Diario di viaggio: Amsterdam - di Annalisa Borrelli

Sono sempre felice quando qualche lettore mi scrive per raccontarmi le sue esperienze di viaggio. Lo sono ancora di più quando mi arrivano bei racconti. Il diario di viaggio ad Amsterdam di Annalisa Borrelli conquisterà anche voi. Garantito!

Era da tanto che io e i miei amici volevamo visitare Amsterdam. Ci incuriosiva questa città così diversa, per alcuni aspetti, dalle altre europee. Questa città famosa ai più per i suoi coffee-shop e per i suoi quartieri a luci rosse. Volevamo capire perché fosse così diversa dalle altre. E adesso penserete: “ok… se proprio vi interessava capire sarebbe bastato leggere, documentarsi un po’ e la vostra sete di sapere sarebbe stata soddisfatta.” Ma noi essendo giovani e curiosi, chi precario, chi disoccupato, senza certezze future… ma comunque giovani, volevamo conoscere! Volevamo saperne di più! Volevamo scoprire questa città! Volevamo viverla! Perché la sedentarietà inaridisce i cuori e gli animi e noi avevamo bisogno di muoverci!
Così, non appena trovammo una buona offerta, cogliemmo l’occasione per prenotare e partire.
Da Eindhoven, dove atterrammo con l’aereo, prendemmo il treno per Amsterdam. Alle 17.00 circa arrivammo nella stazione centrale della città. Appena usciti dalla stazione, di fronte a noi i canali di cui è famosa. Arrivammo che era già buio. Faceva freddo. E come primo obiettivo dovevamo cercare l’hotel presso cui avremmo dormito.

amsterdam canali

Entusiasmo a mille. Cartina alla mano. Direzione Hotel Van Onna. Un occhio sulla cartina, un altro sulla città.

amsterdam bici

Bici che scorrazzavano ovunque, bici parcheggiate lungo i canali, battelli che attendevano i turisti per i tour della città. Ci perdemmo. E mentre ci perdevamo scoprivamo nuove vie non inserite nella guida turistica che avevamo. Vetrine illuminate di rosso. Canali e ancora canali. Strani odori vicino alcuni locali… i primi coffe-shop.

Arrivammo in hotel dopo circa due ore di strada. Arredamento della camera semplice, con vista sul canale.

amsterdam hotel

Vicino al centro e alla casa di Anna Frank. Pulito. Colazione ottima.

colazione amsterdam

Eravamo sfiniti, ma non potevamo di certo rimanere in albergo. Facemmo un primo giro nel quartiere in cui si trovava l’albergo. Il Jordaan.

Faceva freddo. Troppo freddo per noi che non eravamo abituati a quelle temperature così rigide. Così, di tanto in tanto eravamo costretti ad entrare nei “bruin café”, i loro locali tipici, per poter prendere qualcosa di caldo… io andavo matta per l’hot-chocolate!

coffeshop amsterdam
E’ stato ad Amsterdam che ho iniziato ad apprezzare, per la prima volta, il clima freddo. Come se tutto quel freddo spingesse la gente verso il calore… ma non solo verso quello fisico anche verso il calore umano, alla ricerca di un rifugio dove potersi riparare ma anche dove poter chiacchierare, incontrarsi, conoscere, discutere. In altri locali, che per me erano sempre dei rifugi, gente che si divertiva, cantava a squarciagola e ballava. Noi, con gli occhi curiosi dei turisti, li guardavamo sorridendo. E mentre guardavamo, commentavamo, ci rallegravamo a nostra volta per la loro gaiezza, dei ragazzi si avvicinarono. Erano italiani anche loro.. Scambiammo qualche battuta. Ridemmo tutti insieme. Cosa fate, cosa non fate, di dove siete. Passammo la serata tutti insieme. Parlando di noi, delle nostre vite, del nostro futuro, della nostra Italia, dei nostri progetti.
Il giorno dopo, alcuni dei ragazzi conosciuti la sera precedente si aggregarono a noi facendoci da guida. Il nostro tour iniziò da piazza Dam, la piazza principale, dove si trova il Palazzo Reale e il museo delle cere.
Da lì, prendendo la Kalverstraat, percorremmo la via dei negozi, fino ad arrivare alla Torre della Zecca in prossimità della quale si trova il mercato dei fiori.

mercato fiori amsterdam

Andrea, uno di quei ragazzi, ci fece notare che gli olandesi hanno l’abitudine di lasciare le tende aperte facendo sì che i passanti possano vedere gli interni delle case e le attività quotidiane che svolgono… per cui vedevi chi cucinava, chi leggeva… Ci spiegò che era un modo per gli olandesi per ostentare il loro buon gusto in fatto di arredamenti. Mah…
Ricordo che non mi lasciò indifferente neanche la loro coscienza ecologica… quest’abitudine di spostarsi in bici. Mentre si passeggiava, più che alle macchine, si doveva stare attenti a non essere investiti dalle bici. E la città, pur essendo la capitale, non era affatto rumorosa

amsterdam
Quei ragazzi ci spiegarono che il motivo per cui questa città fosse così aperta e tollerante risiedeva, come sempre, nella sua storia. Amsterdam è stata una città di navigatori e colonialisti, e in quanto tale, aperta al mondo, a nuove culture ed etnie. Un centro commerciale cosmopolita. Già nel ‘600, durante l’età dell’oro della città, quando fu fondata la Compagnia delle Indie e divenne il maggior centro d’importazione di spezie e mercanzie esotiche, Amsterdam ospitava i liberi pensatori ed incoraggiava la libertà di stampa. Quindi, da sempre, forse, Amsterdam è stata una città aperta e all’avanguardia, che piuttosto di fossilizzarsi su vecchi sistemi cerca invece di sperimentare.
Durante il nostro viaggio non potevamo non visitare l’alloggio segreto in cui visse Anna Frank insieme alla sua famiglia e ad alla famiglia Pels. Suggestivo. Mentre visitavo l’alloggio chiudevo gli occhi, sentivo le campane della Westerkerk che spesso vengono menzionate nel suo diario e cercavo di immaginare come potessero vivere, in quei pochi metri quadri in otto persone, al buio, senza far rumore, con la paura di essere sentiti. Ascoltare le testimonianze di chi è sopravvissuto, ascoltare l’intervista del padre, pagine del diario originale, gli elenchi dei deportati…

anna frank

Ma Amsterdam è anche arte. Vanta di ospitare il museo di Van Gogh e di Rembrandt.

parco amsterdam
Passeggiammo per il Vondelpark, il parco principale della città, dove gli abitanti di Amsterdam sono soliti, oltre nei bruin-café, trascorrere il tempo libero facendo jogging o portando a spasso il cane, o chiacchierando tra amici. Un parco attraversato ancora da canali, piccoli laghi ghiacciati, ponti, e abitato da anatre, aironi, pappagallini, piccioni, gabbiani.

vondelpark amsterdam
Qui approfittammo per fare una breve sosta e parlare, oltre che della città anche di noi. Seduti sul bordo di una panchina cercavamo di organizzarci per la serata.

vondelpark amsterdam 2
Ritornammo in albergo. Ci ristorammo un po’ con una doccia calda e subito dopo per le vie della città.
Per cena ci fermammo a mangiare qualcosa di tipico, il Pancake olandese! Simile, per l’impasto, a una crepe, ma più spessa rispetto a questa e condita, la mia, con formaggio e bacon. Ma può essere anche dolce o, se salata, condita con altri ingredienti.

pancake
Dopo cena andammo a visitare il quartiere della trasgressione su cui non mi soffermo perché credo che sia il quartiere più noto a tutti.

A fine serata la nostra brigata si divise. Li salutammo poiché il nostro viaggio si era concluso.
Ripartimmo la mattina successiva, all’alba. Un altro viaggio era terminato. Un’altra esperienza si era conclusa. Col cuore pieno di chi ha visto nuovi posti e incontrato nuova gente, ritornavamo alla vita di tutti i giorni, con una nuova carica e con un po’ di nostalgia.

N.B. : I fatti narrati sono in parte reali e in parte inventati.
Per le poche informazioni riguardanti le abitudini e la storia della città mi sono aiutata con la guida del “National Geographic”.

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