Viaggiare alternativo - 4 La pittura di Johannes Vermeer

Alla domanda di qualche amico lettore se non stessi sconfinando in lidi che poco c'entrano col viaggio, io rispondo col dipinto che mi ha catturato l'anima e che mi ha fatto approfondire la conoscenza del suo autore, che dal giorno in cui lo incontrai per la prima volta tantissimi anni fa ogni giorno ed ancor di più sento come un fratello antico...

Perchè senza scomodare il maestro Argento e la Sindrome che la sua figliola espletò nel film omonimo, i colori di una composizione artistica a volte definita quadro e le sue atmosfere riescono a farci viaggiare pur restando nello stesso luogo.

E non narrerò della di lui vita strana luminosa breve e costellata di ombre degne del miglior protagonista della sceneggiatura di un thriller in costume: mi basterà per farvi capire di chi parlo farvi ammutolire osservandone l'opera più celebrata...

...e Scarlett ne utilizzò la semplice dirompente meraviglia per cominciare l'ascesa inarrestabile della sua sfolgorante carriera cinematografica.

Si, Johannes Vermeer (o Jan come si faceva chiamare) non ha fatto tantissimi oli, ma in quelle 4 dozzine c'è talmente tanta Anima e bellezza che bastano da loro a farne uno dei capisaldi dell'Arte di tutti i tempi.

Ed a farmelo Amare da subito, da sempre e per sempre, e facendolo diventare unico fra gli unici, che per me sono Leonardo da Vinci, Amedeo Modigliani, Raffaello Sanzio, Giotto, Escher, Katsushita Hokusai.

Lui, nato da famiglia fiamminga belga trasferitasi in Olanda e tenutari di una locanda, cresciuto nel bello, Amato dal padre commerciante d'Arte, sin da subito decide di voler essere uno sperimentatore, e non è un caso che sia amico dell'inventore del microscopio: avere una maniacale considerazione della precisione di ciò che si voleva fissare sulla tela era il desiderio maggiore del nostro, che purtroppo ancora non conosceva l'utilizzo del bromuro d'argento ma di sicuro della camera obscura, cosa che nel tempo lo ha avvicinato ancor più alla mia indole...

...e che della scienza decide di essere paladino a costo di litigare col cristianesimo, a volte bigotto, di moglie e suocera della metà di quel secolo XVII che lo ospita e lo vede passare come meteora difficilmente comprensibile ai più...

Del pittore di Delft, città meravigliosa che i principi d'Orange scelsero come loro luogo di ascendenza e sepoltura, potrete scoprire la ricerca della luce nella bella mostra ora alle Scuderie del Quirinale.

Ma qui oggi voglio svelarvi un segreto, piccolo e semplice ma che racconta di un evento liquidato con molta approssimazione: la natura della prematura dipartita del sommo maestro della Gilda di San Luca non fu l'infarto o chissà quale altra misteriosa evenienza.

Saturnismo, ovvero la malattia dei pittori, che così lo affianca all'altro incommensurabile maestro della luce che a furia di toglierne fece del buio la sua cifra, quel Caravaggio che s'intossicò come il fiammingo dell'utilizzo dei preziosi intrugli atti a riprodurre colori splendidi, preziosi, luminescenti.

Come faccio a dirvi ciò? Semplice, in un'altra vita io son nato qui...

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