Io, Silvia, ho già detto la mia. Vi va di rispondere, anche a voialtri?
Il primo ricordo legato ad un libro è ben stampato nella mia mente anche se molto lontano nel tempo.
Correva l'anno 1974, facevo la 2^ elementare, leggevo ancora malissimo e scrivevo forse anche peggio... quel Natale mio nonno ebbe la malaugurata idea di regalarmi proprio la cosa che più odiavo al mondo. Sotto l'albero era rimasto solo questo pacchetto che, viste le dimensioni sospette, avevo lasciato per ultimo già subodorando la fregatura. Dentro c'era, neanche a dirlo, una preziosa edizione per ragazzi del libro "Cuore" di Edmondo De Amicis che però io, in quegli anni, non sfogliai mai per rappresaglia. Quando, scartandolo, vidi che mi era stato regalato un libro, iniziai a piangere sconsolato maledicendo la mia sorte.
Crescendo, mille volte ho pensato che se mio nonno mi avesse regalato uno dei tanti reportage di De Amicis, che ne so, magari "Costantinopoli", il vivido racconto della Istanbul di fine dell'Ottocento, di sicuro l'avrei letto e la mia vita sarebbe stata differente... perché è indubbio che i libri ti cambino la vita.
Il primo libro che me l'ha cambiata è stato Le vene aperte dell'America Latina, del giornalista, scrittore e saggista uruguaiano Eduardo Galeano.
Questo saggio, ma potremmo anche chiamarlo reportage, impreziosito da una celeberrima prefazione di Isabel Allende, mi ha cambiato la vita perché racconta la storia dell'America Latina in maniera totalmente differente dai libri di scuola... quando si dice che "un libro ti apre la mente"...
In quegli anni lontani, era molto più figo riferirsi a quest'opera accennando al titolo spagnolo "Las venas abiertas de america latina" che per noi iniziati era semplicemente "Las venas"...
E a te, Sara, quali libri hanno cambiato la vita?
In fondo, i libri sono come le ciliegie (una tira l'altra) e così, prima o dopo l'uruguaiano Eduardo Galeano arrivarono a riempire le mie giornate le pagine del cileno Luis Sepulveda e dell'argentino Osvaldo Soriano, autori che consiglio a chiunque sentendomi rispondere spesso: - Sì, ma dicci qualche titolo per iniziare a leggere questi autori.
Con Sepulveda si ha proprio l'imbarazzo della scelta, lo ammetto. Un suo titolo che piace a tutti è il mitico "Patagonia Express".
Il libro si apre col racconto di quel pomeriggio qualunque della metà degli anni '80, quando lo scrittore cileno e il famoso Bruce Chatwin avevano appuntamento ad uno dei tavolini del Cafè Zurich in Plaza Catalunya a Barcellona. Era la prima volta che si incontravano e dopo essersi annusati per un po' come fanno i cani, decisero di fare insieme un viaggio in Patagonia sulle tracce dei fuorilegge Butch Cassidy and the Sundance Kid.
Sfortunatamente Chatwin morì di lì a poco, non prima di aver regalato a Sepulveda una delle sue preziose moleskine, sulla quale il cileno, strada facendo, annoterà tutto.
Un'ultima divagazione su Patagonia Express: il suo titolo originale suona proprio come la famosa poesia di Antonio Machado:
Al andar se hace el camino
se hace el camino al andar...
è camminando
che si fa il cammino...
Sara
“[...] quello che ci pareva più urgente era imparare a fare il miglior uso possibile della vita, oltre, naturalmente, a cercare di scoprire quale scopo avesse, se l'aveva, e a chiederci quale potesse essere la condizione umana in questo cosmo spaventoso e incommensurabile. Questi sì che erano veri dilemmi, quesiti di valore eterno [...]”
Credo che sia questo uno dei libri che mi ha cambiato la vita: L'amico ritrovato di Fred Uhlman. Letto e riletto da preadolescente, trovato per caso in una scatola in camera di mio cugino (non gliel'ho più ridato, ma credo che lui non se ne sia mai accorto...), oggi la ha una copertina che ormai sta insieme solo con una buona dose di colla e scotch, ma è proprio per questo che ci sono affezionata: è una copia vissuta.
In realtà, ha cambiato la vita perché è stato la prima forma di abbattimento di pregiudizi, quelli quotidiani, quelli che magari non ti accorgi nemmeno di avere finché non ci sbatti la testa. È stato la mia prima presa di consapevolezza.
Non so se siano solo i libri ad avermela cambiata o ancor di più momenti trascorsi con e per loro. Penso al primo libro acquistato da sola, al libro finito per ingannare l'ansia e l'attesa di una visita medica importante, alle sensazioni provate nel conoscere ed esplorare una nuova libreria indipendente. Alla scoperta di autori come Paul Auster, Arto Paasilinna o Alan Bennett, tutti arrivati nella mia vita negli ultimi 3 o 4 anni. Ma anche, nello specifico, a quella domenica mattina di agosto in cui sono rimasta a contemplare la libreria vuota di casa mia, assemblata e montata il giorno prima, unico pezzo di arredo su cui ho realmente investito in questa casa, mentre la moka del caffè traboccava e un forte odore di bruciato si diffondeva in tutta la casa.
Ho una sorta di amore e odio per gli autori sudamericani, sai, Paolo? A volte me ne faccio una colpa, altre me ne frego, a volte mi metto lì e cerco di riscoprirli, a volte va bene, altre va male. Non per questo li escludo a priori.
Forse il fatto che al liceo mi venissero imposti e che avrei dovuto capirli e adorarli per forza non ha aiutato.
"Sapeva leggere. Fu la scoperta più importante di tutta la sua vita. Sapeva leggere. Possedeva l'antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia. Sapeva leggere. Ma non aveva niente da leggere."
È Sepulveda, sì. Il vecchio che leggeva romanzi d'amore a 14 anni mi sembrava troppo. Non mi sentivo pronta, forse un po' come è successo a te con De Amicis. Come se volesse indagare troppo e pretendere da me risposte che non sarei stata in grado di dare. Eppure, paradossalmente, credo che comunque mi abbia lasciato un segno perché da quella lettura obbligata dalla scuola ho iniziato a cercare davvero libri per me, a scoprire, esplorare, da uno scaffale di una libreria a quello di un'altra.
E allora, dimmi, Paolo, tu che sei anche padre: ogni lettura a suo tempo? E se sì, come si fa a capire quale sia quello giusto?
Sono Silvia e, cazzarolona, leggo 'sti due, io che adesso màcino tre pagine a sera con due macigni al posto delle palpebre, e mi viene sempre da dire qualcosa. Io sono per i sudamericani. Anzi, sono per LA sudamericana: Isabel Allende. Sono suoi i libri che mi hanno cambiato la vitaAi tempi dell'Università ho letto tutti suoi romanzi. Mi hanno fatto sognare, piangere, sperare. Mi hanno fatto tornare indietro di un paio di secoli come se nulla fosse. Mi hanno fatto conoscere le bellezze e le asperità del Cile come se ci fossi stata davvero. Mi hanno insegnato che non occorrono le valigie per viaggiare. Basta un buon libro a farti compagnia!