Mete sognate e posti conosciuti: i nostri 15 giorni nei Balcani

E' stato un viaggio particolare il nostro #trippandoxibalcani. Così particolare che non sono riuscita a scrivere un post pre-partenza con il nostro itinerario, tante erano le emozioni, anche contrastanti tra loro, che mi dominavano.

Contrastanti, sì, perché in 15 giorni abbiamo messo insieme mete sia vecchie che nuove ai nostri occhi.

tramonto su rab

Dopo una fermata intermedia a Lubiana, che avevamo scelto perché l'anno scorso, vedendola, più che visitandola, in poche ore, ci aveva lasciati con un grande desiderio di ritornarci, il nostro itinerario prevedeva una settimana equamente suddivisa tra Belgrado e Sarajevo, città che non avevamo mai visto ne' io ne' il DottIng e verso cui provavamo una forte attrazione, dopodiché, "per far fare il mare al bimbo" (tutte scuse!), ci saremo spostati a Rab. Nella nostra Rab, l'isola che lo scorso anno ci ha stregati. Rapiti. E che ci ha fatto tanto divertire. Così tanto che abbiamo optato per il buon vecchio "stessa spiaggia, stesso mare". Slavko, il titolare del Captain's Club, ci ha persino dato la stessa stanza dello scorso anno. E' stato uno stupendo deja vu con 10°C in meno e qualche acquazzone. Ma niente panico, abbiamo approfittato per girare tutta l'isola e stilare una personale (familiare?!) classifica delle migliori spiagge, che presto vedrete e leggerete su questi schermi.

Durante la settimana nei Balcani interni, abbiamo fatto esperienze di viaggio e di vita a 360°.

Abbiamo cercato per quanto possibile di vivere like a local. Di parlare con la gente. Di capire i loro perchè.

Belgrado è una città enorme. I suoi abitanti hanno stipendi molto bassi ma una grande dignità e voglia di divertirsi. Ad Ada Cingalija di domenica c'è una quantità di persone abnorme.

sava e danubio a belgrado

Sarajevo è una città magica. Unica. I suoi colori e quelli che indossano le sue abitanti sono sgargianti, e trasudano vita. Passeggiando per le sue strade, però, è impossibile non notare le rose (se non lo sapete, ve lo racconto presto cosa sono!) e le targhe con i nomi dei morti durante l'assedio.

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Abbiamo chiesto ai serbi dei bosniaci e ai bosniaci dei serbi. A tutti loro abbiamo domandato di Tito e di come stavano quando c'era la Yugoslavia.

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Abbiamo fatto amicizia con due persone meravigliose: Dragana, una belgradese bella, bionda, simpatica all'inverosimile e che parla l'italiano meglio di noi e Vedran (o, come dice Marco, Vedanne), guida della città di Sarajevo, con cui avevamo prenotato un giro di due ore e siamo finiti per trascorrerci due giorni da quanto grande è stata l'empatia; con lui era come giocare a scapoli (lui e Marco) contro ammogliati (io e Enrico). Eppure abbiamo parlato anche di cose serie. Ma l'ironia tipica dei bosniaci ti strappa il sorriso anche quando si parla di fatti drammatici.

Questo e moltissimo altro è stato il nostro #TrippandoxiBalcani. Rimanete sintonizzati. I racconti arriveranno presto.

Anzi, dato che ci sono, ve li anticipo.

Oltre ai soliti post di informazioni sulle città, scriverò dei mini diari di viaggio relativi ai giorni degli spostamenti. Perchè abbiamo attraversato frontiere accaldate e territori impervi e sconosciuti. Come ci hanno chiesto spesso i doganieri "Cosa ci andate a fare?" Eh... a raccontarglielo. Mica ci avrebbero capiti se avessimo detto loro che "i Balcani ci hanno chiamati". Penso di no. Allora rispondevamo "Per turismo". Ci guardavano un po' storti. Guardavano la creatura sul seggiolino posteriore e ridacchiavano, facendoci passare.

Vi racconterò, vi racconterò. E spero di farvi venir voglia di partire. Spero di farvi "chiamare" dai Balcani. Perché danno tantissimo. Senza chiedervi nulla in cambio.

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