Brucia Vecchiano, brucia casa, brucia Pisa

Stanotte si dorme in quattro. In quattro nel lettone. Gli altri tre stanno già dormendo. Come sempre quando sono nervosa, io invece devo scrivere. Finché non ho vomitato le parole che mi bloccano lo stomaco da due ore, la mia mente non riesce a spengersi. Fa come il fuoco, il fuoco che la notte passata da distrutto la Valgraziosa, la parte più bella dei Monti Pisani. Il fuoco che questa mattina è stato pian piano domato, fronteggiando un vento che soffiava incessante.

Avevano calcolato tutto, quei bastardi. Oggi pomeriggio, coi vigili del fuoco impegnati sul lungomonte, hanno appiccato anche in San Rossore. E stasera Vecchiano. Casa mia. Le fiamme, due ore fa, si vedevano davanti alla finestra della mia vecchia cameretta. Mio cugino, al telefono, me le raccontava davanti casa sua, con la gente, poveragente, che parcheggiava lì davanti la macchina, nemmeno ci fosse stata l'Agrifiera, per andare a vedere gli oliveti bruciare. Sembra che abbiano appiccato sui monti di Avane, la parte di lungomonte pisano che viene dalla Lucchesia. Ci ha avvertito la mia mamma mentre stavamo mangiando; le aveva telefonato mia cugina che tornava dal lavoro. Inizialmente volevo uscire, poi gli impegni di casa, il far finire i figli di cenare, mentre loro ballettavano di andare a vedere il fuoco, i messaggi che hanno iniziato ad arrivarmi. Non si vedeva, da qui; poi è apparso, facendo capolino, prima; e poi il fronte, largo, imponente. Adesso passano ambulanze e si sentono volare elicotteri. L'odore è acre, anche dentro casa. I miei bimbi si sono addormentati, continuando i perché che erano iniziati stamattina, quando, andando verso scuola, abbiamo visto il grande fumo provenire dall'entroterra. Calci, Caprona, Vicopisano. E avanti, finché le fiamme non sono state arrestate. Stamattina ho accompagnato Enrico in ospedale per una visita. L'odore era pungente e persone della Valgraziosa raccontavano della nottata. Ho seguito gli sviluppi su Facebook, durante la lunga attesa. Sembrava di essersela scampata.

Invece no, un altro fuoco. O forse più di uno. Stavolta vicino. E la morte nel cuore. La morte di una paese, Veccchiano, che di certo non amo, ma dove vivo da quasi quarant'anni. La morte delle passeggiate di Pasquetta, la morte delle scampagnate e dei picnic con gli amici.

Ai figli che chiedono <<perché>> io riesco a dire solo che una mente normale non può immaginarsi un perché. No. Non posso immaginarmi che la parte nord della Provincia di Pisa stia andando a fuoco. Mentre scrivo, ho un occhio buttato sui social. Pare che ci sia un fuoco anche verso Bozzano, nel comune di Massarosa. Non è il fronte che avanza: troppo distante. Sono altre mani, altre carogne che hanno dato fuoco. Sono menti distorte che chissà a quali interessi stanno pensando. Di certo non a quelli dei loro figli. Di certo non a quelli dei miei figli. Di certo non al turismo, che in questi paesi sta, lentamente, prendendo piede: la vita dei borghi, la bellezza di colline che noi chiamiamo "monti": fiori, frutti, farfalle. Quest'estate ne abbiamo viste tantissime: tutte bianche. Erano anni che non se ne vedeva. Qua di solito circolano solo zanzare, portate dal Serchio. Perché Vecchiano è qui: tra i monti e il Serchio, un paese strano, dove adesso tira vento e dove stringo i miei bambini. E li tengo a dormire qui, in mezzo a noi, felici, questa sera, di essersi addormentati con babbo e mamma, senza rendersi conto di quale brutto mondo li circondi.

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